✿ Naturopatia ツ



Ognuno ha un medico in lui o lei, dobbiamo solo aiutarlo nella sua opera. La forza di guarigione naturale dentro ognuno di noi è la più grande forza a far bene, il nostro cibo deve essere la nostra medicina e la nostra medicina dovrebbe essere il nostro cibo. 

Ippocrate, Medico greco






Ayurveda: arte di vivere, arte di guarire

A quei tempi i guru hanno insegnato che se la scienza viene seguita solo per fini economici è una perdita di tempo. La ricchezza guadagnata attraverso la medicina è sempre contaminata poichè proviene dalla sofferenza degli altri. Quindi deve essere praticata con compassione ed umiltà. Senza avidità ed egoismo. Per questo i guru esaminano la mente e la natura degli studenti prima di accettarli come discepoli.



Tratto dal documentario Ayurveda: arte di vivere, arte di guarire






L'ayurveda (in sanscrito: आयुर्वेद) è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dall'antichità, diffusa ancora oggi nel sub-continente più della medicina occidentale. Ayurveda è una parola composta da ayur, durata della vita o longevità e veda conoscenza rivelata. Molti traducono erroneamente l'ayurveda come scienza della vita. In realtà è un sistema medico molto vasto e complesso comprendente aspetti di prevenzione, oltre che di cura, che permetterebbero, se applicati rigorosamente, di vivere più a lungo, migliorare la propria salute e rispettare il proprio corpo. Viene citata per la prima volta nel Caraka Samhita, un trattato di 500 principi medicinali compilato durante il regno dell'imperatore Kanishka


È attualmente annoverata dall'Unione Europea e dalla maggior parte degli Stati membri tra le medicine non convenzionali la cui erogazione è consentita da parte di medici qualificati.
Antico e complesso sistema, si è sviluppato nella sua forma attuale attraverso millenni di ricerche e sforzi innovativi. L'ayurveda si occupa da tutti i punti di vista del benessere dell'uomo, nel suo aspetto fisico, psichico e spirituale e si occupa delle patologie tanto quanto dello stato di salute normale. Lo scopo è quello di aiutare i malati a curarsi, e le persone sane a mantenere il proprio benessere e prevenire le malattie.


I principi medicinali utilizzati sono, in genere, minerali, metalli purificati e combinati con acidi fulvici ed erbe, in forma di polveri, pastiglie, infusi ecc. La maggior parte è di natura fitoterapica, come l'Amalaki (emblica officinalis), il Trikatu, un composto di tre erbe, zenzero, pepe e pippali (piper longum), Haridra (curcuma), Brahmi (Bacopa Monnieri), Tulasi (Ocimum sanctum), Erand (Ricinus communis), Guduchi (Tinospora cordifolia), Kumari (aloe), Gokshur (tribulus terrestris). Ogni medicinale ha una specifica modalità di utilizzo, perché agisca alla sua massima efficacia.



Origini mitologiche



Le origini dell'ayurveda sono intrise della ricca mitologia indiana. Si ritiene infatti che l'ayurveda, la "scienza della vita", risalga a Brahma, creatore dell'universo. Costui fece dono del sistema ayurvedico a Daksa Prajapati e da questi agli Asvin, ed infine da loro ad Indra, signore degli dei vedici. Da Indra infine l'ultimo passaggio ai suoi 4 discepoli, Bharadvaja, Atreya, Kasyapa e Dhanvantari. Nella Caraka Samhita, nei primi capitoli, è narrata la storia dell'origine mitica dell'ayurveda.



Origini storiche



Le origini storiche dell'ayurveda si perdono indietro nei secoli, addirittura in un'epoca precedente al ritrovamento di documenti scritti che certifichino la sua esistenza. Si tende a datare infatti le origini storiche dell'ayurveda a ritroso fino a 6000 anni fa, sebbene le prime versioni scritte dei Veda, alla base dell'ayurveda, risalgano a circa 1500 anni fa. È opinione condivisa infatti che come per molte altre tradizione ed opere, anche per l'ayurveda e per i Veda, ci sia stata una capillare diffusione orale prima della sistemizzazione in forma scritta.



I dosha



Secondo l'Ayurveda il corpo fisico è pervaso da tre dosha (energie vitali) in proporzioni diverse. Questi determinano tramite il loro stato di equilibrio o squilibrio rispetto alla costituzione individuale (prakriti) lo stato di benessere o malattia dell'individuo. Ogni dosha è composto da due elementi (panca-mahabhutani) ed ha determinate qualità (guna) che li caratterizzano.



I tre dosha sono:



Vata

composto da spazio (akasha) e aria (vayu), è il principio del movimento, legato a tutto ciò che è movimento nel corpo (sistema nervoso, respirazione, circolazione sanguigna..). Le sue qualità sono: freddezza, secchezza, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, durezza, ruvidezza e fluidità. La sua sede principale è il colon ed i suoi 5 sub-dosha sono: Prana, Udana, Samana, Apana e Vyana.



Pitta

composto da fuoco (tejas) e acqua (jala), è il dosha legato alla trasformazione, alla digestione intesa sia a livello fisico (stomaco, fuoco digestivo detto anche agni) che mentale (elaborazione delle emozioni). Le sue qualità sono: caldo, untuoso, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, morbidezza, levigatezza, chiarezza e fluidità. La sua sede principale è l'intestino tenue ed i suoi 5 sub-dosha sono: Pacaka, Ranjaka, Sadhaka, Alochaka e Bhrajaka.



Kapha
composto da acqua (jala) e terra (prithvi), è il dosha legato alla coesione, al tener unito, è proprio dei fluidi corporei, lubrifica e mantiene il corpo solido ed uniforme. Le sue qualità sono: freddezza, umidità, pesantezza, grossolanità, stabilità, opacità, morbidezza, levigatezza e densità. I suoi cinque sub-dosha sono: Kledaka, Avalambaka, Bodhaka, Tarpaka e Slesaka.
I dosha consentono di classificare le tendenze psico-fisiche presenti nel corpo e le disfunzioni che ne possono derivare. Secondo l'ayurveda le patologie nascono quando si vengono a creare degli squilibri nei dosha (vikriti); l'individuazione degli squilibri in un dosha, corrispondente alla diagnosi, conducono a trovare i rimedi per ristabilirne lo stato di equilibrio individuale (prakriti) e quindi la guarigione. Le principali cause di squilibrio dei dosha sono tre:
il prajna-aparadha, ovvero l'errore dell'intelletto che si concretizza nel ripetere azioni, tenere atteggiamenti che, pur sapendo intrinsecamente sbagliati, vengono perpetuati in nome di desideri o pulsioni materiali;
il kala-parinama, ovvero le oscillazioni dei dosha all'interno del giorno, delle stagioni e della vita;
l'asatmyendriyartha-samyoga, ovvero l'errato uso dei sensi, intendendo con questo un uso improprio in eccesso o difetto dei sensi.

Terapie ayurvediche

Per terapie ayurvediche si intendono tutte quelle tecniche volte a riequilibrare l'equilibrio dei dosha, lavorando quindi sullo stato di vikriti al fine di ripristinare la prakriti dell'individuo. Alle diverse sostanze da assumere, l'ayurveda affianca esercizi differenti secondo lo stato di salute, tipicamente posizioni yoga e tecniche di respirazione profonda.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.






L'Ayurveda - Come si pratica, la storia e le origini


Già nel IV millenio a.C. l’Ayurveda è utilizzata come medicina tradizionale in India ed è diffusa più della medicina occidentale. Il termine Ayurveda è composto da “ayu” traducibile come “vita” ossia una combinazione di quattro elementi: il corpo, gli organi dei sensi, la mente e l’anima; e “veda” che significa “conoscenza”. Il tutto esprimibil
e come “scienza della vita”. Compare per la prima volta nel Charaka Samhita, un trattato risalente al 1000 a.C. circa scritto sotto il regno dell'imperatore Kanishka in cui sono riportati 500 principi medicinali. La definizione completa viene esposta così: "Si definisce Ayurveda la scienza che descrive gli stati della vita vantaggiosi e quelli sfavorevoli, insieme a ciò che è buono e ciò che è nocivo per la vita, che tratta della lunghezza della vita e della vita stessa”. Nel Charaka Samhita viene decritta l’origine di questa scienza e si narra che quando sulla terra comparvero le malattie a rendere difficile il corso della vita di ogni essere vivente.



Così un gruppo di saggi provenienti da ogni angolo della terra, mossi da compassione per tutte le creature, si riunirono in un luogo propizio ai piedi della catena himalayana per studiare un rimedio. Insieme entrarono in meditazione e ricevettero l’aiuto di Indra, il Signore degli Dei, che li avrebbe lasciato la conoscenza per poter contrastare le malattie. Tutti decisero di inviare Bharadvaja, al cospetto di Indra per imparare l’Ayurveda. Al suo ritorno Bharadvaja tramandò il suo sapere sull’Ayurveda ad Atreya il quale ebbe sei discepoli. Ognuno di essi scrisse un trattato di Ayurveda. La maggior parte di quei trattati è andata perduta. Solo una parte dell’opera di Agnivesa giunse fino ai giorni nostri sotto il nome di “Charaka Samhita”. Attualmente è inserita, dall’Unione Europea e dalla maggior parte degli Stati membri, tra le medicine non convenzionali la cui somministrazione è consentita previa autorizzazione da parte di medici qualificati. L’Ayurveda è una scienza che si prefigge di raggiungere il benessere psicofisico spirituale globale. Quindi curare chi è malato e cercare di mantenere in salute le persone normali. I principali elementi su cui sui basa l’Ayurveda sono, in genere: minerali, metalli purificati e combinati con acidi fulvici ed erbe, in forma di polveri, pastiglie, infusi etc. Ogni medicinale ha delle specifiche modalità di utilizzo, affiché possa agire con la massima efficacia. L’Ayurveda sostiene che il corpo fisico è pervaso da tre “dosha” o energie vitali in varie proporzioni. Questi possono determinare sia uno stato di benessere che di malattia dell'individuo derivante dal loro stato di equilibrio o squilibrio rispetto alla costituzione individuale definita con la parola “prakriti”. Ogni dosha è costituito da due elementi chiamati “panca-mahabhutani” ed ha determinate qualità le cosidette “guna” che li caratterizzano. Individuare tali squilibri, ovvero effettuare la “diagnosi”, aiuta a trovare i rimedi per ristabilire lo stato di salute più equilibrato che conduce infine alla guarigione. Insieme alle diverse sostanze da assumere, l’Ayurveda si appogia, a secondo dei differenti stati di salute, ad altri esercizi, come le tipiche posizioni yoga coadiuvate da tecniche di respirazione profonda.














Yoga e Saluto al Sole, Più energia e meno stress ogni giorno



Lo stress è una componente essenziale nella vita di un essere umano. E' la risposta fisiologica dell'organismo alle sollecitazioni cui siamo sottoposti ogni giorno, a livello personale, lavorativo, relazionale.

Questo adattamento agli stimoli esterni si traduce in reazioni neuropsichiche, fisico-locomotorie, ormonali, emotive, grazie 
alle quali è possibile modificare o l'ambiente circostante, o il proprio modo di porsi di fronte ad esso.

Nella società contemporanea risulta difficile la gestione dello stress e non esserne sopraffatti. E' quasi impossibile data la gigantesca mole di input che ci urtano ogni istante: luci, neon, rumori, suoni ad alto volume, ordini, compiti da eseguire, relazioni non sempre ideali.

L'importanza di possedere degli strumenti efficaci nella gestione dello stress

Lo Yoga ci offre una pratica molto antica e allo stesso tempo molto efface, per riscaldare, allenare e sciogliere tutti i muscoli del corpo. 

Il Saluto al sole ( in sanscrito Surya Namaskara) è una pratica completa che scioglie la colonna vertebrale, allunga le membra e rafforza tutto il corpo. E' inoltre praticabile a qualunque età, donando a chiunque calma e interna e vigore a chiunque lo pratichi con costanza.

Si compone di una serie di movimenti in sequenza combinati con la respirazione. E' un esercizio che riempie il corpo di energia ed aiuta a controllare il respiro, perchè a ogni movimento sono abbinate un'inspirazione e un'espirazione.

Benefici del Saluto al Sole

Il Saluto al Sole è una pratica molto utile nella gestione dello stress perchè agisce su molti livelli:

Sistema nervoso










La colonna vertebrale viene allungata e compressa, stimolando la circolazione in tutto il midollo spinale e in tutti i plessi nervosi. Vengono inoltre tonificati i flussi nervosi che vanno a stimolare gli organi interni.



Sistema Respiratorio

La respirazione quotidiana dell'uomo di oggi appare più simile all'apnea che a una generosa immissione di ossigeno nei polmoni che diventano pieni di depositi stagnanti di aria viziata, di biossido di carbonio e di gas tossici.

La respirazione profonda, ritmica e sincronizzata del Surya Namaskara vuota completamente i polmoni e li riempie di aria fresca, pulita ed ossigenata. Malattie respiratorie ed eccesso di muco possono essere eliminati.

Sistema circolatorio

Surya Namaskara migliora la circolazione cardiaca, ma senza sforzo come negli esercizi di ginnastica. Ne risulta un migliore flusso sanguigno che accelera l’eliminazione dei materiali di rifiuto e introduce ossigeno fresco e nutrimento per tutte le cellule.

I muscoli cardiaci vengono rinforzati e i vasi sanguigni del cuore, le arterie coronarie, vengono stimolate a moltiplicarsi, migliorando la circolazione e riducendo la possibilità di un attacco di cuore.

Sistema digestivo

L'allungamento e la compressione dell'intestino tonificano il sistema digestivo massaggiando e stimolando completamente tutti gli organi addominali. L'assimilazione del cibo sarà più rapida

Sistema urinario

Con Surya Namaskara la colonna vertebrale ed i muscoli del dorso vengono mossi in modo tale da premere e massaggiare gentilmente i reni, stimolandon
e la funzione ed aumentando il flusso di sangue che li attraversa.

Il saluto al Sole: praticamente

POSIZIONE 1- Partiamo eretti con i piedi paralleli leggermente divaricati. Le mani sono giunte davanti allo sterno

POSIZIONE 2- Inspirando apriamo le braccia lateralmente e le portiamo su unendo i palmi delle mani, lo sguardo in direzione dei pollici

POSIZIONE 3- Espirando flettiamo il busto e portiamo le mani al pavimento o alle caviglie

POSIZIONE 4- Tenendo entrambe le mani ferme accanto ai piedi, piegando il ginocchio sinistro si estende indietro la gamba destra. Le dita del piede destro e il ginocchio toccano il pavimento. Portando il bacino in avanti si inarca la colonna guardando in alto. Le mani mantengono l’equilibrio del corpo mentre inspirando si solleva il torace in avanti e verso l’alto

POSIZIONE 5-Portando il piede sinistro accanto al destro, si sollevano i glutei e la testa si trova fra le braccia in modo che il corpo assuma la forma di un triangolo rispetto al pavimento. Si Espira completamente ed in apnea si passa alla posizione successiva

POSIZIONE 6- Si mantiene l’apnea e piegando le ginocchia sul pavimento si portano il torace e il mento al pavimento, tenendo il bacino sollevato da terra. Le mani, il mento, il torace, le ginocchia e le dita dei piedi toccano il pavimento e la colonna vertebrale è arcuata

POSIZIONE 7- espirando e mantenendo le braccia e le gambe distese, si fa leva sulle spalle sollevando il bacino ed i glutei, si abbassa la testa e si riprende la posizione n. 5

POSIZIONE 8- inspirando si porta la gamba sinistra in avanti collocando il piede fra le mani, contemporaneamente si porta il ginocchio destro giù al pavimento spingendo il bacino in avanti. Inarcando la colonna vertebrale si guarda in alto per poi riprendere la posizione n. 4

POSIZIONE 9- Espirando si porta il piede destro accanto al sinistro.

POSIZIONE 10- Allungando le gambe ci si flette in avanti sollevando i glutei avvicinando la fronte alle ginocchia. Le mani rimangono sul pavimento accanto ai piedi. Questa è come la posizione n. 3

POSIZIONE 11- Inspirando si solleva il tronco allungando le braccia sopra la testa inarcando la schiena come nella posizione n. 2.

POSIZIONE 12- Espirando si raddrizza tutto il corpo e ritrovando la posizione di equilibrio iniziale si portano le mani giunte al petto

Note: questo costituisce mezzo ciclo del surya namaskar. Per completare l’altra metà , vengono eseguiti gli stessi movimenti, la sola variazione è che la gamba sinistra viene portata indietro nella posizione n. 4 e la gamba destra viene portata in avanti nella posizione n. 9. Così un ciclo completo consiste di 24 movimenti, due serie di dodici, dando equilibrio ad ogni lato del corpo in ogni mezzo ciclo.

Non sforzatevi di eseguire perfettamente le posizioni: ogni movimento dovrà essere rilassato e ritmato, concentrandosi sull'armonia e la fluidità della sequenza di movimento in accordo con il ritmo del respiro (inspirazione/espirazione).

I benefici saranno proporzionali alla costanza con cui ci si applica! 







Antiossidanti naturali

Gli antiossidanti esogeni, tra cui ricordiamo VIT A, C, E, selenio, carotenoidi, licopene, coenzima Q-10 ed acido lipoico sono presenti in gran parte degli alimenti di origine vegetale.
In particolare nella frutta nera o molto scura come i frutti di bosco, questi antiossidanti sono contenuti in quantitativi maggiori.

L'università di Boston ha condotto uno studio per stabilire il potere antiossidante dei vari alimenti. Il potere antiossidante è stato misurato secondo una scala, l'ORAC, secondo la quale a valori più alti (maggiori unità) corrispondono maggiori poteri antiossidanti:



Cetrioli 1 = 36 unità

Pomodori 1 = 116 unità

Albicocche 3 = 172 unità

Spinaci crudi 1 piatto = 182 unità

Melone tre fette = 197 unità

Pera 1 = 222 unità

Banana 1 = 223 unità

Pesca 1 = 248 unità

Mela 1 = 301 unità

Melanzana 1 = 326 unità

Uva bianca 1 grappolo = 357 unità

Cipolla 1 = 360unità

Uvetta nera 1 cucchiaio = 396 unità

Cavolfiore cotto una tazza = 400 unità

Fagiolini cotti una tazza = 404 unità.

Patata americana 1 = 433 unità

Kiwi 1 = 458 unità

Peperone 1 = 529 unità

Uva nera un grappolino = 569 unità

Avocado 1 = 571 unità

Patata arrosto 1 = 575 unità

Susina 1 = 626 unità

Arancia 1 = 983 unità

Succo di arancia 1 bicchiere = 1142 unità

Fragole una tazza = 1170 unità

Pompelmo rosa 1 = 1188 unità

Succo di pompelmo 1 bicchiere = 1274 unità

Cavoli di Bruxelles cotti 1 tazza = 1384 unità

Prugne nere 3 = 1454 unità

More 1 tazza = 1466 unità

Barbabietola cotta 1 tazza = 1782 unità

Spinaci cotti 1 tazza = 2042 unità

Cavolo verde cotto 1 tazza = 2048 unità

Mirtilli 1 tazza = 3480 unità
Succo di uva nera 1 bicchiere = 5216 unità





Arnica montana, proprietà e controindicazioni


L'Arnica montana è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Composite che cresce spontaneamente nelle regioni alpine e prealpine. I fiori, completamente gialli e a forma di margherita sono la parte utilizzata in fitoterapia.

I principi attivi


I principi attivi contenuti nell'arnica (flavonoidi, triterpeni, lattoni sesquiterpenici e olio essenziale) le conferiscono proprietà antinfiammatorie, antimicrobiche, antidolorifiche e stimolanti la circolazione, ma deve essere utilizzata solo per via esterna.
Oltre a ridurre il dolore dovuto a traumi quali urti e cadute, favorisce anche il riassorbimento dei lividi.

Perché si usa

È utile in caso di ditorsioni, slogature, contusioni, ematomi e flebiti superficiali. Inoltre può essere usata contro i dolori muscolari e articolari, gli edemi da frattura e le emorroidi.
Grazie alle sue proprietà antisettiche trova impiego anche nelle infiammazioni della pelle e per trattare localmente foruncoli e punture di insetto.

Come si usa

Dai fiori si ottiene l'estratto secco titolato in rutina minimo 1%, destinato al solo uso esterno.
L'arnica è utilizzata soprattutto sotto forma di pomate, creme o gel, l'ingestione è controindicata a causa dei possibili effetti collaterali.

Effetti indesiderati

Se ingerita l'arnica può provocare disturbi al fegato, gastriti, nausea, vomito, enterocoliti, cefalea, ipotensione arteriosa e palpitazioni. Nei soggetti sensibili può causare dermatite da contatto.

Precauzioni

Creme e pomate non devono essere utilizzate sulla cute lesionata o in caso di dermatite. L'uso in gravidanza e durante allattamento è sconsigliato.
Nel caso in cui si acquistino i fiori è necessario controllare che al loro interno non ci siano le larve della cosiddetta mosca dell'arnica.

Interazioni

Non sono note interazioni con farmaci o altre piante.





Artiglio del diavolo contro artrosi, dolore a schiena e ad articolazioni


La pianta possiede un'azione antinfiammatoria, antidolorifica. L'utilizzo di elezione è a carico dell'infiammazione articolare dove svariati studi hanno dimostrato l'efficacia nel diminuire l'infiammazione associata in casi di tendiniti. Diversi studi clinici hanno dimostrato che la radice di questa erba è efficace per l'artrosi della colonna vertebrale e dell'anca del ginocchio e dolore alla schiena, riducendo l'infiammazione e il dolore dei reumatismi.

Nome comune: Artiglio del Diavolo

Origine: Nambia

Parte utilizzate : radici secondarie
Costituenti principali: 2% iridoidi ( arpagoside, arpagide e prucumbide) Β-sitosterolo, Acidi triterpenici, flavonoidi.

Botanica curiosità


L’ arpogofito è una pianta originaria della Namibia, impropriamente chiamata artiglio del diavolo proprio per le caratteristiche delle sporgenze delle radici della pianta che sono molto simili ad artiglio e su cui racconti popolari riferiscono di animali che incautamente camminano sulle radici iniziano a saltare per il dolore tanto da sembrare indemoniati! La sua introduzione in Europa risale a 1953. I primi studi scientifici che ne dimostrarono l’ efficacia sono opera del Professor Zorn e si concentrarono sull’ azione antiartritica della radice di Harpagophytum. L'artiglio del diavolo è utilizzato dalla popolazione locale come amaro tonico, nelle febbri nei disturbi digestivi.
Le attività principali e l'impiego terapeutico dell’ artiglio del diavolo.
La pianta possiede un'azione antinfiammatoria, antidolorifica e spasmolitica. L'utilizzo di elezione è a carico dell'infiammazione articolare dove svariati studi hanno dimostrato l'efficacia nel diminuire l'infiammazione associata in casi di tendiniti e periartriti.
Meccanismo d’azione della pianta: il segreto :ridurre l' infiammazione
L’ efficacia della pianta è dovuta alla simultanea azione dei numerosi principi presenti. Come spesso accade durante lo studio sull’azione farmacologica delle piante, le numerose sostanze presenti rendono difficile l'identificazione univoca del meccanismo d'azione. Nel caso del artiglio del diavolo Il Β-sitosterolo inibisce le prostaglandinosinteasi che partecipa alla creazione del processo infiammatorio. Gli iridoidi influenzano inibendo la sintesi delle prostaglandine. L’ arpagoside ha un effetto analgesico e spasmolitico. Secondo gli studi del Dr. Bernad il meccanismo di azione è legato alla inibizione degli enzimi coinvolti nei meccanismi di infiammazione, che diminuisce a causa di sintesi delle citochine, riduce il gonfiore e miglioramento del dolore.

Tossicità in effetti secondari


Da non utilizzare durante la gravidanza: la pianta possiede un effetto ossitocico. Proprio questo motivo, veniva impiegata nella medicina popolare, anche sotto forma di pomata con una preparato da pianta fresca e applicata sull'addome per favorire le contrazioni nei parti difficili.
L'artiglio del diavolo possiede 1% di complimenti Iridoidi, fra cui l’ arpagoside, che è un amaro. Per tale motivo come tutti gli amari, è controindicata in soggetti affetti da ulcera o in associazione farmaci come i FANS e di cortisonici.
Forme Galeniche disponibili in commercio e posologia:
Estratti secchi: 100-250 mg cp, in associazione ad altre piante :250-500 mg estratti secchi dovrebbero contenere non meno dell'1,8% di iridoidi di cui almeno l’ 80 % in arpagoside. In capsule gastroresistenti, è possibile diminuire il dosaggio. Gli iridoidi infatti, vengono degradati dal succo gastrico.
Infuso: in 300 ml di acqua bollente utilizzare da 1.5 a 4.5g. . Attenzione: l’ infuso è amarissimo ! Per prepararlo utilizzare l’ artiglio del diavolo finemente sminuzzato e lasciare in infusione per otto ore a temperatura ambiente. Filtrare e bere tre volte durante la giornata.
Tintura madre: da sola o assieme ad altre tinture a seconda delle esigenze.
Nebulizzato è un estratto coso dosato al 2,5% in iridoidi (in arpagoside)


 



Asperula odorata


L’asperula è una pianta di piccole dimensioni che cresce nei boschi e si sviluppa maggiormente nelle zone d’ombra, che fin dall’antichità viene raccolta ed utilizzata per scopi culinari, ma anche per vari tipi di terapia medicinale.

Le foglie fresche dell’asperula, infatti, sono molto note per le loro proprietà curative nei confronti di tagli e ferite, oltre ad avere le convenzionali qualità aromatiche tipiche della maggior parte delle piante.

Il nome botanico dell’asperula è galium odoratum ed è una pianta appartenente alla famiglia delle rubiacee, che si diffonde sul terreno come una sorta di pianta invasiva.

Asperula odorata benefici:

I vantaggi derivati dall’utilizzo dell’asperula sono molteplici ed interessano tanto il fisico quanto la mente di una persona: la sua fragranza ed il suo aroma, infatti, hanno potenti effetti calmanti e rilassanti, ma assumendola regolarmente potrete beneficiare anche lo stomaco ed il fegato per i quali risulta essere un tonico davvero potente.

Le foglie fresche dell’asperula hanno dimostrato nel corso degli anni una gran quantità di proprietà curative, in particolar modo nei confronti di lividi e ferite: preparate una pasta spremendo le foglie dell’asperula e applicandola direttamente sulla zona da trattare per godere dei migliori risultati!

L’asperula è un buonissimo tonico per il fegato il quale riceve un buonissimo incremento di salute da questa soluzione omeopatica, in quanto l’asperula promuove la disintossicazione dei composti formatisi durante i processi di smaltimento del cibo, limitando quindi i danni che essi portano all’organismo ed al fegato in particolare.

L’asperula viene integrata alla maggior parte delle terapie per risolvere particolari condizioni psicologiche nelle persone, causate solitamente da malattie come la depressione, l’insonnia, l’isteria e l’ipertensione.

Per quanto riguarda i problemi legati ad una cattiva alimentazione e ai conseguenti disturbi allo stomaco, potete benissimo utilizzare l’asperula per limitare i dolori e calmare l’infiammazione alle sue pareti, in modo da favorire la digestione ed i movimenti intestinali.

L'Asperula Odorata contiene:

• lipidi

• vitamine

• cumarine

• pigmenti

Gli impieghi del fiore di asperula odorata:

Il fiore di asperula odorata viene utilizzato dalla medicina tradizionale come tonico per tutto l’organismo, grazie soprattutto al suo effetto spasmodico che permette di evitare condizioni di salute alquanto fastidiose come tensione nervosa, crampi notturni o dolori articolari, mentre risulta anche particolarmente efficace per combattere i calcoli renali e le infezioni che colpiscono il tratto urinario, prevenendo la formazione di cellule cancerose che portano con sé il rischio di malattie terminali.

Infuso di asperula:

Basta lasciare per un paio di ore 50 grammi di Asperula in un litro d'acqua bollente per ottenere un buon infuso ad azione sedativa.

Asperula stellina:

L’asperula viene utilizzata quotidianamente da persone che:

• Desiderano alleviare l’emicrania.

• Si ritrovano stressati e sfruttano gli aromi dell’asperula per il loro effetto sedativo.

• Per profumare l’ambiente.

• Regolare gli sbalzi di ritmo cardiaco a cui sono soggetti a causa di determinate patologie.

Proprietà benefiche della asperula odorata:

Le proprietà dell’asperula odorata, infatti, riguardano le sue caratteristiche benefiche per la salute che sono di natura:

• antispasmodiche

• calmanti e rilassanti

• diuretiche e depurative

• diaforetiche

• colagoghe

• antisettiche

• toniche



 


  Tutte le virtù dell'astragalo


L’astragalo è una delle più importanti piante immunostimolanti della flora europea, e per le sue proprietà è impiegato efficacemente nella prevenzione e nella cura dei disturbi stagionali e altre infezioni; ma forse non tutti conoscono le altre sue virtù: vediamo quali sono

Le proprietà dell’astragalo risiedono tutte nella radice e sono sfruttate da tempi antichi sia nell'arte medica sviluppatasi in Europa sia nella Medicina Tradizionale Cinese. Questa antichissima tradizione medica lo utilizza da sempre, per la sua azione tonificante e stimolante del Qi di milza e polmoni, ossia di quegli organi (insieme ai reni), alla base dei flussi energetici dell’organismo e quindi delle energie difensive e dell’immunità. 
Il tropismo dell’astragalo è verso i linfociti T, soprattutto quelli attivi contro virus e batteri, e recenti studi hanno dimostrato che la pianta, oltre a contrastare le infezioni di tipo virale, è anche antagonista degli effetti tossici della chemioterapia sul sistema immunitario. Attualmente l’astragalo è studiato per il trattamento dell’AIDS, per la prevenzione delle malattie infettive e neoplastiche.

Le proprietà terapeutiche dell’astragalo

L’astragalo è una pianta immunostimolante che vanta numerose proprietà terapeutiche, tra cui spicca, come abbiamo detto, l’azione antivirale, contro i virus che causano le più comuni malattie da raffreddamento (raffreddore, tosse febbre), ma anche su quelli che patologie più gravi come l’influenza aviaria e l’epatite B. Questo è dovuto ai polisaccaridi, presenti nella pianta, in grado di contrastare l’atrofia di organi quali milza, timo e linfonodi intestinali, di favorire la capacità fagocitaria e la trasformazione dei linfociti T.
La presenza delle saponine, invece stimola l’attività natural killer di linfociti NK , fluidifica il sangue, riattivando così le funzioni inibite dagli steroidi (ormoni steroidei e colesterolo). Questi principi attivi, infatti, conferiscono proprietà epatoprotettrice all’astragalo, in quanto la sua assunzione protegge il fegato dai danni provocati da sostanze chimiche o tossiche.Inoltre la pianta possiede proprietà adattogene, perché aumenta la crescita, il metabolismo e la longevità delle cellule, abbassando il consumo di ossigeno nei mitocondri e sostenendo la tolleranza dell'organismo allo stress. La sua assunzione è quindi indicata per contrastare periodi di stanchezza, affaticamento e nelle convalescenze, soprattutto dopo trattamenti antibiotici; per aumentare la performance di apprendimento e memoria, e migliorare la durata del sonno per i suoi effetti rilassanti.
L'astragalo ha dimostrato anche un’azione cardiotonica, in grado di intervenire sul metabolismo del sodio e del potassio, riducendo la pressione arteriosa e quindi utile in caso di ipertensione e angina pectoris, perché sostiene la funzionalità del sistema cardiocircolatorio nel suo insieme.


                  



ALOE VERA, UNA PIANTA MIRACOLOSA


Dai Sumeri agli Egiziani, dai Cinesi agli Indiani, dai Greci ai Romani, da migliaia di anni non c’è popolo che non abbia celebrato le virtù salutari, medicamentose, curative e terapeutiche dell’Aloe. L’incendio dell’antica Babilonia, l’attuale Bagdad, ha cancellato la città ma non i manoscritti dell’epoca perché realizzati su tavolette di argilla che, ben cotte, si sono potute conservare integre fino a noi. La scrittura cuneiforme su queste terrecotte è stata decifrata e tra i tanti documenti, che ci rivelano la civiltà dell’epoca, ce ne sono alcuni con dettagliate ricette di Aloe per numerosi disturbi e patologie interne ed esterne. Anche il Papiro egizio Ebers risalente al 1550 avanti Cristo descrive l’utilizzo dell’Aloe per uso medico e cosmetico. E’ noto, infatti, che le regine d’Egitto Nefertiti e Cleopatra mantenevano la pelle del viso e del corpo fresca e giovane con l’Aloe. Gli Ebrei, fuggiti dall’Egitto, portarono con sé in Palestina i segreti dell’uso dell’Aloe tanto che il re Salomone ne diventò un grande estimatore delle sue proprietà aromatiche e terapeutiche. E’ citata in più punti persino nella Bibbia. I Templari si tenevano in buona salute bevendo l’ ”Elisir di Gerusalemme”, una miscela di vino di palma, polpa di Aloe e di canapa, convinti che garantisse anche una straordinaria longevità. Si narra che Alessandro Magno conquistò l’isola di Socotra perché ricca di queste piante che portava in vasi su carri nelle sue spedizioni militari per curare le ferite dei soldati. La pianta si diffuse anche in estremo oriente, in India, in Tibet, in Malesia ed in Cina dove i dottori cinesi la chiamarono “Rimedio Armonioso”, in India gli Indù “Guaritrice silenziosa”, in Russia “Elisir di Longevità”, gli indiani d’America Seminole “Fontana della Giovinezza” invano cercata dall’esploratore Ponce de Leon. Ancora oggi i Beduini ed i Tuareg del deserto chiamano questa pianta “Giglio del Deserto”. Bisogna però arrivare all’”Erbario Greco” di Dioscoride (41-68 d.C.) per trovare un vero trattato erboristico che sicuramente riprende ciò che fino ad allora si tramandava a voce di generazione in generazione. Dioscoride, al seguito dell’esercito romano, ci fa scoprire che l’Aloe non solo veniva utilizzata come cicatrizzante per le ferite, le scottature, le emorragie, le contusioni, ma anche per l’acne ed i foruncoli, le emorroidi, per le irritazioni del prepuzio e per ammorbidire la pelle secca, per alleviare il prurito e per le ulcere ai genitali, per irritazioni delle tonsille, della gola e delle gengive. Nel medioevo e nel rinascimento la ritroviamo negli scritti dei Monaci, che gli aggiunsero il suffisso Vera, Aloe Vera, per distinguerla dalle numerose specie, e poi dei Gesuiti e dei Benedettini che portarono l’Aloe, insieme ad altre piante officinali, nel nuovo mondo al seguito degli spagnoli e dei portoghesi. Proprio alle Barbados la pianta trovò un terreno ed un clima ideali a tal punto che il botanico Miller la volle chiamare Aloe Vera Barbadensis Miller. Quest’ultima rimane ancor oggi la più utilizzata nel mondo perché è quella che ha le maggiori proprietà riconosciute. Ancora citata da Marco Polo nel suo lungo viaggio in Cina e da Cristoforo Colombo che ci racconta del suo utilizzo nelle isole caraibiche per le vesciche e le punture d’insetti. Venendo a tempi più recenti l’Aloe è citata anche dal Mahatma Gandhi nei suoi digiuni, e diventa oggetto di studi scientifici che, analizzando le sostanze che la compongono, vanno a confermare scientificamente le sue straordinarie proprietà. Grazie agli studi di numerosi scienziati del secolo scorso, che sarebbe lungo elencare col rischio di dimenticarne qualcuno, possiamo però esaminare le loro pubblicazioni scientifiche. Queste pubblicazioni ci confermano che certamente è il vegetale più ricco di sostanze benefiche per l’organismo, ben 160 catalogate, che, anche se talvolta presenti in tracce, lavorano comunque in una straordinaria sinergia naturale. Ricca di minerali, vitamine, enzimi, aminoacidi e mono-polisaccaridi. Queste sostanze, analizzate singolarmente e sinergicamente, ci inducono ad affermare, per bocca di questi scienziati, che l’Aloe è uno dei più potenti agenti disintossicanti, uno dei più efficaci stimolanti del sistema immunitario, un forte agente antinfiammatorio, un analgesico, antibiotico, antisettico, antibatterico, anestetico, purgativo, uno stimolante della crescita, un acceleratore di recupero dei tessuti, un germicida, fungicida, tranquillante, una ricca fonte di sostanze nutrienti ed un valido aiuto per la digestione.

 



ANANAS PER RIORDINARE L'ORGANISMO

Ci sono degli alimenti che aiutano a combattere lo stress: uno è l’ananas, un frutto che ritempra i tessuti e le cellule.

Pochi sanno che l’ananas evita la degenerazione dei tessuti e stimola il sistema immunitario, quindi previene cancro e arteriosclerosi. L’anans contiene bromelina, un enzima che ha proprietà terapeutiche ad ampio spettro. Per iniziare ha proprietà proteolitiche, cioè favorisce la digestione e la scomposizione delle proteine: l’ananas è dunque digestivo e utile dopo gli stravizi alimentari. E’ consigliabile mangiare l’anans prima e dopo i pasti perchè facilità la degestione e il transito intestinale. Poichè è efficace nello scomporre le proteine, è consigliato mangiare ananas dopo le grandi abbuffate di carne. Se invece l’ananas viene ingerito senza venire a contatto con cibi proteici, mostra le sue proprietà antiossidanti e anti radicali liberi. L’ananas è anche un fonte ricchissima di potassio, vitamine C e A. La bromelina, oltre ad avere un’azione diuretica, ferma le infiammazioni in corso e ne previene di nuove: è quindi molto utile per chi soffre di infiammazioni croniche allo stomaco, ai bronchi e alle gengive. Anche chi soffre di erpes da affaticamento o da stress.

L’ananas ha anche altre qualità: dona sazietà anche dopo piccoli pasti ed è quindi molto utile per chi vuole dimagrire.

Inoltre la bromelina accellera il metabolismo. Associando l’ananas a tisane di malva e iperico, si ottiene un mix antiinfiammatorio, antidepressivo e tranquillizzante.


 


 Proprietà dell'anice stellato


Anice stellato dalla pianta officinale è analogo per uso e proprietà ed anche composizione all' anice verde tanto da venir impiegato nelle sofisticazioni e se ne differenzia per la presenza nel fitocomplesso di un tannino catechico e acidi organici. È soprattutto un buon eupepti-co, stomachico e carminativo. Viene impiegato anche nelle flogosi delle vie aeree per l'azione secretolitica e balsamica.

Nome comune: Anice stellato; Badiana
Francese: Anis étoilé; Badanier de Chine
Inglese: Star anise

Famiglia: Magnoliaceae ( llliciaceae )
Parte utilizzata: frutti
Costituenti principali:olio essenziale (5-8%); trans-anetolo (80-90%)
tannino catechico e acidi organici
Attività principali: eupeptica, stomachica e carminativa; balsamica e secretolitica.

Impiego ed uso terapeutico: dispepsia, spasmi gastrointestinali, meteorismo; catarri vie aeree.

Curiosità: Nel 1558 l'esploratore inglese Sir Thomas Cavendish portò i frutti della pianta per la prima volta in Europa e precisamente a Londra; arrivarono, quindi, nelle mani del farmacista di corte Hugo Morgan e di Jacob Garot dai quali Cl

Clusius ottenne un campione che descrisse nel 1601.









  Canapa, ingrediente a sorpresa




È una piccola miniera di vitamine, sali minerali, proteine di alta qualità, fibre e acidi grassi essenziali. Da fibra tessile a elemento botanico guardato con sospetto, la canapa viene oggi rivalutata come versatile ingrediente culinario. Entra in cucina sotto forma di farina, foglie, semi o olio in piatti elaborati dall’Università dei Sapori di Perugia a partire da antiche ricette italiane di qualche secolo fa. Così la Cannabis Sativa porta ai fornelli un innegabile tocco di originalità


Nel 1900 l'Italia ne era il maggiore produttore mondiale, subito dietro alla Russia: in nessun altro paese come il nostro la canapa era prodotta e tessuta con maestria, protagonista in particolare di vele e cordame per barche e navi.
Ma era anche piuttosto diffuso l'uso della cannabis sativa per farne olio (un olio molto delicato, simile a quello di nocciola, dalle note aromatiche dolci e lievemente tostate).

Per millenni e fin dalla preistoria i nostri antenati ne hanno sfruttato le proprietà curative, masticando le sue foglie e mangiando i semi. Pare sia arrivata in Europa nella notte dei tempi proprio dall'area della Russia Meridionale nelle mani del popolo Sciita e i primi ad adottarla furono i Greci nel VI secolo. Nell’antica Grecia e nell’antica Roma per esempio si utilizzavano semi e olio di canapa nei medicamenti già nel I d.C.

Nel medioevo è stata sfruttata soprattutto la fibra tessile della pianta, ma non erano disdegnati i semi, come alimenti di per sé o per spremerne olio. Poi in età recente l'ostracismo alla canapa.
Fino alla rivalutazione.
Già nel 1993 il nutrizionista Udo Erasmus nel libro Fats that Heal, Fats that Kill sottolineava che "le proteine contenute nei semi di canapa forniscono al corpo tutti gli amminoacidi essenziali necessari per una buona salute e la loro composizione corrisponde esattamente a quello di cui il corpo umano ha bisogno per produrre il plasma sanguigno, l'albumina e la globulina, elementi essenziali che rivestono un ruolo importante nel sistema immunitario."

Recenti sperimentazioni hanno confermato infatti la presenza nei semi di proteine, olio e fibre, con una varietà di vitamine (A, B1, B2, B3, B6, C, D, E) tali da renderli un alimento completo e ricco di valori nutrizionali.

Se a questo aggiungiamo i suoi possibili usi "ecologici" (la parte fibrosa può essere impiegata nell’i ndustria tessile e i residui di questa produzione per l’industria della carta; la cellulosa di cui la pianta è ricca può servire per la produzione di materiali plastici pienamente degradabili e di combustibili da sostituire ai prodotti petroliferi) è facile capire come alcuni fan della canapa l'abbiano definita pianta del futuro ecocompatibile e perchè a Sant'Anatolia di Narco le abbiano dedicato un Museo .

Superati alcuni tabù, la canapa arriva oggi anche alla conquista dei palati e fa il suo ingresso in cucina con alcune ricette studiate dai cuochi dell’Università dei Sapori di Perugia, Centro Nazionale di Formazione e Cultura Alimentare, forte anche della normativa del Ministero della Salute Italiano che ne ha riconosciuto le proprietà nutrizionali.

I piatti dell'Università dei Sapori sono state elaborate ispirandosi ad antiche ricette in cui c'era la canapa. In un excursus nei ricettari d'un tempo ecco allora i "Tortelli con fiori di canapaccia” di autore trecentesco; la rinascimentale “Minestra di canapuccia”, descritta da Jean de Bockenheim nel suo Registre de cuisine (dove scrive, peraltro che "sarà buona per gli infermi"); il "Piatto di canapa" e la "Focaccia di canapa" di Bartolomeo Sacchi detto il Plàtina autore del De onesta voluptade et valetudine; la “ Suppa fatta di semente di canepa” descritta dal Maestro Martino detto il principe dei cuochi.

Se volete cimentarvi nell'originale menu, potete comprare semi, olio e farina di canapa in negozi bio e alcune erboristerie. In alcuni supermercati stanno anche arrivando confezioni di pasta secca con canapa.

Tortino di zucca in crosta di cavolo verza con fonduta allo zafferano e pesto di canapa

Per realizzare il pesto è necessario
passare le foglie in acqua bollente per qualche secondo
e poi frullarle con olio extravergine in un mixer ad immersione

Vellutata di patate con cannelloni verdi di canapa alle lenticchie e guanciale croccante

In questo caso protagonista dell’impasto per i cannelloni verdi è proprio la farina di canapa, da unire con la classica farina 00 per realizzare la sfoglia. Ultimo tocco al piatto i semi di canapa, da distribuire sui cannelloni insieme al guanciale croccante

Medaglione di vitello bardato con funghi porcini e verdurine tornite e canapa

Anche qui la pianta è presente in due forme diverse,
in qualità di seme e di olio,
entrambi posti a condimento del filetto una volta terminata la cottura

Semifreddo al sedano nero e lime con spuma alla canapa e cru di cioccolato

Qui troviamo l’utilizzo direttamente delle foglie di canapa,
messe in infusione con la panna montata e lo zucchero
per realizzare la spuma da accompagnare al semifreddo

a cura di Eleonora Cozzella

 







Proprietà curative e benefici del basilico

Non solo il basilico è un'ottima pianta aromatica in grado di dare più gusto ad una grande varietà di piatti della cucina mediterranea ma, grazie alle sue proprietà, rappresenta un valido aiuto naturale per la cura di diverse patologie. Secondo uno studio condotto in India il basilico si è rivelato un'arma efficace nell'alleviare i dolori derivanti dall'artrite, che come sappiamo è una fastidiosissima patologia che colpisce le articolazioni; è stato dimostrato che l'assunzione di succo di basilico concentrato in pastiglie, può ridurre notevolmente le dimensioni delle articolazioni ingrossate e doloranti a causa dell'artrite. Sempre da questo studio è emerso che l'assunzione di basilico crudo serve a contrastare e combattere diversi tipi di infiammazione come raffreddori e malattie della pelle. Questa particolare proprietà del basilico sembra sia da ricondursi alla sostanza che conferisce il caratteristico aroma al basilico, l'eugenolo.

Il basilico viene anche impiegato come sostanza stimolante dell'apparato intestinale, in quanto, le sue proprietà facilitano la digestione e favoriscono l'appetito, non solo; il basilico rafforza il sistema nervoso, allevia gli stati d'ansia e di nervosismo, è utile nei casi di insonnia ed utilizzabile anche in caso di asma, bronchiti e tosse.

In ultimo è in grado di aumentare la produzione di latte materno durante l'allattamento e di lenire il fastidio delle punture di insetti.


     

  CACAO, PROPRIETA' E BENEFICI


La pianta del cacao è un sempreverde che può raggiungere i 10 metri di altezza e produce fiori bianchi con sfumature rosa da cui si sviluppano poi i frutti che all'inizio, prima di scurirsi, richiamano la forma del cedro. Il cacao viene ricavato dai semi che si trovano all'interno dei frutti mediante vari processi che possono essere torrefazione, triturazione e fermentazione.
Il nome scientifico della pianta del cacao è Theobroma cacao, appartiene alla famiglia delle Sterculiacee e si trova prevalentemente in Sud America. Fu Cristoforo Colombo ad importare dall'America la pianta del cacao; egli, più che dalle proprietà alimentari della pianta, fu colpito dal valore che gli indigeni davano al cacao; infatti era allora utilizzato come una vera e propria moneta.
Le sostanze contenute nel cacao sono rappresentate da lipidi, glucidi e proteineoltre a minerali come il magnesio, potassio, calcio, fosforo, ferro e sodio. Molto importante la presenza di sostanze chimiche con proprietà benefiche per l'organismo umano come la caffeina, le serotonina, la tiramina e la feniletilamina. In ultimo è da annoverare la presenza nel cacao di alcune vitamine del gruppo B, in particolare la vitamina B3 che è presente in quantità discreta.
Secondo i medici dellaMissouri State University il cioccolato, e quindi il cacao, avrebbero proprietà curative sul mal di testa; pare infatti che il cacao amaro abbia effetti antinfiammatori e contenga sostanze con proprietà antidolorifiche.
L'albero del cacao è in grado di dare due raccolti all'anno e raggiunge il suo completo sviluppo nel giro di dieci anni; una piantagione di cacao produce frutti per circa 30 anni.
Il consumo di cioccolato induce l'organismo a produrre endorfine il cui effetto da una sensazione di euforia e di benessere simili a quelle provocate dall'oppio.
Le antiche popolazione dei Maya e degli Atzechi consideravano il cacao "il cibo degli dei" ed in effetti il cacao era spesso offerto come dono alle divinità di allora.
Sono sufficienti 40 grammi di cioccolato per trarre benefici dall'assunzione di cacao e allo stesso tempo non eccedere con le calorie ingerite, solo 216.
Per ottenere la polvere di cacao si estrae la parte grassa dei semi, ovvero il burro di cacao, dalla pasta di cioccolato; quello che resta viene macinato fino a formare la polvere di cacao.
Cioccolato fondente: si ottiene aggiungendo alla pasta di cioccolato altro burro di cacao, in pratica, il procedimento inverso a quello che si utilizza per ottenere la polvere di cacao.
Innanzitutto è bene precisare che grazie al suo contenuto di sali minerali, vitamine e carboidrati il cacao è un alimento molto energetico e quindi consigliato a chi svolge attività sportiva ma anche a chi è nell'età dello sviluppo. il cioccolato fondente (quello amaro per intenderci) contiene una buona quantità di sostanze antiossidanti in grado di combattere i dannosi radicali liberi e rallentare il processo di invecchiamento delle cellule.
La teobromina, presente nel cacao insieme alla caffeina, ha la proprietà di aumentare la concentrazione e la prontezza di riflessi, mentre la serotonina ha la capacità di "sostenere" il sistema nervoso in caso di depressione. Da notare che un'altro componente del cacao, la tiramina, viene impiegata per la preparazione di farmaci antidepressivi.

Curiosità sul cacao:
I polifenoli presenti nel cacao bloccano l'attivazione delle cellule coinvolte nei processi infiammatori e allo stesso tempo contrastano l'aggregazione delle piastrine nel sangue diminuendo il rischio di infarto.


Cannella, la spezia antivirus

L’olio essenziale estratto da questa pianta originaria dello Sri Lanka, si può bere e usare nel massaggio: aiuta a prevenire l’influenza
L'intestino, con la sua superficie interna di 300 metri quadrati di estensione, rappresenta la barriera di difesa più importante del corpo, contenendo circa l’80% delle cellule immunitarie dell’organismo. Per questo soprattutto d’inverno è necessario proteggere e potenziare la capacità dell’intestino di riconoscere virus e batteri e di reagire stimolando la produzione di anticorpi.
Olio essenziale dii cannella, alleato anti influenza
A tal fine è utile la cannella che, nelle diverse formulazioni di tintura madre, estratto secco e olio essenziale, è il miglior antisettico contro le influenze intestinali tipiche della stagione fredda perché stimola le naturali difese dell’organismo. Chiamata anticamente anche cinnamomo, la cannella fu introdotta in Occidente dalla Compagnia delle Indie Orientali. È un albero che emana un intenso profumo in ogni sua parte: gli oli essenziali sono estratti sia dalla corteccia che dalle foglie. Al di là dell’uso in cucina o come aroma natalizio, la cannella val la pena di essere conosciuta anche per le sue grandi proprietà terapeutiche: la cannella rientra infatti nelle cosiddette “essenze maggiori”, quelle cioè più dotate di proprietà antimicrobiche e antivirali, e l’ olio essenziale ricavato dalla sua corteccia è tra i più ricchi di aldeide cinnamica, sostanza che ne determina un’azione ad ampio spettro su batteri, funghi e virus.
Rigenera la flora intestinale danneggiata dai virus
Durante le influenze che colpiscono il sistema gastroenterico, così frequenti d’inverno, aiutiamo l’intestino a ristabilire naturalmente il proprio equilibrio. Ogni mattina assumi un vasetto di yogurt in cui avrete aggiunto 5 gocce di tintura madre di cannella: il potere disinfettante della pianta, unito al probiotico, rigenera la flora intestinale. Tonico anche per lo stomaco, il mix di yogurt e olio essenziale di cannella aiuta la digestione a riprendere i ritmi normali.
Ideale contro gli spasmi che bloccano la digestione
Durante le forme virali di influenza o dopo un colpo di freddo, l’intestino subisce spesso spasmi e crampi che procurano dolori anche molto forti. Per calmare le contrazioni e per un veloce effetto analgesico, la cannella può essere usata sottoforma di olio essenziale per un massaggio dell’addome. Diluisci bene l’ olio essenziale (una sola goccia per due cucchiai di olio vettore), magari scaldalo leggermente sul termosifone; poi, con movimenti circolari e verso il basso, applicalo nella zona dolorante: col calore, le proprietà della cannella penetrano nel microcircolo attraverso la pelle.
È stimolante del sistema immunitario durante la convalescenza.

Dopo la fase acuta dell’influenza, continua l’azione di rafforzamento delle difese almeno per due settimane, assumendo ogni sera un decotto di cannella, che favorisce anche il riposo notturno. Prepararlo è facilissimo: metti un piccolo bastoncino di cannella (due o tre centimetri) o mezzo cucchiaino di polvere in acqua fredda. Lascia bollire il tutto per due minuti. Filtra, addolcisci con miele e sorseggia la bevanda.
Precauzioni
L’olio di cannella va sempre diluito.
Per sfruttare appieno e in tutta sicurezza il grande potere curativo della cannella, vanno osservate poche ma importanti regole: va usata con cautela e non per lunghi periodi, e va evitata in gravidanza e non associata a farmaci antinfiammatori di sintesi. Per uso esterno, invece, l’ olio essenziale deve essere diluito: una goccia per due cucchiai di olio di mandorle.



CARDAMOMO

Il Cardamomo (elettaria cardamomum) è il seme molto profumato di una pianta originaria dell'India. Fa parte della stessa famiglia dello zenzero e ha un sapore avvolgente e leggermente pepato.
Il Cardamomo è più correntemente impiegato in Oriente e nei paesi arabi che nel mondo occidentale, a eccezione tuttavia della scandinavia, dove è particolarmente amato.
I principali paesi produttori sono l'India, lo Sri Lanka, la Cambogia e il Guatemala.
Il Cardamomo è insieme con lo zafferano e la vaniglia, fra le spezie più costose.
Ne esistono diverse varietà: le tre commercialmente più importanti sono il Cardamomo di Malabar, di Celyon e il Cardamomo indocinese.

Cardamomo di Malabar è un piccolo seme nero prodotto da una grande pianta cespugliosa vivace, alta 2-5 m diffusa principalmente lungo le coste di Malabarin India.
Questa pianta ha lunghe foglie lanceolate color verde scuro; i fiori giallastri e blu sono rasenti il suolo e i frutti, di color giallo verdastro o marrone si presentano come capsule di 1 cm contenenti una quindicina di semi molto aromatici.
Questa varietà è la più ricercata e costosa.

Carmamomo di Celyon ha il frutto più grosso e allungato, produce semi di qualità minore.

Cardamomo Indocinese è una specie vicina, diffusa in Cambogia e in Vietnem.
Questa pianta alta circa 3 m, ha piccoli fiori raggruppati in corti grappoli di spighe allungate, dense e cilindriche.
I frutti rotondi contengono semi per forma e per sapore simili a quelli del Cardamomo di Malabar.

Il Cardamomo era conosciuto dai greci e Romani che lo utilizzavano in cucina;
I soldati di Alessandro Magno lo diffusero in Europa al loro rientro dall'India.
In epoca medievale si attribuiva al Cardamomo un gran numero di proprietà officinali.

■ IMPIEGO
In Occidente il Cardamomo è utilizzato per aromatizzare dolci, salumi, vini e liquori.
In Oriente si usa per carni, pesce, riso, frittate e dolci.
In India il Cardamomo è uno degli ingredienti principali del curry, mentre in Arabia si usa per profumare il caffè.
In Scandinavia si aggiunge al vino caldo, alle composte e alle crostate., oltre che ad alcuni salumi.
Il Cardamomo può sostituire lo zenzero o la cannella nella maggior parte delle preparazioni.

■ ACQUISTO
Il Cardamomo si acquista in baccello, sgusciato o macinato, e in tal caso mantiene più a lungo il suo aroma.


  Le proprietà del cedro:


Si ritiene che il cedro sia il capostipite degli agrumi, dal quale derivano tutti gli altri membri del genere Citrus. Si dice che il cedro sia un vero e proprio concentrato di potenzialità medicamentose, in particolare per merito della ricchezza in vitamine e sali minerali.

In ambito farmaceutico, la tintura di cedro e lo sciroppo di cedro sono impiegati come eccipienti corrigens. L'estratto ricavato dalla scorza du cedro è noto per le proprietà digestive, carminative, stimolanti ad uso interno, oltre alle qualità germicide e disinfettanti per uso topico. Il succo di cedro, aggiunto ad acqua tiepida, sembra utile per favorire il transito intestinale (proprietà lassative), oltre ad essere un ottimo rimedio naturale nel trattamento della colite.L'estratto dell'agrume è ricco in flavonoidi e vitamina C: queste molecole concorrono ad esaltare le proprietà antiradicaliche ascritte al cedro.

Le proprietà antiossidanti e potenzialmente anticancerogene (in particolare, utili piuttosto nella prevenzione del danneggiamento cellulare), hanno contribuito a fare del cedro il simbolo della giornata mondiale del malato di cancro.Ma le proprietà del cedro non sono ancora finite: probabilmente, questo agrume è in grado di regolarizzare i valori pressori, contrastando l'ipertensione.L'olio essenziale è impiegato anche in creme ed in oli da massaggio come rimedio anticellulite - vista la sua spiccata capacità di stimolare il microcircolo - ed è consigliato per favorire la crescita di capelli, frizionando a livello del cuoio capelluto una goccia di essenza di cedro mescolata ad un cucchiaio di alcol. L'olio di cedro viene impiegato anche come repellente per zanzare, per le proprietà paragonabili alla citronella.Da ultimo, per alleggerire disturbi renali, disuria e cistite, è altresì consigliata la somministrazione di olio di cedro.



Il coriandolo, antibiotico naturale

Una ricerca condotta presso L'Università di Beira, in Portogallo, svela le inaspettate proprietà antibatteriche del suo olio essenziale
Chi l'avrebbe mai detto che dietro un'erba aromatica utilizzata in cucina si celasse un potente antibiotico? Ebbene si, il coriandolo, spesso usato per aromatizzare liquori o utilizzato come infuso contro i dolori di stomaco, per problemi di aerofagia ed emicrania e come aiuto per la digestione, sembrerebbe avere anche propretà antibatteriche. A svelarlo è uno studio, pubblicato dalla rivista Journal of Medical Microbiology, opera dei ricercatori dell'Università di Beira Interior (Portogallo).
Il suo olio essenziale è un vero toccasana
In particolare l'attività antibatterica sembrerebbe proprietà tipica dell' olio essenziale di coriandolo. Nello studio portoghese è stato dimostrato infatti essere attivo contro più di 10 specie patogene come i microrganismi appartenenti ai ceppi di Escherichia Coli, Salmonella enterica, Bacillus cereus e Staphylococcus aureus. Non solo, l' olio essenziale sarebbe anche in grado di agire in sinergia all'anfotericina nei confronti della Candida albicans e di fornire una protezione addizionale contro i ceppi di Candida tropicalis.

Efficace già a piccole dosi
Lo straordinario effetto, ottenuto con dosi di soluzione contenenti soltanto l'1,6% di olio essenziale, sembrerebbe dovuto alla capacità dell'estratto di danneggiare la membrana che circonda le cellule batteriche. Ciò interrompe la barriera tra il batterio e il suo ambiente inibendo così alcuni processi essenziali tra cui la respirazione, che alla fine porta alla morte della cellula batterica.

Un alternativa agli antibiotici di sintesi?
Come dichiara la dottoressa Fernanda Domingues, una delle autrici dello studio, "il coriandolo potrebbe rappresentare una possibile e valida alternativa all'utilizzo di antibiotici di sintesi, già accusati di causare resistenza e divenire inefficaci nel tempo". Le possibili applicazioni di questa spezia quindi si potrebbero estendere, oltre a quelle alimentari, a quelle terapeutiche attraverso la formulazione di prodotti ad hoc come pillole, creme e colluttori.

Di Daniele Banfi, da riza.it



 
Cumino nero

DESCRIZIONE BOTANICA

Il Cumino Nero (Nigella sativa), della famiglia delle ombrellifere, è originario della regione mediterranea del nord Africa, ma cresce anche in Turchia e in Oriente. Il termine "sativo" significa semplicemente (grano nero o cumino nero). È una pianta annuale, con fusto eretto e foglie pennatosette lunghe circa 5 cm. I fiori, che si sviluppano in estate, sono di colore bianco, con sfumature azzurre, seguiti da frutti rigonfi, contenenti piccoli semi neri. Non è da confondere con il più comune Cumino Bianco (Carum Carvi).

RACCOLTA E CONSERVAZIONE


Preferisce i climi molto caldi, cresce fino a 25 cm. Sono necessari 4 mesi affinché la pianta maturi, è preferibile dunque seminare i semi all'inizio della primavera e trapiantarli poi in un terreno soleggiato e ben drenato.
Del cumino si usano i semi, messi a maturare e poi a seccare. I semi vanno raccolti quando iniziano a cambiare colore, si fanno prima maturare e poi seccare in sacchetti di carta appesi in un luogo ben aerato.

PRINCIPI ATTIVI E PROPRIETÀ


La Nigella Sativa è molto ricca di principi nutritivi, contiene ben otto dei nove amminoacidi essenziali e oltre un centinaio di componenti preziosi tanto da potersi definire una "sinfonia di sostanze vitali" tra cui: arginina, acido ascorbico, acido glutammico, calcio, carboidrati, carotene, cisteina, ferro, lisina, magnesio, minerali, potassio, proteine, selenio, vitamine A-B1-B2-C, zinco. Ricca anche di preziosi grassi acidi essenziali insaturi, nutritivi e lenitivi, che il nostro corpo non è in grado di produrre e che offrono spiccate capacità purificanti e anti-infiammatorie.
Questa spezia partecipa alla stimolazione del midollo osseo e alla produzione delle cellule immunitarie, stimola la generazione dell'interferone, protegge le cellule normali dagli effetti dei virus, contrasta la riproduzione delle cellule tumorali e aumenta il numero delle cellule B, produttrici degli anticorpi.
Usata come coadiuvante in molti casi: infiammazioni, dolori mestruali, dolori reumatici, asma, malattie della pelle, eczema, micosi, problemi di digestione, diminuzione di energia, acne, aumento dei globuli rossi, bronchite cronica, candida albicans, cardiaca (dopo infarto o prevenzione), chemioterapia (dopo), colesterolo, colica intestinale, infiammazione del colon, difficoltà di concentrazione, crampi intestinali, crosta lattea, debolezza di circolazione, debolezza immunitaria, svogliatezza, depressione (disturbi ormonali), diabete, emorroidi, frigidità, gastrite, gonfiore, impotenza, infezioni, infiammazioni.
Ripristina i valori glicemici e rinforza le difese immunitarie.

TRADIZIONI ANTICHE E CURIOSITÀ


Conosciuto come "il seme Benedetto" da millenni, è considerata tra le più preziose erbe fitoterapiche di tutti i tempi per ridurre il rischio e contrastare le malattie esistenti, agendo come rinforzante del sistema immunitario.
Il Profeta islamico Mohammad, che ne apprezzava le proprietà terapeutiche, ebbe a scrivere: "guarisce ogni malattia, tranne la morte", e ciò non sembra una esagerazione infatti può essere facilmente considerata come una panacea naturale per quasi tutto e, come tale, era considerata dagli antichi Romani con il nome di "Coriandolo Romano".
Ne facevano ampi usi i faraoni e Cleopatra, tanto che oggi in certe località viene anche chiamato "olio di Cleopatra".
In Egitto, al tempo dei Faraoni, rivestiva grande importanza ed era conosciuto come rimedio universale. Era usanza, ad esempio, metterlo in anfore mortuarie (è stato trovato nella tomba del famoso Tutankamon) affinchè lo spirito della persona deceduta potesse portarlo con sé.
In Cina e in India l'olio di Cumino nero viene usato come un "antibiotico naturale", durante un Congresso Internazionale sul cancro a Nuova Delhi si è parlato del suo effetto anti-tumorale.


Curcuma     



La Curcuma è composta da potassio, da vitamina C e, per il 25%, da amido....ma molto importante è anche la presenza di oli eterici che sono in grado di stimolare l'appetito e quelli amari che sono in grado di stimolare la formazione di enzimi digestivi.

In base a recenti studi è risultato che la curcumina potrebbe essere utile a contrastare l'insorgere di almeno otto tumori: colon, bocca, polmoni, fegato, pelle, reni, mammelle e leucemia.

La curcuma viene impiegata nella medicina tradizionale indiana e in quella cinese come disintossicante dell'organismo, in particolare del fegato e come antinfiammatorio. Queste proprietà salutari che vengono attribuite alla curcuma dalla tradizione popolare sono le stesse che oggi vengono confermate dalla medicina ufficiale, anche alla luce dei numerosissimi studi e scoperte che la scienza attuale ha ufficialmente confermato.

La cosa che ha "catturato" l'attenzione degli studiosi è il fatto che nei paesi asiatici e in particolare in India, dove il consumo di curcuma è altissimo, l'incidenza dei tumori è molto bassa. Molto interessanti le proprietà antiossidanti della curcumina che sono in grado di trasformare i radicali liberi in sostanze inoffensive per il nostro organismo oltre naturalmente a rallentare l'invecchiamento del nostro patrimonio cellulare. Molto valida anche l'azione cicatrizzante della curcumina; in India infatti viene applicato il rizoma di curcuma per curare ferite, scottature, punture d'insetti e malattie della pelle con risultati veramente soddisfacenti. Infine, secondo uno studio pubblicato sulla rivista " Cancer Research", la curcuma avrebbe un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento del tumore alla prostata. Si è inoltre constatato che l'effetto della curcumina è ancora più evidente quando associato ad un isotiocianato presente in verdure come il cavolo, i broccoli o il cavolo rapa.



Curry


Il Curry è una miscela di aromi e spezie di origine indiana, tostati in padella e poi pestati finemente, dalla composizione molto variabile, che nel proprio paese di origine si chiama “masala”.
La parola curry è europea e deriva dal nome “cari” (assegnatogli dal popolo Tamil dell’India meridionale e del nord di Ceylon), che significa salsa.
Come abbiamo detto, esistono diverse miscele che formano il curry, poiché ognuno lo preparava da sé, e metteva le spezie in quantità variabile a seconda del proprio gusto personale, o in modo da averlo più o meno piccante; anticamente degli esperti di spezie sceglievano per i ricchi signori indiani le misture più pregiate e formavano i masala. Quelli più rinomati sono il Garam Masala e il Tandoori Masala.
Il termine curry (o masala), in India in realtà viene utilizzato per indicare il condimento di verdura, pesce o carne, con cui si accompagnano il riso o il pane, presenti ogni giorno sulle tavole indiane.
Potrebbero quindi chiedervi: "che Curry hai mangiato oggi?" per sapere che cosa avete mangiato.
Naturalmente, a seconda della regione, ci saranno infinite varianti, riguardanti la scelta e la preparazione della miscela, che è considerata in India, il segreto principale del successo di uno chef o di una padrona di casa. Questa miscela verrà poi unita a olio o burro chiarificato, a yogurt o latte di cocco...a seconda della località e della preparazione desiderata, e andrà a formare il condimento con cui poi si cucinerà il Curry desiderato.
Non esistendo un ricetta esatta per comporre il curry, vi diremo quali sono gli ingredienti classici di questo miscuglio: la curcuma, responsabile del colore giallo oro rilasciato durante la cottura dei cibi, lo zenzero, il cardamomo, il coriandolo, il pepe nero, il cumino, la noce moscata, il fieno greco,i garofano">chiodi di garofano, la cannella, lo zafferano e il peperoncino.
Dobbiamo dire però, che esiste una pianta chiamata curry, ma che non c’entra nulla con la miscela di cui stiamo parlando. E’ una pianta ornamentale comunemente chiamata l'albero del Curry, e deve il suo nome all'odore che sprigionano le foglie se vengono sfregate con le mani.

Il Curry stimola la digestione, diminuisce il metabolismo, disinfetta blandamente l’intestino e aumenta l’appetibilità dei cibi.
I componenti del curry sono sostanze eccitatrici dei succhi gastrici e degli enzimi e quindi indicate nelle gastriti achiliche.
Da anni sono note le sue proprieta' antinfiammatorie e antiossidanti e di recente sono state provate le sue attivita' antineoplastiche. Il curcumino, pigmento che regala il tipico colore giallo ocra alla saporita spezia orientale, protegge i neuroni da malattie degenerative ancora senza cura come il morbo di Alzheimer, infatti è il 'segreto di lunga vita' della popolazione dell'India, dove Alzheimer e Parkinson hanno un'incidenza sette volte minore che negli Usa.

Dente di leone (tarassaco)

Si può trovare nei prati non coltivati e si utilizzano tutte le sue parti; contiene molto ferro ed ha effetti diuretici.
E' una pianta erbacea perenne alta 20-30 cm.In autunno giungono a maturazione le piccole bacche lucenti dette botanicamente drupe, di color nero-violaceo, dal sapore acidulo, riunite in grappoli, e molto ricche di vitamina C.

Le foglie, assai ricche di vitamine e sali minerali , si raccolgono in primavera, quando sono tenere. Hanno un buon sapore amaro aromatico e si consumano sia crude, in insalata, sia cotte tipo spinaci (ripassate in padella).

Il risotto al tarassaco si prepara come qualunque riso alle verdure.Si possono unire alle Bietole da taglio, alla Borragine, alla Malva, alle Ortiche o ad altre erbe primaverili, anche mescolate tra loro.

Per chi ha problemi di costipazione intestinale o di foruncoli derivati dal lento funzionamento del fegato l'infuso di tarassaco, preparato mettendo a bollire un cucchiaio di radice in una tazza d'acqua, costituisce un ottimo rimedio.

Chi si sente sempre stanco può provare per una quindicina di giorni la cura degli steli di tarassaco: si colgono steli fioriti, si lavano poi si stacca il fiore e si mastica lentamente lo stelo che è amarognolo croccante e succoso come un'insalata. Da cinque a dieci steli al giorno, presi per una quindicina di giorni, svolgono una benefica funzione depurativa, rigenerano l'organismo e danno nuovo vigore.







Ginseng, proprietà e benefici

Le virtù e le proprietà benefiche attribuite al ginseng sono dovute a diversi componenti presenti nelle sue preziose radici: vitamine, olio essenziale, ginsenosidi o saponine, considerati i principi attivi della radice.

Proprietà curative e benefici del Ginseng

Molti sono gli effetti benefici che sono stati attribuiti agli estratti della radice di ginseng; per tradizione è considerata una droga tonica con spiccate proprietà ricostituenti, soprattutto a livello di sistema immunitario. Diversi studi hanno dimostrato come il ginseng influisca positivamente sul rilascio di un ormone chiamato cortisolo, che a sua volta migliora la risposta del nostro organismo alle situazioni di stress. In questo modo il ginseng rende il nostro organismo più resistente riducendo i danni causati da agenti patogeni o da situazioni di stress negativo.

In generale, la sua capacità di ripristinare il giusto equilibrio nell'organismo umano, aumentando la capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali fa del ginseng il più efficace "adattogeno" finora conosciuto. Nel ginseng sono state isolate sostanze antiossidanti, che oltre a bloccare i dannosi effetti dei radicali liberi e rallentare l'invecchiamento cellulare, potrebbero avere anche un'importante azione antitumorale. Studi recenti hanno dimostrato che somministrando estratti di ginseng ad alcuni malati di tumore, esso può ridurre in modo significativo la fatica cronica dei pazienti, che rappresenta uno degli effetti più comuni e debilitanti del cancro e dei suoi trattamenti.
In commercio si trovano numerosi integratori dietetici a base di radice di ginseng: flaconcini da bere, capsule, compresse, polvere, radici da masticare e l'estratto puro. Un consiglio: evitate di acquistare gli integratori al ginseng nei grandi ipermercati o luoghi poco controllati, possono essere pericolosi a causa della scarsa qualità.
Come in molti altri casi esistono effetti collaterali legati all'utilizzo del ginseng; il più comune è quello dell'insonnia, accompagnato di solito da eccessivo nervosismo e irritabilità, soprattutto quando il ginseng viene assunto in concomitanza di altre sostanze stimolanti quali caffeina o teina; si avrebbe infatti un eccessiva stimolazione del sistema nervoso con gli effetti collaterali appena citati. Infine, un abuso della preziosa radice, prolungato nel tempo, potrebbe portare, in casi estremi anche a tremori incontrollati.
La preparazione del ginseng non può essere fatta a livello casalingo; si può reperire in farmacia o in erboristeria sotto varie forme quali l'elisir tonico, estratto concentrato, liofilizzato in bustine. Lo si può trovare anche abbinato ad altre erbe o preparati medicinali, quali la pappa reale, che insieme al ginseng rappresenta una vera sferzata d'energia, nonché una valida difesa del sistema immunitario. Per chi decide di assumere regolarmente ginseng si consiglia di farlo una volta al giorno e possibilmente di mattina a stomaco vuoto.

Fonte: "mr-loto.it"


      



Echinacea, un rimedio contro il freddo

Il genere Echinacea, che appartiene alla famiglia delle Compositae, comprende nove specie, ma quelle che vengono utilizzate in fitoterapia in realtà sono solo tre: E. angustifolia, E. pallida e E. purpurea. Useremo il termine Echinacea al singolare, intendendo riferirci da ora in poi alle tre specie officinali, che spesso sono utilizzate in associazione.
Il nome Echinacea deriva dal greco echinos, che significa riccio e fa riferimento alle brattee pungenti, quasi spinose, del capolino, ossia l'infiorescenza. Tutte le Echinacee sono originarie del Nord America e sono diffuse sia in pianura che a quote superiori, anche fino a 1500 metri; infatti il loro areale di diffusione è molto esteso, dalle zone costiere del golfo del Messico attraversa le Grandi Pianure e si estende ad ovest fino alle Montagne Rocciose, ad est alla catena dei monti Appalachi.
Le popolazioni autoctone, gli indiani americani, utilizzavano l'Echinacea a scopo medicinale, sia per uso esterno che per uso interno. In particolar modo adoperavano le sue radici, la parte di pianta che contiene la maggior quantità di principi attivi dotati di proprietà medicinali, per combattere per esempio il raffreddore, il mal di testa e di stomaco, mentre per uso locale curavano ferite, ustioni, punture d'insetti, morsi di serpenti e così via.
Studi recenti hanno confermato molte delle proprietà attribuite dai nativi americani a queste piante, soprattutto quelle che riguardano le malattie da raffreddamento, sia per prevenirle che per accelerarne e abbreviarne il decorso e la risoluzione.
Si ritiene quindi che l'Echinacea abbia attività immunostimolante e che il suo spettro d'azione sia determinato da un aumento delle difese endogene, tramite stimolazione del sistema immunitario, mediante la maggiore attivazione della fagocitosi. Presenta inoltre proprietà antivirali, antibatteriche, antifungine, antinfiammatorie, vulnerarie (atte a curare piaghe e ferite, dal latino vulnus = ferita), riepitelizzanti e cicatrizzanti. Vengono perciò, come spesso accade in fitoterapia, confermate le proprietà medicinali che giustificano gli usi popolari di questa pianta.
Anche oggi quindi l'uso interno dell'Echinacea trova indicazione nel trattamento coadiuvante delle infezioni recidivanti delle vie respiratorie e anche delle basse vie urinarie; per uso esterno invece è utile nella profilassi e nel trattamento nelle affezioni cutanee di tipo infiammatorio, come ulcere torpide, ferite, ustioni, afte, dermatiti, in cui è necessario riattivare la rigenerazione dei tessuti e ridurre i rischi di infezione. E' previsto anche l'impiego cosmetico nel trattamento delle pelli secche, screpolate, come dermopurificante nelle pelli postacneiche, come rassodante nelle pelli rilassate; l'Echinacea infatti manifesta un'azione riepitelizzante, levigante, antirughe, antismagliature e rassodante.
Numerose ricerche hanno evidenziato che la pianta è in grado di rafforzare le difese dell'organismo nei confronti delle sindromi influenzali con interessamento delle alte vie respiratorie, impiegandola sia in modo preventivo che per il disturbo già in atto, variando opportunamente il dosaggio.
Studi clinici hanno dimostrato che l'Echinacea riduce la durata dell'infezione, e ne attenua considerevolmente i sintomi, quali cefalea, rinorrea (abbondante secrezione di muco dalle cavità nasali), lacrimazione, infiammazione auricolare.
Per ottenere questi risultati devono però essere rispettati determinati dosaggi, al di sotto dei quali i trattamenti risultano di gran lunga meno efficaci. Ai primi sintomi di raffreddore o di influenza, il dosaggio di attacco per gli adulti, secondo recenti studi, deve essere di 50 gocce di estratto liquido di Echinacea per tre volte a distanza di mezz'ora, per poi passare successivamente a 50 gocce tre-quattro volte al giorno per diversi giorni; la tollerabilità risulta ottima.
Come prevenzione per rinforzare le difese immunitarie, il dosaggio sarà inferiore e se ne protrarrà l'uso per circa 15 giorni, seguiti da una pausa della stessa durata, poiché sembra che l'assunzione continua renda meno efficace il trattamento, come se l'organismo non reagisse più allo stimolo. Si può quindi adottare un ciclo di 15 giorni al mese per tutta la durata dell'inverno.



 

Proprietà benefiche delle erbe aromatiche

- Aglio: Vasodilatatore, antisettico polmonare e intestinale, preventivo nelle malattie infettive.
- Aneto: Ottimo nelle applicazioni esterne su ecchimosi, contusioni e ferite. Bevuto in tisana calma il singhiozzo ed il vomito.
- Alloro: Tonico e digestivo.
- Anice: Antispastico, digestivo e antigonfiore.
- Basilico: Digestivo, analgesico, usato per le afte e ulcerazioni delle gengive.
- Borraggine :Ricco di potassio e calcio.
- Cannella:Tonico leggermente afrodisiaco, digestivo, utile nella cura dei dolori gastrici, nelle coliti e nelle flatulenze.
- Cerfoglio:Ricco di vitamina C, digestivo, diuretico, tonificante del fegato.
- *Chiodi di Garofano:Afrodisiaco, antisettico, digestivo e tonificante.
- Cipolla: Antisettica, antifungine, diuretica e antireumatica.
- Coriandolo: Carminativo, stimolante generale.
- Cumino: Digestivo.
- Curcuma: Tonificante del fegato, depura il sangue.
- Erba cipollina: Depurativa, diuretica e antisettica.
- Maggiorana: Stimolante, antispasmodica, digestiva, antifermentativa e antisettica.
- Melissa: Tonico cardiaco, calmante e distensivo.
- Menta: Rinfrescante, distensiva, antispastica e antisettica.
- Noce Moscata: Antisettico, stimolante del sistema nervoso.
- Origano: Stimolante, antispasmodico, digestivo, antifermentativo e antisettico.
- Peperoncino: Ricco di vitamina C, stimolante gastrico, digestivo, antifermentativo.
- Prezzemolo:Ricco di vitamina C e A, ferro, calcio e fosforo.
- Rosmarino: Stimolante del fegato, antisettico, digestivo, indicato per stati di affaticamento.
- Salvia: Stimolante generale, digestiva, diuretica, antisettica, protettrice del fegato. Calma crisi asmatiche.
- Santoreggia: Antisettica, digestiva, stimolante fisico e psichico.
- Timo: Digestivo, antisettico, balsamico e stimolante generale.
- Zafferano: Ricco di vitamina A, B1 e B2. Digestivo, sedativo e combatte la dispepsia.
- Zenzero: Carminativo, stimolante, tonico ed antisettico.



Fichi d'india

I frutti dell’Opuntia Ficus indica, ovvero del fico d’India, possiedono diverse proprietà salutari, e sono utili sia dal punto di vista del benessere dell’organismo che nel processo di dimagrimento; numerose ricerche hanno mostrato come, il fico d’India, che cresce spontaneo nell’area mediterranea sia efficace per controllare il livello di colesterolo nel sangue, per curare il diabete e i disturbi gastrointestinali.
Una ricerca condotta in Messico ha rivelato l’utilità delle fibre contenute nel fico d’India in caso di diabete mellito, in quanto queste fibre sono in grado si ridurre l’assorbimento degli zuccheri; ovviamente anche chi non soffre di diabete può beneficiare di questa caratteristica di regolatore naturale della glicemia che possiede il fico d’india.
Il succo che si estrae dal frutto possiede proprietà lassative e diuretiche, mentre le foglie, oltre a contenere diverse fibre solubili e insolubili, sono ricche di minerali e vitamine. Come dicevamo all’inizio, il fico d’India aiuta a dimagrire soprattutto grazie a tre sue importantissimi proprietà: contiene le fibre solubili che servono a controllare l’appetito, regola l’indice glicemico e contrasta la stitichezza e i dolori addominali, in quanto facilita il movimento intestinale.
Se siete a dieta, il fico d’India è molto utile in quanto la presenza di fibre, soprattutto mucillagini, riesce a regalare un senso di sazietà che frena quindi, la voglia degli spuntini fuori pasto; il senso di sazietà è dovuto anche al fatto che le fibre riescono ad assorbire gli zuccheri. Le fibre contenute nei fichi d’India sono sia solubili che insolubili e sono utili anche per favorire il transito intestinale, rigenerare la flora batterica e prevenire l’insorgenza delle emorroidi.



Spesso malato? Prova il fieno greco

I semi di questa pianta ricostituente nutrono le fibre di collagene e hanno un’ottima azione immunostimolante, protettiva e anti stanchezza

Una pianta che restituisce tono ed energia
Il fieno greco appartiene alla famiglia delle Leguminose; cresce in India, Pakistan e Nord Africa e se ne utilizzano i semi maturi, raccolti da luglio a settembre. I semi del fieno greco contengono saponine steroidali, trigonellina, olio essenziale, flavonoidi, lipidi, proteine, mucillagini, vitamine del gruppo B, ferro, manganese, calcio e fosforo. Per questa sua ricca sinergia di nutrienti, il fieno greco viene impiegato per combattere l’astenia, come ricostituente durante una convalescenza e come rimineralizzante. La trigonellina, un alcaloide presente tra i componenti del seme, sembra in grado di esercitare un’azione stimolante sul pancreas con effetto ipoglicemizzante. La ricchezza in fosforo rende i suoi semi ottimi stimolanti neuromuscolari. Il fieno greco viene impiegato anche per favorire la formazione e il mantenimento del tessuto connettivo, dal quale dipende anche la tonicità del derma. Con l’età, l’azione del freddo e la stanchezza le fibre del connettivo tendono a indebolirsi, con una progressiva perdita di elasticità dei tessuti sottostanti. Il fieno greco, per uso interno o esterno, ripristina la “tenuta” delle varie strutture cutanee.

Il cataplasma di fieno greco rassoda e rinforza
Con la farina di fieno greco, reperibile in erboristeria, si può preparare velocemente in casa un ottimo cataplasma efficace contro i tessuti atonici ma anche in caso di reumatismi. Sono necessari 50 g di farina di fieno greco, 50 g di farina di grano saraceno e 100 g di polvere di radice selvatica di altea. Si mescolano le farine e la polvere della radice, si aggiungono circa 250 ml di acqua, si fa bollire per almeno 5 minuti fino a ottenere una pasta densa che si applica tiepida con un panno di tela ben pulito sulle zone da trattare, una volta al dì per 7 giorni.

Il decotto disinfiamma
I semi di fieno greco si utilizzano in decotto. Mettine a bagno alla sera un cucchiaino raso in un quarto di litro d’acqua fredda, lascia a bagno per tutta la notte, al mattino fai bollire a lungo, almeno 15 minuti. Bevi il decotto tiepido, meglio se lontano dai pasti. Se non gradisci il suo aroma intenso per uso interno si può ovviare al problema usando le capsule di estratto secco, nella dose di 2 al giorno per un mese.






Fragole, un prezioso aiuto al metabolismo

Le fragole attivano il metabolismo, proteggono i denti, contrastano cellulite, ipertensione, invecchiamento

Sono preziose per la tua bellezza perché sono fatte al 90% di acqua; per questo idratano le cellule dell'organismo senza appesantirlo con troppe calorie, e sono anche ricche di enzimi capaci di attivare il metabolismo dei grassi aiutando il corpo a dimagrire con meno fatica. Le fragole sono anche ricche di fibre che aumentano il senso di sazietà, regolarizzano l'intestino e fanno assorbire meno grassi e meno zuccheri.

Contengono fitonutrienti e antiossidanti che aiutano a combattere i tanto temuti radicali liberi.
Il contenuto di fibra solubile favorisce l’assorbimento dei carboidrati e aiuta a mantenere equilibrato il livello degli zuccheri nel sangue.

Le fragole sono una buona fonte di Vitamina C e di Acido Citrico (azione alcalinizzante e disinfettante delle urine), Acido Salicilico (azione antinfiammatoria e anticoagulante), Acido Malico, Acido Ossalico, Acido Folico (Folacina), Calcio, Potassio, Magnesio, Ferro, Fosforo e, in percentuale minore, Vitamina E.
La vitamina C (Acido Ascorbico) è un discreto Antiossidante, come la Vitamina E e i Flavonoidi (Antocianine), pigmenti vegetali che conferiscono il colore a questo frutto. La Vitamina C, inoltre, è coinvolta nella formazione del Collagene, delle ossa, dei denti, dei globuli rossi e aumenta l’assorbimento di ferro e la resistenza alle infezioni e riduce il colesterolo.

Le fragole sono antirughe e anticellulite...

Il contenuto di vitamina C delle fragole ( cinque fragole contengono una quantità di vitamina C pari a quella di un'arancia) favorisce l'assorbimento del ferro, utile per la formazione dei globuli rossi e per i muscoli, e la produzione di collagene, una proteina che previene le rughe e rafforza i capillari riducendo ritenzione idrica e cellulite. Questa azione antiritenzione viene potenziata dal potassio, un minerale di cui le fragole sono ricche.

...sbiancano e proteggono i denti
Questi frutti contengono xilitolo, una sostanza dolce che previene la formazione della placca dentale e uccide i germi responsabili dell'alitosi.

...sono antiossidanti e mantengono giovani
Le fragole sono state inserite tra i super cibi che "mantengono giovani" nella speciale classifica ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity) stilata dall'USDA (il dipartimento dell'agricoltura statunitense), per il contenuto record in sostanze antiossidanti benefiche per la salute.

...fanno bene al cervello: alcune ricerche hanno dimostrato che, grazie al loro contenuto di acido folico, le fragole sono utili per il mantenimento della memoria.

Guida all'acquisto delle fragole - Preferisci un prodotto italiano e acquista le fragole quando sono di stagione, in primavera.
- Scegli le fragole turgide con colore rosso vivo e uniforme, e con picciolo ben attaccato al frutto.
- Se le acquisti le fragole in vaschetta, controlla che non vi siano frutti ammaccati o ammuffiti, perché nel giro di poco la muffa si può estendere a tutta la confezione.

Come fare per sfruttare le proprietà delle fragole che ti abbiamo descritto?

Ecco una preparazione buona e salutare, da consumare una volta al giorno per 4-5 volte a settimana:

Insalata di rucola e fragole

Monda, lava e asciuga un ciuffo di rucola, poi spezzetta le foglie in una terrina. Pulisci e affetta 8 funghi champignon e 8 fragole mature e sode. Metti anche questi ingredienti nella terrina con la rucola.
Schiaccia bene altre 4 fragole, unisci 1 cucchiaio di olio d'oliva extravergine, mezzo cucchiaino di senape, sale, pepe, succo di limone ed emulsiona con cura.
Versa la salsina sull'insalata, mescola e servi.


fonti: (riza.it) (megliosapere.info)


 L’olio essenziale di garofano, antidolorifico DOC

Originario dell’india, fin dall’antichità l’unguento estratto dai chiodi di garofano era usato per curare le infezioni della bocca e come antidolorifico.
Tutti avranno usato almeno una volta in cucina i chiodi di garofano per insaporire sughi o arrosti. Probabilmente pochi invece ne conoscono le virtù medicamentose note fin dall’antichità: in India questi piccoli bastoncini e che sono poi i boccioli dei fiori di garofano essiccati, venivano masticati per ottenere un immediato effetto antidolorifico, antibatterico e cicatrizzante. E ancora oggi l’ olio essenziale di garofano rientra nelle preparazioni farmacologiche utilizzate negli studi dentistici, proprio grazie al suo potere antimicrobico ad ampio spettro e alla sua azione analgesica pressoché immediata: proprietà che lo rende utile anche per massaggi antidolorifici. Essendo il garofano una tra le spezie più diffuse e di uso comune, potete sfruttarne i potenti benefici, oltre che con l’ olio essenziale (da reperire in erboristeria), anche utilizzando direttamente i “chiodi”. Ecco qui accanto qualche ricetta.
Un toccasana per guarire tutte le infiammazioni della bocca
Gengiviti, afte e stomatiti.
Che siano di origine infiammatoria, batterica o virale, queste patologie trovano immediato sollievo con l’ olio essenziale di garofano: è l’eugenolo, una sostanza in esso contenuta, che ne determina il potere disinfettante.
Come fare - Fate bollire e raffreddare un po’ d’acqua (mezzo bicchiere) e aggiungetevi poi un cucchiaino di aceto di mele e due gocce di olio essenziale di garofano. Con questa soluzione fate degli sciacqui mattina e sera fino a miglioramento.

Mal di denti:
Per tamponare un mal di denti improvviso, posizionate un chiodo di garofano sul dente sofferente: la saliva ed il calore della bocca ne estrarranno naturalmente le proprietà curative che agiranno localmente.

Alitosi:
Questo problema si può risolvere aggiungendo al classico collutorio due gocce di olio essenziale di garofano che ne potenzia l’azione profumante e combatte i microrganismi che sono causa del disturbo
L’olio essenziale calma nervi e muscoli
Le proprietà analgesiche che l’ olio essenziale di garofano esercita sul sistema nervoso, risultano efficaci anche per massaggi antireumatici riscaldanti e analgesici.
Si utilizzano non più di 2 gocce per cucchiaio di olio vettore (per esempio: olio di germe di grano), da massaggiare sulla parte dolente, con movimenti ampi e regolari.




Le proprietà del Ginkgo biloba

Il Ginkgo biloba è l'unico genere sopravvissuto a una classe di piante primitive che risalgono a circa 200 milioni di anni fa.È,praticamente,un fossile vivente. Ha foglie a forma di ventaglio spesso dentate con numerose nervature di colore verde chiaro e di un bel giallo brillante in autunno.
A questa pianta antichissima vengono attribuite proprietà:

-antinfiammatorie
-antiallergiche
-antivirali
-antispasmodiche
-vasodilatatore

Le foglie di Ginkgo biloba contengono terpeni, polifenoli, flavonoidi.Le foglie e i semi vengono utilizzati nella medicina cinese per curare le malattie polmonari.Dalle sue foglie si ottiene un estratto dalle molte funzioni benefiche sia sulla parte psicologica, che su quella fisica dell'individuo.Avrebbero anche un'azione vasodilatatrice con attività sulle funzioni cerebrovascolari e vengono utilizzate per combattere la malattia di Alzheimer.Le foglie attuano un'azione di regolazione sulla circolazione e di opposizione ai radicali liberi rallentando i fenomeni di ossidazione.Per uso esterno vengono utilizzate le foglie,da cui si ricava dopo bollitura,una poltiglia da usarsi nel trattamento dei geloni.I frutti se ingeriti possono provocare infiammazioni delle mucose,e possono provocare cefalea,vomito,dermatiti e diarrea.



Alcune curiosità sui cach

“Kaki” o Diospiro, noto con il comune nome di loto del Giappone, albero della famiglia delle Ebenacee originario della Cina settentrionale e del Giappone!

Da un punto di vista nutrizionale questo frutto autunnale è un concentrato di energia: 100g di parte edibile contiene circa 70 Kcal.
La notevole quantità di zuccheri purtroppo diminuisce l'indice di sazietà con il rischio di una eccessiva assunzione del frutto. Ricco di potassio e fibre, ha un efficace funzione diuretica e una alta concentrazione di vitamina A, di vitamina C, dall’alfa e beta carotene e della criptoxantina a cui si deve il caratteristico colore arancione. Il caco è un'ottima fonte di acido folico e di fibra, quindi utilissimo per le donne che vogliono preparare una gravidanza e per chi soffre di stitichezza.
E' quindi un alimento ricco di antiossidanti naturali che contribuisce, se assunto in una sana alimentazioe, a proteggere le cellule dai danni provocati dai radicali liberi.
Studi hanno dimostrato che il cachi contribuisce a ridurre il tasso di colesterolo cattivo e di ridurre il rischio di cancro intestinale.




Il kiwi rafforza il sistema immunitario

Il kiwi è uno dei frutti più sottovalutati, quando si ha voglia di un frutto gustoso non si pensa mai a questo frutto piccolo, verde e dalla consistenza soffice. Derivato dalla pianta Actinidia deliciosa, la superfice irsuta del kiwi serve a preservare l'interno succoso dagli elementi esterni
La Rutgers University ha condotto recentemente una ricerca sui 27 frutti più popolari - con la conclusione che il kiwi è dal punto di vista nutrizionale il frutto più ricco. Un kiwi contiene la dose raccomandata di vitamina C, contiene potassio, vitamina E e luteina, importante per la vista. Contiene solamente 50 calorie e non richiede nessuna preparazione. Potete disporre delle fette di kiwi su una torta e metterla in forno, oppure aggiungerlo ad uno yogurt o mangiarlo cosi com'è.

Contenente una quantità di fibra superiore alle mele e due volte la vitamina C contenuta in un'arancia, il kiwi aiuta anche a ridurre i danni causati dai radicali liberi, che alla lunga possono condurre a malattie serie.
Una ricerca pubblicata all'inizio del 2009 dimostra che questo frutto nativo della Nuova Zelanda è un tonificante naturale, ottimo per proteggere il corpo dalle influenze stagionali. Dalle ricerche è risultato che il kiwi rafforza le difese naturali del corpo, migliora la performance dei muscoli e la digestione e riduce i danni alle cellule e le infiammazioni. Queste scoperte sono state pubblicate su Proceedings of the Nutrition Society, una rivista scientifica di Cambridge. Lo studio di Zespri conferma i risultati di ricerche precendenti che includono il frutto tra i "super foods" come i mirtilli, le melegranate, gli spinaci e l'aglio.

Il risultato finale della ricerca asserisce dunque che il kiwi aumenta le risposte difensive dell'organismo di fronte a malattie come il diabete, l'artrite, l'obesità, le malattie cardiache e il cancro. Il Kiwi protegge anche dagli enzimi associati ai tumori del tratto digestivo inferiore e aiuta i muscoli contro lo stress causato dall'esercizio. Il responsabile del settore salute e scienza della Zespri Incorporated, Lynley Drummond, ha dichiarato "Noi tutti sappiamo che il consumo di frutta ci fa bene, ma lo scopo della ricerca era comprendere se il kiwi avesse degli effetti benefici particolari sul sitema immunitario."

Così la prossima volta che non vi sentite molto in forma, o un po' ammalati, anziché svuotare il portafoglio inseguendo rimedi costosi, come sciroppi, tè particolari, rimedi effervescenti, sbucciate e affettate un kiwi e sappiate che il vostro sistema immunitario ve ne sarà grato.


                                               

TANTI BUONI MOTIVI PER CONSUMARE L'ORIGANO

L’origano (Origanum vulgare L.), appartiene alla famiglia delle Lamiaceae ed è un’erbacea perenne che cresce spontanea nei luoghi soleggiati e con clima caldo e asciutto fino a circa 2000 metri, ma nelle zone fredde è meglio coltivarla in serra. È un’erba aromatica, usata nella cucina francese, spagnola e greca, ma soprattutto in quella italiana. La pianta ha origini antichissime e deve il suo nome all’unione di due parole greche, “oros”, che significa montagna, e da “ganos”, che significa splendore; in parole povere “gioia della montagna”. Nell’antica Grecia, infatti, si ornavano gli sposi con ghirlande fatte di origano, considerato simbolo di felicità e prosperità. La pianta dell’origano è considerata ricca di proprietà terapeutiche, utilizzata anche come olio essenziale per migliorare diversi problemi come tosse, emicrania, disturbi digestivi e dolori reumatici. I suoi principi attivi sono i fenoli timolo e carvacrolo, oltre a grassi, proteine, sali minerali, vitamine (tiamina) e carboidrati. È ricca inoltre di ferro,calcio, magnesio e vitamina C. L’origano ha proprietà medicinali indiscutibili, contenute nelle sommità fiorite, che i fitoterapisti usano in quanto svolgono un’azione efficace e stimolante sul sistema nervoso; inoltre, ha proprietà antidolorifiche. Si può guarire rapidamente un torcicollo riscaldando dei fiori appena colti, oppure facendo infusi per curare la tosse, le emicranie di origine nervosa, i disturbi dello stomaco, la depressione e il mal d’auto. In particolare i principi attivi dell’origano responsabili delle loro innumerevoli virtù sono i fenoli: uno è il timolo che è un antisettico, antispasmodico e funghicida, molto usato contro i problemi respiratori e in grado di prevenire il deterioramento dei tessuti, l’altro è il carvacloro, potente antisettico, usato per conservare il cibo, proteggere contro vari tipi di batteri e molto utilizzato in profumeria. La pianta ha inoltre delle proprietà che aiutano la digestione, attenuano i dolori intestinali ed il meteorismo e sono un ottimo calmante per la tosse con proprietà espettoranti. Ecco adesso alcuni modi per utilizzarlo: le inalazioni in acqua bollente liberano il naso, sparso sul cibo aiuta nella cattiva digestione, bevuto come infuso è un ottimo nei trattamenti per la cellulite, inoltre mescolato al vino stimola le funzioni digestive, aiuta contro il mal di testa, i dolori intestinali e nei casi di raffreddore, e per finire i gargarismi agevolano il miglioramento nei casi di infiammazione della gola. Vorrei ricordare che l’olio non è indicato per le persone allergiche all’origano, al timo, al basilico e alla menta, perché la famiglia delle piante è la stessa e potrebbe dare effetti collaterali come sfoghi o vomito. L’olio essenziale è adoperato in aromaterapia, ma è irritante sulla cute e sulle mucose e va usato soltanto su prescrizione medica. Un infuso di quest’erba aggiunto all’acqua del bagno ha potere rilassante, mentre usato per lavare i capelli li rinforza.


 

Il limone, la medicina naturale per combattere il cancro

Ho ricevuto una e-mail contenente queste informazioni che vorrei condividere con tutti voi, andando cauto naturalmente. Ma sento che non è proprio una di quelle voci bizzarre e fuorvianti che circolano sul web, ma anzi la metto a disposizione di tutti in modo che chi di voi sia più esperto, possa intervenire commentando e analizzando insieme questo articolo che sembra aver trovato una cura naturale contro i tumori, come molti sostenevano già da tempo.

Istituto di Scienze della Salute, 819 N. L.L.C. Charles Street Baltimore, MD 1201.
Questa è l'ultima in medicina, efficace per il cancro! Leggere attentamente e siate voi stessi a giudicare.
Il limone (Citrus) è un prodotto miracoloso per uccidere le cellule tumorali. Essendo 10.000 volte più forte della chemioterapia.
Perché non ne sappiamo nulla? Perché ci sono laboratori interessati a creare una versione sintetica delle sostanze naturali, traendone enormi profitti, rivendendo i loro prodotti sotto nomi diversi a prezzi esagerati.

Il succo di limone è utile nel prevenire la malattia. Il suo sapore è gradevole e non produce gli effetti terribili della chemioterapia. L'albero di limone è noto per la sua varietà di limoni e limette. Si può mangiare il frutto in diversi modi: si può mangiarne la polpa, premere il succo, preparare bevande, sorbetti, pasticcini, ecc .. E 'merito di tante virtù, ma la più interessante è l'effetto che produce su cisti e tumori.
Questa pianta è un rimedio provato contro i tumori di tutti i tipi. E 'considerato anche come uno spettro anti-microbico contro le infezioni batteriche e funghi, efficace contro i parassiti interni e vermi, regola la pressione sanguigna troppo alta, è un antidepressivo, combatte lo stress e disturbi nervosi.

La fonte di queste informazioni è affascinante: si tratta di uno dei più grandi produttori di droga nel mondo, dice che dopo più di 20 test di laboratorio dal 1970, gli estratti hanno rivelato che: distrugge le cellule maligne in 12 tipi di cancro, incluso quello del colon, del seno, della prostata, polmone e pancreas ...
I composti di questo albero hanno dimostrato 10.000 volte meglio del prodotto Adriamicina, un farmaco chemioterapico normalmente utilizzato in tutto il mondo, rallentando la crescita delle cellule tumorali.
E, cosa ancora più sorprendente: questo tipo di terapia con estratto di limone distrugge solo le cellule tumorali maligne e non influisce sulle cellule sane.
Istituto di Scienze della Salute, 819 N. L.L.C. Causa Street, Baltimora, MD1201

  

 




Liquirizia


La Liquirizia è stata selezionata come “La Pianta medicinale dell’anno 2012“, grazie alla sua fondamentale importanza per il benessere umano. La selezione è stata fatta dall’Università di Würzburg, in Germania ed è stata annunciata durante un evento del WWF.

“La liquirizia è speciale perché può rapidamente alleviare mal di gola e tosse. Secoli fa era usata da medici egiziani e greci per curare tosse, raucedine ed asma.” Ha affermato così il professor Johannes Mayer, esperto di storia della botanica medicinale presso l’Università di Würzburg. Secondo alcune credenze medievali, la liquirizia sarebbe in grado di sollevare gli umori del popolo e avrebbe anche azioni antiinfiammatorie, antivirali e antispasmodiche.

La pianta della liquirizia è un arbusto legnoso che cresce fino a un metro di altezza ed è un membro della Fabaceae (la stessa famiglia dei piselli). E’ ampiamente coltivata per le sue proprietà medicinali e anche per essere utilizzata come materia principale per la produzione di bevande. Dell’intera pianta, solo la radice è utilizzata dalla quale sono stati isolati circa 400 composti chimici. Tra i più importanti vi è la glicirrizina, una sostanza con un potere dolcificante che supera di 50 volte lo zucchero di canna.

Oggi la liquirizia è utilizzata come ingrediente principale nella medicina tradizionale cinese (MTC), mentre in Italia e nel resto dell’Europa, ogni anno, vengono importate circa 500 tonnellate di liquirizia. La liquirizia è utilizzata anche in pasticceria e in molti liquoori a base di erbe. In Giappone, la liquirizia viene utilizzata principalmente in medicina ma anche come ingrediente per prodotti cosmetici.

“Le proprietà curative della liquirizia ne fanno un componente chiave di qualsiasi farmacia naturale”, ad affermarlo è stata Susanne Honnef, esperta di conservazione del WWF. “Negli ultimi anni, l’opinione pubblica tedesca è diventata sempre più consapevole del valore intrinseco delle medicine naturali, e di conseguenza, il commercio della pianta medicinale ha visto una vera rinascita. Tuttavia, questo potrebbe creare tensioni nelle popolazioni che ospitano piante selvatiche mettendole in pericolo per un eccessivo sfruttamento”.



La l-teanina è un acido amminico che si trova nel tè verde.

Il the (Camelia sinesis) è conosciuto da tempo per i suoi effetti sia eccitanti che rilassanti. In tempi recenti si è potuto constatare che mentre la teina (la caffeina contenuta nel the) attiva notoriamente il sistema nervoso, altre sostanze favoriscono il rilassamento, tra queste in particolare spicca per la sua marcata attività la L-Teanina (o semplicemente teanina). Si tratta di un aminoacido non proteico derivato etilamidico dell’acido glutammico, ossia di un precursore del GABA (acido gamma-ammino butirrico) che è un importante inibitore del sistema nervoso centrale.

In uno studio specifico su giovani donne con disturbi d’ansia, la teanina a 200 mg al giorno ha fatto riscontrare all’elettroencefalogramma la produzione di un alto numero di onde alfa dopo circa 40 minuti dall’assunzione rispetto a placebo (e a una dose di soli 50 mg). Le onde alfa sono le onde cerebrali che connotano gli stati di rilassamento e questo effetto della teanina è spiegato con l’inibizione di neurotrasmettitori come noradrenalina, serotonina e dopamina.

Uno studio pubblicato sull’ American Journal of Clinical Nutrition ha evidenziato come su un campione di 1058 anziani giapponesi con più di 70 anni, quelli abituati a consumare 4 o più tazze di te verde al giorno hanno una prevalenza di sintomi depressivi di entità da grave a moderata, ridotta del 44% rispetto ai pazienti del campione abituati a bere solo una tazza di te verde al giorno.
Altri studi con lo stesso dosaggio hanno poi mostrato che questo amminoacido è in grado di ridurre i sintomi della sindrome premestruale (insonnia, crampi, depressione e irritabilità). In altri studi è poi stata riscontrata un’attività della L-Teanina a supporto di alcuni farmaci antitumorali, nonché un attività di attivazione del sistema immunitario contro tumori, funghi, batteri e parassiti.

Tutto questo migliora l’apprendimento e la concentrazione su ciò che facciamo. Sentirsi più rilassati ci aiuta ad avere un sistema immunitario più forte,lo stress è un nemico diretto del nostro organismo.



 

Maggiorana, proprietà curative

La maggiorana è un parente dell'origano, viene usata sia allo stato fresco che essiccata, essa è una spezia che ha diverse qualità, innanzitutto è antispasmodica, digestiva e anche calmante, difatti viene usata in caso di nervosismo, ansia, insonnia, sbalzi d'umore, mal di testa e cefalea.Contiene buone dosi di vitamina C e tannini, quindi è indicata per rinforzare il sistema immunitario e per le malattie da raffreddamento come febbre, raffreddore, tosse (per le sue proprietà espettoranti e carminative), asma, laringiti e faringiti, regolarizza l'intestino nella diarrea e nella stitichezza, è un epatoprotettore in quanto alleggerisce il carico di lavoro al fegato e decongestiona le vie biliari, disinfetta e igienizza la bocca e il cavo orale e se frizionata sulla pelle è anche antireumatica.


da: "oltresalute.com"


 



Malva e M. piccola, Malva sylvestris e M. parvifolia:

Una pianta che ama i terreni concimati, frequente negli orti. Vi è una varietà più piccola, altrettanto valida. Ha i fiori rosa, con venature violette. Si utilizzano le foglie cotte in minestre, umidi, torte di verdure e quelle giovani crude in insalata. I fiori possono decorare piatti freddi e insalate.


PROPRIETA':


La malva contiene mucillagini, antociani, potassio, ossalato di calcio, vitamine e pectina.

Le sue proprietà sono: calmante, emolliente e lassativa.

COME SI UTILIZZA:

L'infuso ed il decotto di Malva si utilizzano come lassativo, per le irritazioni del cavo orale e dell'apparato digerente, per la tosse ed il catarro.

Lavaggi con l'infuso per gli occhi infiammati e le congiuntiviti.

L'infuso aggiunto all'acqua del bagno ha un effetto emolliente ed idratante.

I risciacqui per le pelli arrossate e le couperose.

In cucina si usano i germogli e le foglie più giovani di malva, crudi o cotti.


 



Le proprietà delle mele

Anti infiammatorio dell’apparato digerente: in caso di infiammazioni dello stomaco, dell’intestino o delle vie urinarie fare un decotto di alcune fette di mela per 15 minuti in 1 litro di acqua e prenderne tre bicchieri al giorno.


Antiacido: grazie al contenuto di pectina e glicina la mela è un antiacido naturale molto adatto in caso di bruciore di stomaco. Solo mangiare qualche fetta di mela vi darà un grande sollievo, diventando un sostituto agli antiacidi chimici.

Tenue Lassativo e antidiarroico: anche se sembra una contraddizione, con il suo alto contenuto di pectina regola l’intestino in modo da diventare un blando lassativo in caso di stitichezza, soprattutto se mangiate al mattino presto. Allo stesso tempo la pectina ha un forte potere assorbente ideale nei casi di colite, diarrea, gastroenteriti e in tutti i casi in cui vi sono feci troppo liquide.

Diuretico: aiuta ad eliminare i liquidi corporei ed è molto appropriata nei casi di obesità.

Espettorante: aiuta ad eliminare il catarro dai bronchi e a lenire la tosse. Fare un infuso di 15 gr di fiori secchi per litro d’acqua e prenderne tre bicchieri al giorno

Anticolesterolo: la metionina ricca di fibre solubili è essenziale nel controllo del colesterolo.

Antipertensivo: la presenza di istidina che è un vasodilatatore, favorisce l’abbassamento della pressione sanguigna. Fare un infuso di un cucchiaino di fiori secchi e foglie per ogni tazza d’acqua. Lasciare riposare 10 minuti e bere due bicchieri al giorno

Sedativo: grazie al suo contenuto di fosforo, è un alimento con proprietà sedative che aiuta a dormire meglio.

Antifebbrile: aiuta a ridurre la febbre. Fare un decotto di 60 gr. per litro d’acqua per 15 minuti. Filtrare e bere 2 tazze al giorno

Anti-Tabacco: una dieta composta solo di mele per un giorno intero può aiutare a smettere di fumare.

Antitumorale: l’alto contenuto di catechine e quercetina, due sostanze fitochimiche che proteggono contro i radicali liberi, hanno potenti proprietà antitumorali.

Antidolorifico: per rilassare i muscoli stanchi dopo uno sforzo fisico ed evitare dolore e crampi si può applicare una crema con aceto di mele sulla zona dolente.

Antimicotico: l’aceto di sidro può essere usato per uccidere il fungo dei piedi

Ascelle puzzolenti: l’aceto di mele può essere un buon deodorante per eliminare i cattivi odori prodotti dal sudore delle ascelle. A differenza dei deodoranti industriale non provoca irritazione della pelle.

Cosmetiche: per le sue proprietà astringenti, la mela è utilizzata fin dall’antichità per le maschere facciali al fine di rimuovere le impurità e stringere i pori della pelle.

  

IL MELOGRANO, UN VERO FARMACO NATURALE

Diuretico, antiossidante e anti-tumorale è ricco di proprietà benefiche.


Chiamato anche pomo saraceno, è un prodotto autunnale tipico dell'Afghanistan e della Persia, ma è molto diffuso in tutto il mediterraneo. Di questo frutto viene usato proprio tutto: non si mangiano solo i semi, ma anche la radice, che sembra abbia proprietà vermifughe. Con questa pianta si possono fare anche delle lavande vaginali lasciando in infusione 30 g di fiori essiccati in 1 litro di acqua bollente per 1 minuto. I semini sono difficili da digerire, specialmente per chi soffre di problemi al colon. Tuttavia, vengono utilizzati per la preparazione di granatina, uno sciroppo molto dolce. Dal punto di vista nutrizionale, recenti studi hanno confermato le ipotesi "medicamentose" di questo frutto avanzate da Ippocrate. Nell'antica Grecia il melograno veniva usato come antinfiammatorio e nei casi di diarrea cronica, grazie alle sue proprietà astringenti.

Ricco di potassio, minerale con effetto diuretico, ha un effetto drenante, e quindi detossinante, per il nostro organismo. Negli ultimi anni, l'attenzione è stata puntata sull'acido ellagico (presente anche nei frutti di bosco): secondo l’Istituto del Cancro della Università della Sud Carolina, sembra che questa sostanza induca la morte delle cellule cancerose, soprattutto di quelle al seno. Un ottimo aiuto contro lo stress ossidativo, dunque, dalle proprietà anti-invecchiamento e anti tumorali. Merito anche dell'alta percentuale di polifenoli in esso contenuti, preziosi per contrastare l'aterosclerosi e le malattie cardiovascolari. Una nuova ricerca giapponese sembra aggiungere altre benefiche proprietà a questo frutto. Lo studio, pubblicato sul Journal of Ethnopharmacology, ha affermato che che il succo di melograno (che si è si è rivelato efficace sugli animali di laboratorio) potrebbe aiutare le donne a combattere alcuni disturbi della menopausa, come la depressione e la fragilita' ossea.

 

 


  Menta, proprietà e benefici


La menta è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Labiate, genere Mentha; molte sono le specie di menta esistenti, le più diffuse sono la menta piperita, la romana, la mentuccia e la acquatica.


La menta è composta principalmente da acqua, fibre, ceneri, proteine e carboidrati; abbondante la presenza di minerali tra cui, presenti in buona percentuale, troviamo il calcio, il potassio, il magnesio, il rame, il manganese, il sodio ed il fosforo. Per quanto riguarda le vitamine sono presenti in discreta quantità vitamine del gruppo A, B, C e D; molto abbondanti invece le tipologie di aminoacidi presenti nella menta: arginina, acido aspartico, acido gluttamico, alanina, leucina, glicina, prolina, serina e valina quelli presenti in maggior percentuale.

Dall'olio essenziale di menta si estrae il mentolo, un tipo di alcol denominato chirale, scoperto circa duemila anni fa in Giappone che viene principalmente impiegato nella preparazione di profumi e medicinali.
Proprietà Curative e Benefici della Menta

Benché le specie di menta siano molte le proprietà medicinali ad esse attribuite sono le stesse per tutte; questo si deve alla presenza del mentolo che ha rivelato possedere ottime proprietà stimolanti per lo stomaco e nei confronti dei disturbi gastrointestinali; il mentolo ha anche una buona azione analgesica ma và usato con attenzione in quanto dosi eccessive possono avere spiacevoli effetti collaterali sul sistema nervoso.

Le proprietà sedative di questa essenza rendono la menta un ottimo aiuto per chi soffre il mal d'auto o mal di mare bloccando il vomito in pochissimo tempo.

Riassumendo possiamo consigliare di assumere un infuso preparato con 30 gr. di foglie fresche ed un litro d'acqua per i seguenti disturbi: problemi di digestione, diarrea, insonnia, stato di debolezza generale.

La menta risulta molto utile anche in caso di alito cattivo: 5 grammi di foglie fresche in 100 ml. di acqua si utilizzano per fare gargarismi depurativi.
Olio essenziale di menta.L'olio essenziale di menta, grazie alla presenza del mentolo, è in grado di prevenire le infezioni, è un ottimo germicida, e viene impiegato anche nella cura del virus dell'herpes simplex, sia labiale che genitale. Utile anche in caso di scottature e punture di insetti grazie alle sue proprietà antipruriginose. Ricordiamo sempre che gli oli essenziali vanno sempre utilizzati con molta cautela e solo dopo aver ascoltato il parere di un medico.

Curiosità:

Si possono impiegare piccole quantità di olio essenziale per massaggiare delicatamente le tempie in caso di mal di testa.

La medicina cinese, fin dai tempi più antichi, utilizzava le menta per il trattamento della tosse e del raffreddore, nonché come tonico e digestivo.

Molto spesso, in gravidanza e sotto il controllo medico, viene suggerito l'impiego della menta per il trattamento della nausea e dell'emicrania.

Le foglie di menta hanno proprietà astringenti e purificanti, per questo motivo vengono utilizzate nella preparazione di maschere di bellezza.


L'assunzione di menta è sconsigliata nelle persone con problemi di ulcera e di gastrite in quanto aumenta la secrezione di succhi gastrici. L'olio essenziale, usato in dosi errate, può determinare effetti simili a certe sostanze stupefacenti in grado di provocare stati di agitazione e convulsivi con conseguenti depressioni.


 





PROPRIETA' DEL MIGLIO

Il Miglio è conosciuto per essere cibo da canarini ma se ne ignorano le proprietà nutritive per noi uomini!

Il miglio per uso umano deve essere decorticato, ma l'eliminazione della parte esterna non presume la perdita di sostanze nutritive.
Il miglio è uno degli alimenti più ricchi di sostanze minerali come ferro, magnesio, fosforo e silicio. Ha un alto contenuto di proteine ed è considerato benefico per la milza e il sistema linfatico. Ottimo nei casi di acidosi ed inappetenza, il miglio ha un alto contenuto di acido salicilico, che stimola la pelle, capelli, unghie e smalto dei denti. Contiene vitamina A e B e il suo alto contenuto di colina e lecitina lo rendono adatto alle persone sedentarie; è anche un ottimo ricostituente.

Come si utilizza


Il miglio in chicchi deve essere accuratamente lavato per più volte: per una tazza di miglio si aggiungono da due a due tazze e mezzo di acqua, un pizzico di sale e si porta a bollitura.
Quando il cibo bolle, si abbassa la fiamma, si lascia cuocere dolcemente a fuoco basso per circa venti minuti (dipendentemente dalla consistenza che si desidera ottenere del miglio, si lascia cuocere alcuni minuti in meno se si desidera un chicco più compatto, alcuni minuti in più se si desidera un cibo più cremoso); la pentola non va scoperchiata, né il cibo deve essere rimescolato.
Il miglio può essere cotto nel modo qui sopra descritto da solo oppure con alcune verdure di stagione. Perfetti col suo dolce sapore i porri, cipolle, carote, zucchini e zucche.
Si fa saltare un porro in pochissimo olio, quanto basta per ungere il fondo del tegame: meglio se utilizzate un olio spremuto a freddo. Si aggiunge una tazza di zucca bernoccoluta, si lascia insaporire per alcuni minuti e quindi si versano due tazze di miglio (tenendo presente che il miglio raddoppia il suo volume, ci si può regolare per le quantità che si desiderano preparare); possiamo aggiungere a piacere l'aroma a noi più gradito come rosmarino, salvia, alloro ecc.
Questo piatto condito con salsa di soia è tonificante, nutriente e rilassante per la milza ed il sistema linfatico, per la quantità di zuccheri complessi che in esso sono contenuti. Con il miglio si possono preparare minestroni, deliziose creme vellutate, crocchette e sformati.

Curiosità storiche


Nell'Italia settentrionale la polenta di miglio fu un tipico piatto della regione veneta e lombarda; fu un cereale utilizzato nel Medio Evo durante i periodi di astinenza dalla carne e nei periodi di gravi difficoltà di sussistenza. Ad esempio, nel 1378, Venezia, assediata dai genovesi, si salvò grazie al miglio conservato nei suoi magazzini (questo cereale può essere conservato per lungo tempo, anche per venti anni) .

 



Nigella sativa: un'erba utile in qualunque disturbo?

La nigella (o grano nero) è stimolante, aromatica, carminativa, digestiva, diuretica, emmenagoga, eccitante, galattogoga, purgativa, stimolante, stomachica, diaforetica, tonica, vermifuga.Si tratta di un’erba usata da millenni dalla medicina naturale popolare, i cui semi erano conosciuti e apprezzati già nell’antico Egitto e in Grecia. Gli usi più importanti della nigella riguardano le problematiche delle alte vie respiratorie, le allergie, la tosse, il raffreddore, le bronchiti, la febbre, l’influenza, l’asma .Gli impieghi tradizionali di Nigella sativa comprendono poi un’ampia varietà di altri disturbi, tra cui cefalee, coliche, mal di stomaco, dermatiti ed eczemi, scottature, reumatismi e via dicendo.
In Italia e, più in generale, in Occidente, la nigella non ha avuto lo stesso destino che in Medio Oriente, Africa del Nord e India, essendo stata trascurata sino a non molti anni fa. Recentemente è stata “scoperta” anche da noi e utilizzata in particolare nelle allergie e nelle cefalee. Alcuni studi americani attribuiscono a Nigella sativa anche la capacità di equilibrare il sistema immunitario.
Come moltissime altre piante salutistiche, la nigella è controindicata in gravidanza.

 




Nocciole, proprietà e benefici

Quella delle nocciole è una pianta molto antica tanto che Greci e Romani ne apprezzavano già le proprietà terapeutiche; infatti la composizione chimica dell'olio ricavato dalle nocciole è molto simile a quella dell'olio extravergine di oliva.


Le nocciole sono composte per il 5,3% da acqua, 15% da proteine, 9,75 da fibre, grassi, carboidrati, ceneri, zuccheri (4%) e amido (0,5%); i minerali presenti sono: calcio, fosforo, potassio, manganese, rame, selenio, zinco, ferro e magnesio.
Tra le vitamine citiamo vitamina B1, B2, B3, B5, B6, vitamina E, K e J ed in ultimo la vitamina C.
Questa la lista dei principali aminoacidi: acido aspartico e glutammico, arginina, glicina, leucina, prolina, serina, treonina e valina.

Proprietà curative e benefici delle Nocciole:

Le nocciole sono caratterizzate da una buona digeribilità e da un buon contenuto di vitamina E, un antiossidante naturale in grado di rallentare l'invecchiamento cellulare e di contrastare l'azione dei radicali liberi.

Le nocciole sono un alimento molto energetico ad effetto rimineralizzante; per questo motivo sono molto indicate in stati di convalescenza, per chi pratica sport o per chi ha sensi di spossatezza, sia fisica che mentale.

Un consumo regolare di frutta secca, nocciole in particolare, contribuisce a combattere il colesterolo "cattivo" ed a prevenire problemi cardiovascolari.

Le foglie di nocciolo vengono invece utilizzate in fitoterapia grazie alle loro proprietà depurative nei confronti dell'organismo e per il loro effetto antinfiammatorio, cicatrizzante ed astringente.
In ultimo, le nocciole, hanno anche leggere proprietà lassative se consumate dopo i pasti.


 

 


 La noce moscata

La pianta di noce moscata myristica fragrans Houttuyn per le sue proprietà benefiche e le caratteristiche fortemente aromatiche dell'olio essenziale la fanno rientrare in erboristeria a pieno titolo nella " spezieria"
Da sempre viene impiegata quale condimento aromatico per favorire la conservazione degli alimenti, come digestivo e carminativo.

Impiego terapeutico: dispepsia; atonia gastrointestinale

La noce moscata come spezia rientrava nella formulazione di polveri digestive e stimolanti, oppure, carminative unitamente a sostanze analoghe, a carbone e disinfettanti gastrointestinali.
La frazione volatile esercita, come segnala Bruneton, un effetto antiaggregante piastrinico, attività legata alla presenza, se pur scarsa, di eugenolo e isoeugenolo, molecole in grado di inibire la cicloossigenasi e la sintesi delle prostaglandine in diversi tessuti, in particolare nella mucosa del colon.

L'attività antiaggregante dell'eugenolo è simile a quella dell'indometacina.
Questa molecola è dotata anche di attività antibatteriche e, nel ratto, di proprietà inibitrici del transito e delle secrezioni intestinali.
Il Macis, che è l'arilloide che avvolge i semi, e in particolare, l'estrazione metanolica, presenta attività antiinfiammatoria, oltre che eupeptica ed aromatica.

Viene usato, per lo più, come condimento.
Localmente l'essenza di Noce moscata provoca vasodilatazione ed è rubefacente.
Può essere impiegata nella formulazione di creme per massaggi sportivi.

Tratto da: inerboristeria.com

 


 



 A cosa servono gli oli essenziali 

Proprietà antisettiche degli oli essenziali:

Inibiscono lo sviluppo di microrganismi come i batteri, per esempio limone, bergamotto, cajeput, timo, chiodi di garofano, origano, santoreggia, cannella, tea tree, neroli, palmarosa. Gli oli essenziali con ridotto potere antimicrobico, ma con un'azione complementare utile nei processi infettivi, sono quelli di lavanda vera, lavanda spica, menta piperita, niaouli.

Proprietà espettoranti e mucolitiche degli oli essenziali

Gli oli essenziali con queste possono essere l' eucalipto, mirto, cipresso, pino, alloro, incenso, ginepro.

Proprietà analgesiche degli oli essenziali


Nel passato si utilizzavano degli oli essenziali anche per alleviare il dolore come per esempio l'olio essenziale della camomilla romana, verbena odorosa oppure lo ylang ylang scelti non a caso ma per la loro azione sedativa.

Proprietà antalgiche degli oli essenziali


la menta, il ginepro,ei chiodi di garofano vengono utilizzati per stimolare la circolazione locale.

Oli essenziali a effetto riscaldante


In caso di lombaggini, torcicollo, rigidità muscolari si utilizzano oli essenziali specifici (rosmarino, canfora, cannella, pepe nero) per massaggiare i distretti interessati.

Oli essenziali e tisane per la digestione


Sono molti gli oli essenziali tratti da piante comunemente utilizzate nell'alimentazione e in fitoterapia per la preparazione classiche tisane digestive.

È possibile scegliere tra questi estratti: finocchio, menta, cardamomo, arancio amaro e verbena odorosa.

Oli essenziali dalle proprietà toniche


Alcuni oli essenziali (palmarosa, pino, basilico, rosmarino, menta)

Oli essenziali per favorire il rilassamento


Gli oli di melissa, verbena, lavanda, camomilla, arancio amaro e sandalo potrebbero essere utili.


 



 Olio di coriandolo contro i batteri


E’ conosciuto come il ‘prezzemolo cinese’ per la grande somiglianza con la più nota spezia nostrana: il coriandolo è apprezzato, in semi o foglie, nelle cucine orientali per il suo carattere esotico e fresco. Un ‘jolly’ da utilizzare in molte ricette. Ora però un team di ricercatori portoghesi ne ha svelato anche le proprietà antibatteriche. L’olio di coriandolo, spiegano, può essere usato per curare una serie di infezioni e tossinfezioni alimentari. Ma è anche un arma ‘verde’ contro il ’superbatterio’ Mrsa (lo stafilococco aureo meticillino-resistente).

Lo studio dell’University of Beira Interior, pubblicato sul ‘Journal of Medical Microbiology’, ha dimostrato che l’olio estratto da questo vegetale può essere una valida alternativa agli antibiotici contro l’Mrsa. Un batterio molto resistente ai farmaci, che può provocare infezioni della pelle, delle ossa, delle articolazioni e polmoniti.

Gli scienziati hanno testato campioni d’olio di coriandolo, estratto dai semi della pianta, contro 12 fra i batteri letali più diffusi. Tutti i germi trattati con l’olio vegetale mostravano una crescita ridotta, e la maggior parte veniva uccisa da una soluzione d’olio concentrata a meno dell’1,6%.

Il team ha inoltre osservato che la sostanza funziona attaccando e distruggendo la membrana esterna dei batteri, inclusi salmonella, E.Coli e appunto l’Mrsa.

“L’olio di coriandolo - spiega Fernanda Domingues, autrice dello studio - potrebbe aiutare milioni di persone che ogni anno vengono colpite da infezioni batteriche veicolate dagli alimenti. Questo rimedio naturale - aggiunge l’esperta - potrebbe diventare una valida alternativa ai comuni antibiotici. Inoltre possiamo prevedere l’utilizzo dell’olio di coriandolo in lozioni, colluttori e persino in pillole, per combattere le infezioni batteriche multiresistenti che altrimenti non potrebbero essere trattate”.


 

 



PROPRIETA' TERAPEUTICHE DELL'OLIO DI IPERICO

L’iperico, il cui nome scientifico è Hypericum perforatum è una pianta erbacea alta 60-100 centimetri originaria dell’Europa e oggi diffusa anche negli altri continenti. È nota anche con il nome di erba di San Giovanni, perché il periodo di massima fioritura è il 24 giugno o “scacciadiavoli”, per le proprietà rasserenanti.

Cresce in zone soleggiate e sui campi incolti. Ha fiori giallo intenso circondati da vescicole scure e foglie allungate dotate di bollicine che le fanno apparire bucherellate. Da questo aspetto si è ricavato l’appellativo perforato. Se ne utilizzano le sommità fiorite e in minor misura le foglie.


Le attività

L’iperico viene utilizzato da lungo tempo per via topica per le sue proprietà antinfiammatorie cicatrizzanti e antisettiche.
A livello sistemico si usa per le proprietà rasserenanti, calmanti degli stati ansiosi e antidepressive. Quest'ultima attività è risultata essere, in numerosi studi, molto simile a quella dei trattamenti farmacologici tradizionali, manifestando un minor numero di effetti collaterali.
Le proprietà dipendono da un complesso di sostanze ciascuna delle quali presa separatamente non è sufficiente a motivare l’efficacia complessiva della pianta.
Tra questi principi attivi si ricordano l’iperforina e le ipericine, responsabili del colore rosso dell’olio di iperico.
L'azione antidepressiva è dovuta alla capacità di aumentare i livelli di serotonina, noradrenalina e dopamina, neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione del sonno e dell’umore, e alla capacità di modulare la secrezione di melatonina.
I diversi componenti hanno inoltre dimostrato proprietà antibiotiche, antivirali e antimicotiche, antisettiche, astringenti e riepitelizzanti.


Perché si usa

L’iperico si utilizza per via interna in compresse, capsule o tisane come antidepressivo e ansiolitico moderato. Viene privilegiato per regolare il sonno e l’umore in occasione di disturbi legati alla stagionalità, all’età, a cambiamenti ormonali come la menopausa o a particolari momenti della vita.
Per uso esterno in olio o pomate è apprezzato come disinfettante, antivirale (per esempio nell’herpes), antibatterico, antimicotico e cicatrizzante e riepitelizzante di ferite, ustioni e piaghe o anche in prodotti cosmetici doposole o per la cuperose.


Come si usa

L’estratto secco di iperico nebulizzato e titolato in ipericina andrebbe assunto in due dosi giornaliere da 500 mg circa (o 10-13 mg per kg di peso corporeo) in due somministrazioni giornaliere.


indesiderati

L’iperico ha un’azione fotosensibilizzante della cute particolarmente in soggetti con pelle capelli e occhi chiari. Può quindi dare reazioni come arrossamento bruciore e prurito sulle parti esposte ai raggi UV.
Tra gli effetti avversi che si possono manifestare ce ne sono alcuni comuni agli antidepressivi, come astenia e agitazione, tachicardia, incremento della frequenza delle minzioni, affaticamento, secchezza della bocca, riduzione della libido, o eventuali reazioni allergiche.


Precauzioni

L’iperico non va somministrato in gravidanza e allattamento e nei bambini d’età inferiore ai 12 anni. Dato che interferisce con la pillola anticoncezionale, durante il trattamento con iperico devono essere adottate altre precauzioni per evitare gravidanze indesiderate.


Interazioni

L’iperico interferisce con il metabolismo di numerosi farmaci potenziandone o annullandone l’effetto. È pertanto sconsigliato utilizzarlo contemporaneamente ad altre terapie.



 Olio di semi di Canapa, naturalmente eccezionale!


L'olio di semi di Canapa è un alimento dalle straordinarie proprietà nutrizionali, nonchè un eccellente supplemento dietetico nella pratica medica.


La sua composizione rispecchia in tutto e per tutto le qualità stupefacenti che abbiamo illustrato nell'articolo dedicato ai semi di canapa.


Per le sue caratteristiche l'olio di Canapa è utilizzabile alla stregua di un vaccino nutrizionale, ideale per la prevenzione grazie ai benefici portati al sistema immunitario nonchè come valido rimedio antinfiammatorio per la cura di molte affezioni ad andamento cronico-degenerativo.


La proporzione perfetta: Omega6 - Omega3

La qualità più importante di quest'olio è senza dubbio la presenza di acidi grassi essenziali polinsaturi Omega 6 -Omega 3 nella proporzione migliore per l'essere umano: nessun altro alimento in natura è infatti in grado di garantire una proporzione 3:1, rapporto raccomandato dalle ricerche mediche e dalle più avanzate teorie in ambito di nutrizione.

I regimi dietetici occidentali sono sbilanciati anche per quanto riguarda gli acidi grassi insaturi, con rapporto Omega 6 - Omega 3 mediamente superiore a 10:1.
Questo sbilancio ha impatto sulla salute cardiovascolare, sulle funzioni mentali, su patologie respiratorie e cronico-degenerative e sui processi infiammatori alla base di buona parte delle malattie.

Un bilanciamento di tale rapporto, che può essere ottenuto attraverso un'alimentazione naturale e consapevole, costituisce un'eccellente base di prevenzione ed è in grado di sostenere un miglioramento di tutte queste patologie.


Perchè l'olio di canapa è migliore rispetto agli altri integratori di acidi grassi

La principale differenza tra l'olio di semi di canapa e gli altri olii utilizzati per l'integrazione dietetica di acidi grassi polinsaturi sta ancora una volta nell'eccezionale e unico rapporto tra Omega 6 e Omega 3, poco sopra descritta.

Tabella comparativa acidi grassi in olii vegetali

Passando in rassegna altri olii molto 'quotati' troviamo infatti che l'olio di borragine non contiene Omega 3 (ma contiene tracce di tossine naturali che col tempo possono danneggiare l'organismo).
Gli integratori di Omega 3 a base di olio di pesce sono ottenuti mediante processi di estrazione chimici e possono soffrire dell'inquinamento tipico del pesce (mercurio, diossina, metalli pesanti) che alla lunga sono molto pericolosi per la salute.

L'olio di lino, fin troppo 'osannato', presenta rispetto all'olio di canapa un rapporto invertito e quindi sfavorevole tra Omega6 - Omega 3 e può contenere linamarina, potenzialmente tossica.


Naturalmente antiossidante e immunomodulante

Nell'olio di canapa sono presenti quantità significative di Vitamina E, antiossidante naturale; fitosteroli e cannabinoidi (specialmente CBD, Cannabidiolo) che secondo le più recenti acquisizioni medico-scientifiche hanno un'importante funzione di modulazione per quanto riguarda il sistema immunitario e le funzioni cognitive.
L'olio di canapa è anche ricco di fibre, sali minerali, oligoelementi preziosi (calcio, potassio e magnesio) e carboidrati, tutti elementi che lo rendono ancor più un integratore completo e dal notevole profilo energetico.



Indicazioni e principali effetti benefici sul metabolismo: l'esperienza del dott- Jonas

Nel corso della sua attività il dott. Jonas Elia, medico chirurgo specializzato in pediatria e neuropsichiatria infantile, dichiara di aver ottenuto risultati eccellenti grazie all'intetgrazione alimentare di olio di canapa in caso di:

- artrosi e artriti;
- patologie autoimmuni e sclerosi multipla;
- tendenza a sviluppare cisti e polipi;
- ipercolesterolemia e problemi nella funzionalità epatica;
- dermatiti atopiche e affezioni cutanee in genere (psoriasi, herpes, eritemi, ecc..) ;
- patologie a carico del tratto gastro-intestinale;
- ipertensione arteriosa e altre vasculopatie;
- patologie tipicamente femminili quali cisti ovariche, disturbi del ciclo, fibrocisti mammarie;
- tumori;
- disturbi del linguaggio e caratteriali, autismo, nevrosi, depressione;
- dolori muscolari e articolari;
- cardiopatie e aterosclerosi;
- convalescenza a seguito di ictus o infarto.

Il dott. Jonas suggerisce un apporto quotidiano di olio di semi di canapa nella misura di:

- un cucchiaino da tè al giorno in funzione preventiva (da sospendere solo nei mesi più caldi);
- da uno a 3 cucchiai da tavola da distribuire nella giornata per terapie d'attacco per una risposta ottimale nel caso in cui si vada a curare (o coadiuvare una cura per) una patologia già presente.

La raccomandazione è valida ed efficace sui bambini, sugli adulti e sui centenari che hanno preservato con una sana contotta di vita la propria salute psicoemofisica.


L'olio di semi di canapa a tavola

Il suo sapore ricorda la nocciola, è molto gradevole e va utilizzato a crudo per preservarne intatte le straordinarie qualità nutritive e virtù terapeutiche; può quindi accompagnare insalate, cereali, zuppe, pasta ecc.. al posto o a fianco dell'olio extravergine di oliva. L'olio di canapa è rigorosamente spremuto a freddo e viene venduto prevalentemente nei negozi di alimentazione biologica, va tenuto lontano da fonti di calore e luminose e una volta aperto si conserva in frigorifero.

Olio di semi di canapa e THC

Vale lo stesso discorso fatto sui semi di canapa ma in casi simili è sempre utile ripetersi.
L'olio di semi di canapa contiene una percentuale infinitesimale di THC (meno di una parte su un milione), il principio responsabile dell'effetto psicoattivo della marjiuana.

Il che significa che per avere un effetto tossico da questo alimento (analogo a quello che si ottiene con un solo spinello), occorrerebbe berne una quantità intorno ai dieci litri al giorno...

Rimandiamo al nostro articolo sui semi di canapa per ulteriori approfondimenti e ringraziamo il sito Modin per la ricchezza di informazioni in materia e la ricca bibliografia.

SCRITTO DA EN.THEOS

Fonte: http://www.ilsentiero.net/

 


Rosa canina

 L’estratto di rosa canina può ridurre i livelli di colesterolo, la pressione sanguigna e il rischio di malattie cardiovascolari.

Uno studio pubblicato sull'European Journal of Clinical Nutrition, e condotto dai ricercatori della svedese Università di Lund, riporta come la rosa canina possa essere d’aiuto nel proteggere la nostra salute – in particolare quella di arterie e cuore.In questo studio, i ricercatori U. Andersson, K. Berger, A. Högberg, M. Landin-Olsson e C. Holm hanno utilizzato un estratto secco in polvere dei frutti – o cinorrodonte – di questa rosa selvatica, per valutarne gli effetti su un gruppo di 31 pazienti obesi, di entrambi i sessi.
I dati raccolti con le analisi hanno così permesso ai ricercatori di scoprire che dopo l’assunzione della bevanda a base di estratto di rosa canina, i pazienti avevano beneficiato di un calo della pressione con una media del 3,4 percento – un dato che appare modesto ma che tuttavia è stato giudicato significativo. Allo stesso modo si è verificato un calo del 5 percento circa nei livelli di colesterolo generale e un calo del 6 percento di quello “cattivo”, o LDL.Il fatto ancora più positivo, secondo gli autori dello studio, è che questi due risultati – il calo di pressione e di colesterolo LDL – insieme possono ridurre il rischio di malattie cardiache o dell’apparato cardiovascolare del 17 percento.

articolo:www.lastampa.it


ORO INCENSO E MIRRA, I DONI CHE CURANO


INCENSO - L’incenso, conosciuto soprattutto per il suo uso durante le cerimonie religiose e funebri, viene estratto dalla Boswellia, pianta dell'antica medicina ayurvedica. Diverse ricerche (fondamentale quella di Edzard Ernst, pubblicata sul British Medical Journal nel 2008) ci hanno confermato la presenza in questa resina di numerose sostanze chimiche dotate di attività antinfiammatoria. La Boswellia si utilizza ormai da molti anni, ottenendo buoni benefici, nei pazienti con colite ulcerosa, Crohn o altre malattie croniche a carico dei bronchi come delle articolazioni. È ben tollerata e consente anche di ridurre il consumo di farmaci.

MIRRA - La mirra tra i doni dei Magi è forse la sostanza più misteriosa, molti neppure sanno cosa sia. Si tratta di una resina ricavata da una pianta tipica di penisola arabica, Mesopotamia e India (le stesse zone dove è d’altronde presente anche la Boswellia). Nell’antichità si usava soprattutto per aromatizzare e conservare le mummie. Il primo lavoro scientifico italiano sulla mirra è stato pubblicato 15 anni fa, su Nature, da Piero Dolora e dai suoi collaboratori del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Firenze, che hanno ben studiato il meccanismo di azione di alcune sostanze chimiche, presenti in questa resina, sui recettori per gli oppioidi, spiegandone così le capacità analgesiche. L'uso tradizionale, confermato da prove cliniche più recenti, ci consente di sfruttarne pienamente non solo le proprietà analgesiche, ma anche le capacità antinfiammatorie e antisettiche - provate da altri studi scientifici - che si rivelano particolarmente utili nella cura di gengiviti, afte, peridontopatie e nella terapia di ferite e ulcerazioni cutanee. In Arabia Saudita la mirra viene ancora oggi utilizzata per la cura e la protezione del piede diabetico. Ma mirra e incenso sono stati utilizzati fin dall'antichità come rimedi curativi non solo da singolarmente, ma anche insieme. Il «Balsamo di Gerusalemme», che per la sua attività antinfiammatoria è entrato a far parte di molte recenti farmacopee, è stato formulato, proprio grazie a queste due resine, nel 1719 nella farmacia del monastero di San Salvatore, nella città vecchia di Gerusalemme.

ORO - E l’oro? Se si fosse trattato veramente del prezioso metallo potremmo limitarci a dire che l'oro ha avuto un posto di rilievo nella recente storia della medicina, per la terapia di fondo dell'artrite reumatoide. Ma, invece che di oro, poteva trattarsi della preziosissima polvere di Curcuma, color oro appunto, proveniente sempre dall’Oriente, pregiata sia in cucina, sia nella medicina. Oggi sappiamo che la Curcuma è preziosa perché contiene sostanze antiossidanti particolarmente attive contro i fenomeni infiammatori cronici e nelle varie tappe della trasformazione cancerosa delle cellule. Usata nella pratica clinica su pazienti affetti da psoriasi e da infiammazioni croniche intestinali o reumatiche, la Curcuma suscita sempre maggior interesse tra i ricercatori perché si è visto che può migliorare la risposta di alcuni tumori ai farmaci chemioterapici. Un esempio, tra i tanti, che ci consente oggi di parlare di medicina integrata, piuttosto che di medicina alternativa.

 

 


PEPE NERO

Da una particolare lavorazione dei frutti del Piper nigrum, una pianta della famiglia delle Piperaceae originaria dell'India, si ottiene la spezia che conosciamo come pepe nero.
Dagli stessi frutti, attraverso procedimenti di lavorazione diversi, si ottengono anche altre specie di pepe: il pepe bianco e il pepe verde.
Quello che chiamiamo invece pepe rosa è il frutto di un'altra pianta (lo Schinus molle) ed è una spezia dal sapore molto più delicato usata prevalentemente per le sue qualità decorative.
Il pepe nero viene prodotto dai frutti acerbi del Piper nigrum che vengono sbollentati e lasciati essiccare al sole per circa 10 giorni: in questo modo i grani si disidratano, anneriscono e assumono il tipico aspetto rugoso.

Pepe nero: proprietà e benefici

Il pepe nero figura tra i rimedi della medicina ayurvedica ed è una delle tre spezie che compongono il “Trikatu” (le altre sono zafferano e pepe lungo) utilizzato per favorire la digestione e stimolare il metabolismo.
Effettivamente la piperina, l'alcaloide contenuto nel pepe, rende la spezia stimolante, tonica e stomachica e, stimolando la secrezione di succhi gastrici, facilita il processo digestivo e agevola l'assorbimento dei nutrienti traendo il massimo beneficio dal cibo ingerito.
Sconsigliato in caso di gastrite, ulcera o emorroidi perché irrita le mucose.
Un effetto del pepe nero è anche quello di stimolare la termogenesi, per questo è considerato un ottimo coadiuvante nelle diete dimagranti e per combattere l'obesità.
Il pepe nero ha inoltre proprietà antisettiche, espettoranti e persino afrodisiache. Questa spezia sarebbe preziosa anche per combattere la depressione, sembra infatti che la piperina stimoli la produzione di endorfine nel cervello e agisca come un antidepressivo naturale.
L'utilizzo del pepe nero è molto diffuso anche per uso esterno: la piperina che contiene sembra efficace nel combattere la vitiligine, nei centri benessere è usato nei trattamenti eudermici e per massaggi muscolari e rilassanti, mentre un bagno con essenza di pepe nero stimola la sudorazione e contribuisce alla depurazione dell'organismo.
Anche in caso di contusioni il pepe nero può risultare un buon rimedio naturale per togliere il gonfiore e diminuire il dolore con degli impacchi freddi.

Pepe nero: curiosità

Nessun'altra spezia, al pari del pepe nero, spinse tanto la ricerca di nuove vie commerciali verso l'Oriente, tanto che per secoli rappresentò una merce di scambio di altissimo valore.

Ad oggi la spezia più diffusa nella cucina europea, il pepe nero, con il suo sapore piccante e aromatico, era apprezzato già nell'Antico Egitto, tanto che alcuni grani di pepe furono trovati nelle tombe dei Faraoni.

Conosciuto in Grecia già prima del IV secolo a. C. e consigliato da Ippocrate unito ad aceto e miele contro i dolori mestruali, nell'Impero Romano divenne sinonimo di ricchezza e merce di scambio. Apicio inseriva questa spezia in quasi tutte le ricette del suo De re coquinaria e sembra che durante l'assedio di Roma sia gli Unni che i Visigoti chiesero enormi quantità di pepe in cambio della salvezza della città.

da cure-naturali.it

 



Peperoncino (Capsicum frutescens) Famiglia delle Solanacee

Il genere è Capsicum, parola che deriva da capsa, scatola (a causa della forma del frutto) o dal greco kapto, mordo (a causa del sapore del frutto). Si usano i frutti, cioè le bacche di varie forme e colori, anche se i più diffusi sono di colore rosso e forma conica, allungata e sottile. Possono essere consumati freschi o secchi. Se essiccati (all'aria aperta), per utilizzarli è consigliabile ridurli in polvere (semi compresi) in un mortaio o, più semplicemente, in un macinacaffè. Attenzione: dopo aver maneggiato del peperoncino evitate di stropicciarvi gli occhi!Da un punto di vista nutrizionale contiene numerose vitamine, in particolare vitamina C e carotenoidi, e altre sostanze tra le quali la capsaicina, che conferisce il caratteristico sapore piccante e da cui dipendono numerose proprietà attribuite al peperoncino. Ha effetti benefici per via esterna (se applicato sulla pelle in soluzione alcolica) e per via interna (se ingerito). È quindi utile in caso di reumatismi, artrosi, lombaggini, psoriasi, artrite reumatoide, neuralgia post-erpetica, stimola e migliora la digestione, ha effetti benefici sul sistema cardiovascolare (in particolare abbassa colesterolo e trigliceridi). Una proprietà curiosa è quella di abbassare la temperatura corporea: consumare peperoncino in paesi caldi è un buon metodo per sopportare le alte temperature.

Tratto da: kousmine.eu


 

 


 
PROPRIETA' SALUTARI DEL POMPELMO ROSA

Arrivato sia dall’oriente attraverso la via della Seta, sia dalle Barbados tramite i conquistadores spagnoli, si presenta oggi con molte varietà ma è il pompelmo rosa che ha assunto importanza per specifiche caratteristiche nutrizionali. Si tratta di un ibrido con l’arancio moro. Rispetto al pompelmo tradizionale ha meno vitamina C ma molto più fruttosio.

Il pompelmo rosa è utile per stimolare la secrezione dei succhi gastrici e biliari ed ha eccezionali proprietà digestive. Può sostituire il tradizionale amaro di fine pasto in maniera salutare. Il tanto fruttosio è a rapido assorbimento ed è quindi energetico ed adatto agli sportivi dopo lo sforzo fisico.

Particolarmente depurativo del sangue e fortemente diuretico molto più del pompelmo chiaro. Nonostante le proprietà salutari, bisogna però fare attenzione alle possibili interazioni con i farmaci del pompelmo, in particolare ansiolitici e farmaci contro la pressione alta. Questa interazione pur essendo minima può interferire nelle cure dei disturbi cronici.



VARI UTILIZZI DEL PROPOLI COME ANTIINFIAMMATORIO, CICATRIZZANTE, DISINFETTANTE

Il propoli è una resina che raccolgono le api e che viene utilizzata per tappare i buchi dell'alveare. Alle api serve come antiparassitario, per mantenere sterile l'ambiente in cui vivono. Infatti l'alveare sviluppa temperature fino a 40° e se non ci fosse questo sbarramento di protezione germi e batteri si svilupperebbero a gran velocità distruggendo in breve tempo l'alveare stesso. Il nome stesso del resto lo dice: pro polis, in difesa della cittadella
Presso gli antichi Egiziani pare fosse un ingrediente fondamentale nell'imbalsamazione dei morti, capace di conservare intatto il corpo umano per migliaia di anni impedendo il processo di decomposizione dei tessuti.
Il propoli si trova oggi in commercio allo stato grezzo (raramente), in pastiglie, sciolto in alcool o in soluzione glicolica ed è contenuto inoltre in molte creme, lozioni, saponi e prodotti per la pelle e in varie altre preparazioni.
Le sue principali proprietà sono tre, tutte importanti : decongestionanti, cicatrizzanti, disinfettanti. Non mi risulta invece che abbia proprietà ricostituenti, anche se a volte l'ho sentito dire. Queste proprietà lo rendono prezioso per svariati usi, sia interni che esterni, che un buon erborista è in grado di consigliare, di volta in volta, secondo i casi. Mi limiterò a citare qui gli usi più comuni, quelli di cui tutti possono aver bisogno una volta o l'altra.
Per cominciare le proprietà disinfettanti e cicatrizzanti lo rendono utilissimo in una varietà di problemi cutanei: una buona crema con propoli e cera d'api è il miglior rimedio che ho trovato per le bruciature e per le irritazioni causate dai detersivi. Nel primo caso occorre però accertarsi che la percentuale di propoli contenuta nell'unguento sia significativa, perché purtroppo molti prodotti vantati come "creme al propoli" non ne contengono che una minima parte. Una goccia di estratto alcolico o glicolico di propoli sui brufoli li secca e li cicatrizza. Personalmente ho usato propoli alcolico anche per sostituire la tintura di iodio nella medicazione dei punti di un'artroscopia e ho riscontrato un rapido regresso dell'infiammazione.
Allo stesso modo il propoli in soluzione glicolica o alcolica è utile per afte e vescichette del cavo orale. Sui denti doloranti è un po' meno disinfettante dell'olio essenziale di garofano (vedi ) o, per meglio dire, ha minore capacità di penetrare in profondità, ma in cambio è molto decongestionante quindi efficace anche sulle gengiviti (ma in tal caso dovrà essere in soluzione glicolica). Inoltre la resina pura, che ha una consistenza cerosa, può tamponare provvisoriamente carie e fessure delle otturazioni, impedendo che facciano infezione, in attesa di recarsi dal dentista.
Il propoli dà inoltre immediato sollievo alla gola infiammata. A questo scopo si possono utilizzare spennellature di estratto glicolico (mi raccomando non usate il prodotto alcolico sulle mucose) oppure, se ne trovate, caramelle con un'alta percentuale di propoli.
Le proprietà disinfettanti rendono il propoli un'ottima cura preventiva contro raffreddori e influenze, sia per gli adulti che per i bambini. A questo scopo si possono prendere 10-15 gocce di estratto alcolico di propoli al giorno, mescolate con un po' d'acqua...

 

GLI ALIMENTI CHE CURANO IL RAFFREDDORE

Germe di grano, aglio, salvia, cavolo, sedano, pere, frutti di bosco e agrumi sono solo alcuni degli alimenti a cui la medicina tradizionale attribuisce proprietà curative contro il raffreddore.


Soprattutto gli agrumi che contengono in percentuali diverse le vitamine B1, B2, B3, C e PP, Sali minerali e oligoelementi.


Il cavolo contiene una buona quantità di ferro, vitamina C e preziosi Sali minerali. Se lo cucinate a vapore esplicherà al meglio la sua azione per combattere le affezioni dell’apparato respiratorio. Il succo invece ha proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche e secondo le nonne, le sue foglie riscaldate e applicate su una parte dolente hanno la capacità di lenire il dolore.

Per non paralare dell’azione anticatarrale delle pere. Contribuiscono a facilitare l’espulsione del catarro sciogliendo il muco. Se bollite insieme alle mele, curano la raucedine.

La cipolla, ricca di vitamine e Sali minerali è un disinfettante naturale dell’intestino.

L’aglio, contiene ferro, Sali minerali e vitamine A, B1, B2, PP e C, utile per combattere catarri bronchiali e febbri.



Il profumo del rosmarino fa bene a umore e cervello

Che il rosmarino non fosse utile soltanto ad aromatizzare le patate al forno era noto fin dall’antichità, quando oli essenziali e infusi venivano bruciati o usati come medicinali; ma dei suoi effetti sul cervello si sapeva ben poco. Una parte del mistero è stata finalmente svelata grazie a uno studio del Brain, Performance and Nutrition Research Centre della Northumbria University (Inghilterra). Sembra infatti, come spiegano i ricercatori sulle pagine di Therapeutic Advances in Psychopharmacology , che il Rosmarinus officinalis funzioni come un vero amplificatore cerebrale: migliora precisione e velocità nelle performance cognitive e regala felicità sottoforma di soddisfazione e appagamento.
Per comprendere l’azione sul cervello di questa pianta, gli studiosi hanno preso in considerazione uno dei principali componenti chimici dell’olio di rosmarino - un liquido incolore o debolmente giallino - che ne viene estratto: 1,8 cineolo, presente anche nelle essenze di eucalipto e cajeput e in grado di oltrepassare la barriera ematoencefalica del cervello. I ricercatori hanno quindi esposto venti volontari a essenze di rosmarino diverse intensità e per studiarne gli effetti hanno chiesto ai partecipanti di eseguire dei test cognitivi, un esame del sangue e di compilare un questionario sull’umore.
I risultati di queste analisi hanno mostrato una chiara correlazione tra le concentrazioni di 1,8 cineolo nel sangue e la velocità e la precisione nei test cognitivi. Meno evidente ma sempre riscontrabile anche un’azione benefica sull’umore: i partecipanti riportavano soddisfazione, appagamento, felicità. Tuttavia quest’ultimo effetto non sarebbe imputabile ai livelli di 1,8 cineolo, anzi completamente indipendente da essi, ma a un’altra sostanza ancora da identificare e che agisce attraverso percorsi neuronali diversi. Due proprietà positive del rosmarino, ma nettamente separate.

di Giuseppe De Angelis

 


Semi di papavero, quando gusto e salute vanno a braccetto.

Semi di papavero: praticamente sconosciuti nel nostro Paese, ma popolarissimi in Nord Europa, dove questi piccoli semi scuri spesso guarniscono saporitissimi panini.

Un ingrediente della cucina naturale che ovviamente non ha nulla a che vedere con le sostanze stupefacenti derivanti dagli oppiacei di cui si legge nei giornali o di cui si trova mirabili testimonianze letterarie, da Baudelaire in avanti.
I semi di papavero sono un ingrediente ricco di sali minerali, in particolare calcio e manganese.

Sono di due tipi, neri e bianchi: le loro proprietà non cambiano a seconda del colore. Hanno un effetto blandamente calmante sul sistema nervoso, proprietà che li rende un alleato naturale nelle medicine alternative.

Che cosa possiamo preparare coi semi di papavero:
Oltre che per infarcire panini, cracker, salatini e grissini, i semi di papavero si prestano anche per preparare saporite torte, ma anche semplicemente per dare un tocco di gusto in più ad un’insalata.
Ottimi in particolari i dolci arricchiti coi semi di papavero: le torte, le plumcake, ma anche dolci etnici come la torta del grandma markiwn, un dolce tipico ucraino.

Tratto da: tuttogreen.it

 



Il tamarindo

La pianta del tamarindo, nome scientifico Tamarindus Indica, è un sempreverde appartenente alla famiglia delle Leguminose che può raggiungere i 30 metri di altezza; i suoi frutti sono costituiti da baccelli che possono contenere al loro interno dai 4 ai 12 semi.


Il tamarindo è composto per il 31% da acqua, 57% da zuccheri, 5% da fibre alimentari, ceneri, proteine e grassi; i minerali presenti nel tamarindo sono il potassio ( presente in grande quantità ), fosforo, magnesio, sodio, calcio e selenio.

Queste le vitamine: vitamina A, B1, B2, B3, B5, B6, vitamina C, K, e J. In percentuale piccolissima troviamo anche la vitamina E.
Tra gli aminoacidi quelli presenti sono la lisina, triptofano e metionina. Il gusto acido del tamarindo è dovuto all'acido tartarico presente in percentuale del 12% circa.

Proprietà Curative e Benefici del Tamarindo

L'assunzione del tamarindo si rivela molto utile in caso di problemi a livello gastrico o di digestione; ha buone proprietà lassative ed è un ottimo regolatore intestinale grazie alla presenza di acidi organici all'interno della sua polpa. A questo scopo si utilizza la marmellata che può essere somministrata anche ai bambini in quanto non provoca dolori al colon.

Il tamarindo presenta anche proprietà antibatteriche ed antinfettive e si utilizza per contrastare le febbri reumatiche; in India viene anche utilizzato per curare il mal di denti.
Il tamarindo è anche considerato un ottimo rinfrescante e si rivela particolarmente utile in estate per reintegrare la perdita dei sali minerali dovuta alla sudorazione.

Anche le foglie hanno proprietà curative, nelle Filippine, per esempio, le foglie si utilizzano per la preparazione di tisane atte a curare le febbri malariche; da recenti studi si è scoperto che il tamarindo contiene nella sua polpa alcune sostanze con proprietà antiossidanti coma l'acido caffeico e l'acido ellagico.

da: "mr-loto"



  Sale dell’Himalaya, proprietà e benefici


Il sale Himalayano non è un comune sale marino, ma si tratta di una formazione cristallina che risale a circa 250 milioni di anni e che ha una struttura particolare dovuta alle elevate pressioni a cui è stato sottoposto.

Il tipo di processo di formazione che l’ha trasformato in cristallo, ha permesso al sale himalayano di assorbire e inglobare oligoelementi che sono preziosi per l’organismo.
Venne scoperto verso il 350 A.C. dalle popolazioni locali che notarono strati di sale che affioravano naturalmente dalla terra. A partire dal XVI secolo, con la conquista inglese dell’India, la sua estrazione venne regolamentata dall’impero britannico. Ancora oggi le estrazioni seguono il metodo impostato a quell’epoca, che permette di scavare la montagna senza per questo distruggere il paesaggio che la circonda.

Si presenta con un colore suo caratteristico che va dalle sfumature di rosa, arancio più o meno forte.
Dall’analisi chimica risulta essere composto di cloruro di sodio arricchito da calcio, potassio, magnesio, ossido di zolfo, ferro, manganese, fluoro, iodio, zinco,cromo, rame, cobalto, e altri preziosi elementi, la cui quantità può variare a seconda del filone di estrazione. Anche per questo motivo il suo colore può variare dal rosso all’ arancione brillante.
Questo sale ha la proprietà di trasmettere l’energia che è poi assimilabile dal corpo umano.

L’assunzione idrosalina ha i seguenti benefici:
- equilibrare acidi e alcali;
- regolare la pressione del sangue;
- migliorare le affezioni della pelle;
- pulire l’intestino e depurare dalle tossine.

E’ noto che il corpo umano funziona per stimoli elettrici trasmessi grazie alla presenza di acqua nelle fibre e nervi e alla conducibilità di questa in cui è contenuta una percentuale di sale minerale disciolto.
Il sale è infatti l’elemento minerale che permette all’acqua di effettuare conducibilità elettrica (un’acqua distillata non ha conducibilità!).

I diversi utilizzi del sale rosa Himalayano:

La medicina tradizionale conosce l’effetto curativo del sale e lo impiega soprattutto nel caso di disturbi delle vie respiratorie e di malattie della pelle.
La struttura cristallina del sale in forma di acqua salata agisce in maniera che la sua vibrazione può essere mantenuta per più di 24 ore nel nostro corpo. Con l’acqua salata possiamo dare al nostro corpo esattamente la vibrazione che ci manca quando siamo ammalati. In questo caso non è la quantità che ha importanza, ma la qualità, nella biofisica conta la qualità.
Anche i pazienti con pressione alta o bassa possono trarre beneficio dall’uso di questo sale: la soluzione idrosalina con il sale dell’Himalaya, a differenza del sale da cucina, ha un effetto equilibrante grazie alla sua forza di neutralizzazione.

 

 

SALVIA, PROPRIETA' ED USO: Salvia officinalis – Laminaceae

Salvia: proprietà

Le foglie della salvia contengono principi amari, acidi fenolici, i flavonoidi e un olio essenziale (contenente tujone, cineolo, borneolo, linalolo, beta-terpineolo e beta-cariofillene).
I flavonoidi (luteolina, salvigenina, genkwanina, cirsimaritina ed ispidulina), con svolgono un’azione estrogenica. La salvia viene, infatti impiegata in tutti i disturbi femminili come la sindrome premestruale e quelli dovuti alla menopausa (in particolare le vampate di calore). Favorisce il flusso mestruale in caso diamenorrea, perché l’olio essenziale stimola il sistema ormonale femminile e quindi la comparsa delle mestruazioni.
La salvia è utilizzata nelle affezioni dell’apparato gastrointestinale come rilassante della muscolatura liscia, in quanto esplica un’azione antispasmodica, utile in caso di intestino irritabile, spasmi all’apparato digerente o dolori mestruali.
L'acido carnosico e i triterpeni (amirina, betulina, acido crategolico ed acido 3-idrossi-ursolico) conferiscono alla salvia proprietà antinfiammatorie ediuretiche offrendo una buona risposta contro la ritenzione idrica, gli edemi, i reumatismi e mal di testa.
I preparati a base di salvia sono efficaci per combattere tutte le forme di catarro grazie alla presenza dell’’olio essenziale dalle proprietà antisettiche e balsamiche. Per questa ragione trova impiego nella cura delle patologie dell’apparato respiratorio in caso di raffreddore, tosse, mal di gola e febbre.
Infine la salvia possiede anche un’azione ipoglicemizzante: un infuso a stomaco vuoto di salvia è utile nella cura del diabete, perché riduce il tasso di glicemia nel sangue.


Salvia: descrizione

Piccolo arbusto sempreverde con rami a sezione quadrangolare. Le foglie sono opposte, finemente dentate ricoperte di peluria, picciolate, ovali-lanceolate, spesse e rugose. Le infiorescenze sono verticali con fiori portati in verticilli da 2 o 4, che appaiono verso giugno-luglio. La salvia può vivere allo stato spontaneo oltre 15anni e in coltura da 5 a 7 anni.


Salvia: habitat

E’ una pianta caratteristica dell’Europa meridionale, in Italia cresce spontanea nelle zone centro-meridionali e nelle isole, nella nostra regione è diffusa come pianta coltivata sia in pianura sia nella fascia collinare submontana.


Salvia: cenni storici

La salvia è conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà salutari, ciò che spiega il suo nome, proveniente da salvo che significa appunto “salvare”. I Galli, in particolare, ritenevano che la salvia avesse la capacità di guarire tutte le malattie e che agisse efficacemente da “deterrente” contro febbre e tosse. Alcuni addirittura credevano che avesse il potere di resuscitare i morti e per questo veniva anche utilizzata nella preparazione di riti magici.
I Romani la consideravano una pianta sacra, tanto che esisteva un vero e proprio rito per la raccolta, che spettava a pochi eletti. Questi dovevano addirittura indossare un abbigliamento particolare dopo aver compiuto sacrifici.
Nella medicina popolare, già nel Medioevo, veniva usata come cicatrizzantesulle ferite e piaghe difficili da rimarginare.
I Cinesi ritenevano che la salvia fosse in grado di “regalare” la longevità: nel XVII secolo, un cesto di foglie di salvia era scambiata dai mercanti olandesi con tre cesti di tè. Nella medicina tradizionale cinese utilizzano ancora oggi la salvia per curare l’insonnia, la depressione, le afflizioni gastrointestinali, le malattie mentali, i disturbi mestruali.
Nella medicina ayurvedica, con impieghi analoghi, la prescrivono anche per uso esterno per le emorroidi, la gonorrea, la vaginite e le affezioni dell’occhio.


Salvia: ricetta

USO INTERNO


INFUSO: 1 cucchiaio raso di foglie di salvia, 1 tazza d’acqua
Versare la salvia nell’acqua bollente e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 5 min. Filtrare l’infuso e berlo in caso di tensione nervosa, cattiva digestione, crampi, disturbi mestruali e vampate causate dalla menopausa.





Semi di canapa; proprietà e utilizzo

Principali nutrienti


Il valore nutrizionale dei semi di canapa è davvero completo e unico rispetto ad altri alimenti di origine vegetale.

Per il 25% sono composti da proteine, ma in una combinazione eccezionale che vede presenti tutti gli 8 aminoacidi essenziali per la sintesi proteica.Le proteine che assumiamo attraverso la dieta sono scomposte dall'organismo in aminoacidi che, terminato il processo digestivo, vengono riassemblati per costituire un nuovo tessuto proteico: il fine principale della sintesi proteica è quello del rinnovo cellulare.Gli aminoacidi carenti possono essere generalmente sintetizzati dallo stesso organismo, ma questo non vale per gli 8 definiti essenziali, che devono essere introdotti attraverso il cibo.I semi di canapa sono tra i cosiddetti alimenti “proteici completi” proprio perché contengono tutti gli aminoacidi essenziali.
Valido anche l'apporto vitaminico (soprattutto per la vitamina E) e di sali minerali (calcio, magnesio e potassio).
La parte lipidica dei semi di canapa è prevalentemente composta da grassi insaturi: i famosi omega 6 e omega 3.Una dieta sana ed equilibrata dovrebbe prevedere l'assunzione di questi acidi grassi in proporzioni precise: il rapporto ottimale omega 6/omega3 dovrebbe essere 5:1, ma le cattive abitudini alimentari del mondo contemporaneo hanno alterato questa proporzione fino a toccare rapporti del 20:1. Nei semi di canapa il contenuto di acidi omega 6 e omega 3 rispetta appieno il rapporto ottimale che regola correttamente l'attività metabolica.

Proprietà


Le proprietà dei semi di canapa sono dovute soprattutto all'alta presenza degli acidi polinsaturi che li rendono preziosi per combattere e prevenire diversi disturbi tra i quali l'arteriosclerosi, disturbi cardiovascolari, colesterolo, artrosi, malattie del sistema respiratorio (ad esempio asma, sinusite e tracheite), eczemi e acne.I semi di canapa sono davvero una medicina naturale e un'assunzione costante può contribuire a mantenere in buona salute diverse ghiandole e muscoli e rinforzare il sistema nervoso.

In cucina


I semi di canapa hanno un sapore molto gradevole e sono facilmente digeribili, per questo vengono molto utilizzati in cucina, soprattutto per arricchire insalate (come tutti la maggior parte dei semi oleosi) o per la preparazione di biscotti e dolci ma anche di pesti e salse.
Con i semi di canapa si prepara l'Hemp-Fu,un prodotto simile al tofu di soia ma dal sapore molto più marcato. Il tofu di canapa è molto utilizzato nella dieta vegana per preparare creme (dolci o salate) o da gustare saltato in padella.
Altra preparazione che prevede i semi di canapa è lo Shichimi,una tradizionale miscela giapponese di spezie simile ad un peperoncino molto aromatizzato e dal caratteristico colore arancione.Nello Shichimi oltre ai semi di canapa (in alcune varianti sostituiti dallo zenzero) troviamo semi di sesamo, semi di papavero, alghe nori, scorze di mandarino, peperoncino e pepe nero. Viene utilizzato nella preparazione di zuppe e pietanze a base di riso.



Semi di Lino: Proprietà e Benefici

Il lino è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle linacee, fiorisce nel periodo compreso tra Aprile e Settembre; esistono circa 200 specie di piante del lino con fiori dei più svariati colori: si va dal classico azzurrino, al viola, il giallo, rosso, bianco, rosa, blu a altre sfumature. Il lino viene coltivato su larga scala sin dai tempi più antichi, e della sua pianta non si getta via nulla; viene utilizzato in vari campi, come quello terapeutico, tessile, cosmetico, artistico, ma anche come mangime per vari animali e molti altri usi ancora.
I semi di lino hanno forma ovale, di colore rosso scuro, quasi marrone; le estremità sono aguzze, lisci al tatto e lucidi. I semi di lino si raccolgono fra luglio e settembre tramite trebbiatura, allo stesso modo del frumento.

Le principali sostanze contenute nei semi di lino sono rappresentate dagli acidi grassi omega 3, presenti in percentuali importanti, sali minerali, proteine, lipidi, acido linoleico, fibre e lignani che hanno importanti proprietà antiossidanti. Gli omega 3, conosciuti come grassi "buoni", hanno effetti salutari sul cuore ed un cucchiaio di semi di lino ne contiene circa 1,7 grammi.


Proprietà curative e benefici dei semi di lino

L'aspetto più importante, legato alle proprietà dei semi di lino riguarda il risultato di alcune ricerche condotte negli Stati Uniti che parrebbe dimostrare come il consumo dei semi di lino possa ridurre il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore: seno, prostata, e colon le parti interessate. Negli studi condotti su animali risulterebbe che gli acidi grassi omega 3 sarebbero in grado di inibire la formazione dei cellule tumorali negli organi appena citati. Allo stesso modo, i lignani, sarebbero in grado di interferire con la crescita e la diffusione delle cellule tumorali. I semi di lino vengono utilizzati anche per la cura di altre patologie come: infiammazioni, ascessi ed emorroidi. Non solo. Proteggono l'apparato cardiovascolare, infatti, stabilizzando il battito cardiaco riescono a ridurre il rischio di infarto. In ultimo, i semi di lino, sono utili anche in gravidanza, in quanto contribuiscono alla formazione della corteccia celebrale.

Dai semi di lino si ricava l'omonimo olio, molto utile alla nostra salute in quanto ricco di sostanze con proprietà benefiche; particolarmente ricco di acidi grassi essenziali, omega 3 e omega 6. Il nostro organismo non è in grado di produrre questi acidi, per cui devono necessariamente essere introdotti tramite alimentazione e l'olio di semi di lino ne rappresenta un'ottima fonte.

Un regolare consumo di olio di semi di lino è consigliato per proteggere l'organismo da malattie cardiovascolari, alcuni tipi di tumore e stati infiammatori. Importantissima la presenza della vitamina E in alta percentuale, considerate le sue proprietà antiossidanti e quella sella lecitina, necessaria per il controllo del sistema nervoso.

Ricordiamo che, come per tutti i tipi di alimenti, non bisogna esagerare nell'assunzione e che due cucchiaini al giorno sono più che sufficienti per soddisfare il fabbisogno quotidiano di omega 3.

da:mr-loto


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Proprietà di erbe aromatiche e spezie

Aneto: erba sedativa, ha proprietà carminativa (elimina i gas intestinali), elimina le flatulenze e disturbi digestivi, allevia il mal di stomaco e i disturbi mestruali.

Anice: carminativo, antispasmodico, da sollievo alla tosse, sedativo.
Basilico: digestivo, leggero sedativo, indicato negli spasmi intestinali, circolazione difettosa, questa erba stimola le ghiandole surrenali.
Cannella: spezia che stimola le funzioni cardiocircolatorie e respiratorie, antisettico, digestivo, anticonvulsivo, sedativo, diuretico.
Cardamomo: è una spezia a effetto carminativo, stimolante, digestivo.
Cerfoglio: erba con proprietà depurativa e tonificante del fegato, diuretica, digestiva.
Chiodi di garofano: spezia con proprietà antisettiche, digestive, tonificanti.
Coriandolo: erba stimolante, carminativa e digestiva.
Curcuma: spezia dalle proprietà antinfiammatorie, efficace contro le flatulenze, l'itterizia, difficoltà mestruali.
Dragoncello: erba digestiva, carminativa, stimolante.
Ginepro: spezia che tonifica tutte le funzioni del corpo, ha proprietà diuretica, antisettica, antidiabetica.
Maggiorana: è un'erba ad effetto rilassante della muscolatura respiratoria e digestiva, fortificante, è un efficace sedativo.
Melissa: erba utile nelle mestruazioni dolorose e nelle indigestioni, ha proprietà antispasmodica, digestiva, calmante.
Menta: erba antispastica, carminativa, distende il sistema nervoso, antifermentativa, tonifica tutto il corpo.
Noce moscata: spezia che possiede proprietà antisettiche generali, carminative e digestive, stimola il sistema nervoso.
Origano: è un erba che ha proprietà simili a quelli della menta ma in quantità minore.
Pepe: spezia con proprietà diaforetica (aumento della sudorazione), migliora la digestione, antiossidante, antibatterico, diuretico, carminativo.
Peperoncino rosso: spezia antifermentativa intestinale, stimolante gastrico, contiene vitamina C, abbassa il colesterolo e i trigliceridi.
Rafano: radice con effetti diuretici e decongestionante nasale.
Rosmarino: erba con proprietà antisettiche, digestive e stimolanti, ridà tono fisico e psichico.
Salvia: erba digestiva, alza la pressione sanguigna, stimolante, antisettica, diuretica, abbassa lo zucchero nel sangue.
Santoreggia: è un erba che stimola il fisico e la mente, possiede proprietà digestiva e antisettica.
Timo: erba carminativa, antispasmodica, antibatterica, stimolante, ha buone proprietà digestive, ottima nelle malattie da raffreddamento.
Zafferano: è una spezia che favorisce il ciclo mestruale, ha proprietà sedative, stimola la digestione, è antiossidante e anticancro.
Zenzero: spezia carminativa (elimina i gas intestinali), rilassa e distende l’intestino, previene la nausea da movimento, antiossidante, antinfiammatorio, abbassa il colesterolo, migliora la funzione del fegato.
Le sostanze sopra elencate non sostituiscono in alcun modo i medicinali. Per una corretta diagnosi e per possibili interazioni di farmaci con piante ed erbe, consultate sempre il medico.


 

 


 






Le proprietà del tè bianco

Ormai tutti conosciamo le proprietà del tè verde e siamo abituati a bere il classico tè nero, ma forse pochi conoscono il tè bianco e le sue tante qualità che non hanno niente da invidiare a quelle del blasonato tè verde. Il tè bianco è un tipo di tè non fermentato, originario della Cina, la cui particolarità consiste nell’essere raccolto soltanto all’alba durante un paio di giorni primaverili e quando i germogli sono ancora chiusi.

Tutte queste accortezze nella raccolta sono dovute al fatto che il tè bianco si caratterizza per il fatto di essere poco alterato e il più naturale possibile, e ciò fa sì che questa bevanda sia estremamente ricca di antiossidanti, flavonoidi e polifenoli.

Il tè bianco contiene importanti quantità di vitamine, soprattutto quelle del gruppo A e del gruppo E, molto indicate per contrastare l’azione dei radicali liberi e per ridurre il colesterolo. Inoltre, il tè bianco contiene meno caffeina rispetto agli tipi di tè, e non solo del tè nero, ma anche di quello verde, nella misura di 5 mg in meno.

Alcuni esperti, inoltre, sostengono che il tè bianco sia più benefico di quello verde, benché quest’ultimo venga spesso decantato come panacea di tutti i mali; questa convinzione si deve ad uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università Kingston di Londra e della Neal’s Yard Remedies, pubblicato sulla rivista “Complementary and Alternative Medicine”, secondo il quale il tè bianco sarebbe in grado di ridurre il rischio di contrarre il cancro e di rallentare la comparsa delle rughe.

Gli studiosi hanno preso in esame gli estratti di 21 piante ed erbe benefiche per la salute, e il tè bianco è quello che si è rivelato più efficace, in quanto contiene un livello molto alto di antiossidanti che, oltre a ritardare l’invecchiamento, aiutano a ridurre il rischio di incorrere in malattie cardiache e tumori.
Infine, uno studio tedesco, pubblicato sulla rivista “Nutrition & Metabolism”, ha dimostrato come il tè bianco sia utile anche nella lotta all’obesità perché è in gradi di frenare la crescita delle cellule adipose stimolando il metabolismo.

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DEPURARSI COL TE' ROSSO

Il rooibos, chiamato comunemente tè rosso, è ideale per depurare l'organismo dopo le abbuffate delle festività natalizie. Il tè rosso contiene infatti alcune sostanze in grado di favorire, in maniera naturale, il processo di digestione.


A confermarlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Phytomedicine da un gruppo di ricercatori spagnoli che hanno constatato come alcune sostanze proprie del rooibos siano in grado di favorire l'attività del fegato nell'eliminazione delle sostanze indesiderate o assunte in maniera eccessiva durante le feste.

Il rooibos ha infatti un'alta concentrazione di polifenoli, antiossidanti vegetali, responsabili di un abbassamento del livello del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue, di un’azione protettiva nei confronti del fegato e di una nuova e maggiormente efficace regolazione del metabolismo.

“Una bevanda come il tè Rooibos – ha spiegato il ricercatore INRAN (Istituto Nazionale per la Ricerca degli Alimenti e la Nutrizione) Mauro Serafini - può aiutare nella digestione dopo i pranzi e i cenoni natalizi. Grazie alla sua azione antiossidante, aiuta a ridurre lo stress indotto dal pasto, aiutando durante il processo digestivo. Il suo basso contenuto calorico, l’assenza di caffeina, le sue proprietà organolettiche uniche fanno del Rooibos l’alleato ideale per rimettersi in forma e depurare l’organismo appesantito dalle abbuffate natalizie”.

Il rooibos, di origine africana, è facilmente reperibile in Italia nelle erboristerie, nei negozi di prodotti naturali e nelle botteghe del commercio equo e solidale.


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Le proprietà dell'uva

L'uva rigenera il corpo e regolarizza l'intestino. Ecco tutte le proprietà di uva bianca, uva nera, uva rosata e uva passa o uvetta.


Tra gli alleati della tua salute e della tua bellezza spicca per le sue benefiche proprietà l' uva, un vero concentrato di sostanze preziose che regalano benessere.Si tratta del frutto della vite costituito da bacche (acini) più o meno piccole, rotonde o oblunghe, riunite in grappoli. In base al colore si identificano uve bianche, nere o rosate; secondo l'impiego, si hanno uve da tavola, uve da vino o uve da essiccare (varietà senza semi). Seguici e scopri come utilizzarla per usufruire al meglio delle sue azioni benefiche...

I contenuti preziosi dell'uva:

L' uva è molto ricca di zuccheri direttamente assimilabili (glucosio, levulosio, mannosio); contiene inoltre acidi organici, sali minerali (potassio, ferro, fosforo, calcio, manganese, magnesio, iodio, silicio, cloro, arsenico), vitamine A, del gruppo B e C, tannini (nella buccia), polifenoli. Occorre però ricordare che la composizione e il gusto dell' uva variano molto secondo la zona di produzione, le condizioni climatiche e la varietà.

L'uva in cucina:

Si consuma come frutto fresco, in macedonia o ridotta in succo; con l'uva fresca molto matura si prepara il vincotto, mosto stracotto fino a diventare dolcissimo, utilizzato per preparare alcuni dolci tradizionali. Dai semi (vinaccioli) del' uva si ricava un olio ricco di acidi grassi benefici per la salute se usato a crudo.

L'uva è ricca di proprietà salutari :

È indicata in caso di anemia e affaticamento, uricemia e gotta, artrite, vene varicose, iperazotemia, malattie della pelle. L' uva ha proprietà antiossidanti e anticancro, dovute soprattutto al contenuto di polifenoli e di resveratrolo, presente nella buccia dell' uva nera; ha inoltre proprietà antivirali, grazie al contenuto di acido tannico e di fenolo, in grado di contrastare il virus dell'herpes simplex (applicazioni di succo d' uva o di mosto sulle labbra affette da herpes ne velocizzano la guarigione).
L' uva Risulta anche particolarmente utile in caso di stitichezza.
Gli acini ridotti in puré, applicati sulla pelle di viso e collo, hanno un'azione astringente e rivitalizzante.
Chi soffre di disturbi digestivi, dovrebbe mangiare gli acini d' uva senza buccia e semi. Deve essere consumata con moderazione in caso di diabete e obesità.

L'ampeloterapia, la cura dell'uva disintossicante e ringiovanente:

La cura dell' uva, detta ampeloterapia (dal greco ámpelos, vite), consiste nel consumare uva delle varietà da vino e ben matura, come unico alimento giornaliero. Per ottenere i migliori risultati, bisognerebbe recarsi nei luoghi di raccolta dell' uva e utilizzarla senza le manipolazioni a cui viene sottoposta prima di essere posta in commercio. Si inizia con un consumo giornaliero di 0,5 kg e si arriva fino a 2-2,5 kg al giorno, secondo il grado di tolleranza.

Se la quantità di uva ingerita è eccessiva, si possono avere perdita di appetito e acidità di stomaco. Durante la cura dell' uva, si consiglia di bere una tisana calda ogni sera, rilassante o depurativa. Nel corso della giornata bere acqua minerale naturale in quantità moderata.
La cura può essere protratta per alcuni giorni; con il controllo di un medico o di un terapeuta di fiducia può durare fino a tre settimane. È indicata per disintossicare e ringiovanirel'organismo ed è utile in caso di artrite, ritenzione dei liquidi, gotta, stitichezza e disturbi digestivi.


 



Vaniglia: proprietà e benefici

La vaniglia, nome scientifico Vanilla Planifolia, è una pianta appartenente alla famiglia delle Orchidaceae ed originaria del Messico; cresce ad un'altezza non superiore ai 700 metri in regioni con una temperatura media compresa tra i 20° ed i 31° centigradi.


Tra tutte le piante appartenenti alla famiglia delle Orchidaceae la vaniglia è l'unica in grado di produrre frutti commestibili; la sua lavorazione per produrre i baccelli di vaniglia è molto impegnativa e va fatta solo in modo manuale e da persone esperte.

La vaniglia viene coltivata in tutti i paesi tropicali ma quella più pregiata è la vaniglia Bourbon proveniente dal Madagascar; altre tipologie di vaniglia conosciute sono la vaniglia di Thaiti e la vaniglia Tahitensis prodotta in Nuova Guinea.

La vaniglia è composta per il 52% da acqua, carboidrati, zuccheri, ceneri e, in piccolissima percentuale, proteine e ceneri; tra i minerali presenti citiamo calcio, sodio, fosforo, potassio, magnesio, zinco, rame, manganese e ferro.

Poche le vitamine presenti, tutte appartenenti al gruppo B e precisamente: B1, B2, B3, B5 e B6.

Proprietà e Benefici della Vaniglia:

La vaniglia ha proprietà stimolanti ed antisettiche ma è anche molto nota per le sue proprietà afrodisiache; infatti agli inizi del Novecento i dottori dell'epoca consigliavano il consumo di vaniglia per superare i problemi legati alla sfera sessuale. Uno studio condotto sui lavoratori di vaniglia rivelò l'esistenza di una malattia professionale chiamata "vanillismo" che annoverava tra i suoi sintomi un incessante eccitazione sessuale.

Alcuni studi recenti hanno dimostrato che la vaniglia è anche in possesso di proprietà antidepressive, questo grazie alla presenza di sostanze in grado di apportare benefici al sistema nervoso centrale. La molecola aromatica principale della vaniglia, responsabile della sua caratteristica fragranza, è la vanillina; la vanillina è un polifenolo con proprietà antiossidanti e secondo recenti studi ha dimostrato di essere in possesso di proprietà antitumorali.

L'olio essenziale di vaniglia rallenta l'ossidazione delle cellule ed è altresì in grado di apportare benefici all'organismo nel contrastare i radicali liberi, infezioni e altre malattie.
Anche nei confronti dello stress, disturbo tipico di questo secolo, la vaniglia, o meglio il suo aroma, sembrerebbe in grado di svolgere un'attività rilassante e calmante nei confronti del sistema nervoso.

Anche chi soffre d'insonnia pare possa trarre benefici dalla vaniglia e dal suo utilizzo; un bicchiere di latte di soia aromatizzato con la vaniglia può aiutare a prendere sonno grazie appunto alle proprietà rilassanti di quest'ultima.

Il processo di preparazione della Vaniglia:

I baccelli di vaniglia vengono raccolti quando la loro maturazione non è ancora giunta al termine ed immersi per alcuni minuti in acqua calda, dopodiché vengono chiusi in una cassa di legno ad una temperatura di 50° gradi per un paio di giorni; questa tecnica conferisce loro la classica colorazione scura della vaniglia che troviamo in commercio e permette ai baccelli di liberare la vanillina che come abbiamo detto conferisce alla vaniglia il caratteristico aroma.
L'ultima fase consiste nell'essiccazione dei baccelli che di norma dura alcune settimane prima che il prodotto sia idoneo alla commercializzazione.

Vaniglia e calorie:

Ogni 100 grammi di vaniglia si ha un apporto calorico pari a 288 calorie.




Tutti i benefici del vino rosso

Il resveratrolo, un antiossidante contenuto nei vini prodotti con uve a bacca rossa, ha molte virtù riattiva la circolazione, sazie e sgonfia


Nelle settimane che vanno da dicembre a gennaio, quando il freddo si fa più pungente, non è facile dire di no a un calice di vino. Rifiutare non serve: autopunirsi negandosi un po’ di piacere non è un atteggiamento corretto, e a lungo andare può rivelarsi un boomerang nei confronti di quello che invece dovrebbe essere l’obiettivo da raggiungere, cioè un corretto e sano rapporto con l’alimentazione; inoltre, le bevande alcoliche hanno alcuni aspetti positivi che possono influire positivamente sulla linea.

Si al vino, no ai superalcolici

Quest’ultima premessa riguarda il particolare il vino rosso mentre resta valido il consiglio di evitare i superalcolici, vera “bomba” per l’organismo dal punto di vista calorico e salutare. Un bicchiere da 15 cl di spumante dolce apporta circa 135 calorie, una dose simile della versione secca ne dà 112 e una di champagne circa 110, con un vino rosso a media gradazione alcolica (12 gradi) si sfiorano le 126 calorie. I dati sono molto diversi scorrendo le tabelle relative ai superalcolici: un bicchierino di amaro a bassa gradazione alcolica da 4 cl dà circa 50 calorie, che salgono a 89 per il gin, a 95 per la vodka e la grappa, fino alle 122 del limoncello. La dose ottimale di alcolici, secondo gli studiosi, è di due bicchieri al giorno per gli uomini, e di uno per le donne: è accertato che il “gentile sesso” è fisiologicamente e biologicamente più vulnerabile agli effetti dell’alcol, e non dovrebbe superare questa quantità per non ingrassare.

Il segreto del rosso? Il resveratrolo

Fra le oltre 400 sostanze che compongono il vino un posto d’onore merita il resveratrolo: questo polifenolo è un antiossidante, presente soprattutto nei vini rossi, e ha una struttura molecolare molto simile a quella degli ormoni estrogeni, tanto da poter essere inserito nella lista dei “fitoestrogeni”. Il resveratrolo – secondo molti studi - ha la capacità di migliorare l’efficienza cellulare, potenziando l’attività dei mitocondri, cioè di quelle “centraline energetiche” che si trovano nelle cellule. Alcune ricerche condotte sugli animali inoltre sembrano dimostrare che favorisca la longevità, migliori il controllo del diabete abbia un effetto protettivo su cuore e circolazione, oltre a riattivare il metabolismo.

Il vino contiene anche altri elementi importanti dal punto di vista della nutrizione: gli zuccheri, per esempio, e i sali minerali (in misura di circa 2 grammi per litro) oltre a lieviti, fermenti, enzimi. C’è poi un’altra caratteristica interessante: a piccole dosi, l’alcol può avere un’azione tranquillante e ridurre la fame nervosa. Un bicchiere di vino aiuta anche a digerire meglio, perché il suo sapore gradevole e l’alcol stimolano la secrezione gastrica e intestinale.


 

 



Proprietà terapeutiche del timo

Forse non tutti sono a conoscenza delle molteplici proprietà del timo, pianta aromatica usata fin dall'antichità per sedare alcune affezioni delle vie respiratorie; sono le sue foglie e le cime fiorite che a fornire i principali componenti chimici dei questa pianta. Tra le proprietà più comuni che si possono ricordare vi sono quelle antipiretiche, espettoranti, disinfettanti, antiossidanti, spasmolitiche, antibatteriche, antivirali. Molto diffusa è l'utilizzazione, a scopo terapeutico, dell'olio essenziale estratto dal timo; però non bisogna sottovalutare il fatto che questo olio è anche tossico per via dei suoi componenti principali, il timolo ed il carvacrolo; il suo uso deve essere quindi calibrato, destinato solo all'uso esterno e dopo opportuna diluizione, magari anche dopo una consultazione con il farmacista, questo per evitare fastidiose irritazioni cutanee ed infiammazioni. La tintura madre ed i decotti di timo possono essere utilizzati per la cura della tosse, mentre l'infuso può curare tonsilliti e laringiti con gargarismi o sciacqui.




Zenzero


Lo Zenzero è un energico stimolante grazie alla presenza di un olio essenziale di color giallino, prodotto dalla secrezione di particolari cellule ghiandolari, dalla composizione molto complessa; la sostanza più importante è chiamata gingerolo e proprio questa dà il sapore intenso alla droga. Nella medicina araba esso è considerato afrodisiaco e alcuni popoli dell'Africa ritengono che mangiare regolarmente Zenzero preservi dalle punture delle zanzare. Utilizzato per applicazioni esterne lo Zenzero ha una leggera azione revulsiva, che viene sfruttata per fare cataplasmi contro i reumatismi e nelle odontalgie. Studi recenti hanno confermato diverse proprietà di questa radice, ad esempio contro la dispepsia: esso infatti è capace di agire efficacemente su tutto l'apparato digerente, nei casi di inappetenza o di digestione lenta e laboriosa, flatulenza, meteorismo e gonfiore intestinale per le sue proprietà carminative. Ma esso si è dimostrato efficace anche contro il mal d'auto, la nausea e il vomito in gravidanza, e come antispasmodico.
Si sono avute quindi molte conferme sulle proprietà attribuite allo Zenzero dall'uso popolare tradizionale, in particolare sull'effetto antiemetico; esso si è dimostrato anche efficace in caso di reumatismi, gastrite e ulcera, mal di testa, ed è stata anche confermata la sua attività antiossidante.


 



Zenzero. 1001 proprietà terapeutiche

Alla scoperta di questa spezia conosciuta già nell’antichità per le sue innumerevoli proprietà terapeutiche, dall’impiego come digestivo, alle sue capacità afrodisiache


Profumo pungente e sapore piccante sono le sensazioni che ci avvolgono quando gustiamo lo zenzero. Zingiber officinale è il nome botanico della pianta dai cui rizomi tuberosi si ricava questa spezia. Lo possiamo comprare sotto forma di polvere disidratata oppure fresco, in quest’ultimo caso prenderà il nome di Zenzero grigio se possiede la sua cuticola esterna; mentre,verrà chiamato Zenzero bianco se venduto decorticato. Originario dell’Asia, lo zenzero sin dall’antichità veniva usato sia in cucina sia come rimedio per la cura di tanti disturbi. Viene citato nel Corano tra le piante presenti nel giardino delle delizie; i Cinesi,oltre ad utilizzarlo in cucina così come gli Indiani, lo usavano anche per la cura di raffreddori, affaticamento ed astenia; gli Arabi lo ritenevano un potente afrodisiaco e alcune popolazioni africane credevano che il consumo costante tenesse lontane le zanzare. Lo zenzero arriva in Italia grazie ai Persiani e anche nel nostro Paese si incomincia ad apprezzarne le qualità, in particolare i Romani ne sfruttavano le capacità digestive.

Oggi questa spezia viene abbondantemente usata come ingrediente nella preparazione di pietanze dolci e salate: nelle zuppe di legumi, nelle insalate e nelle macedonie di frutta, soprattutto di agrumi; nel pesce e nella carne, nelle uova e nel formaggio; nelle focacce, nei biscotti, nel tè, nelle preparazione della birra e delle bevande fermentate. Insomma, possiamo dire che è una spezia dai mille usi. Lo zenzero è oggetto di numerosi studi, i quali hanno confermato le proprietà salutari già note nel passato come in caso di digestione lenta e nella cura della dispepsia. Questa spezia è un efficace rimedio per il mal d’auto e il mal di mare. Ricerche hanno mostrato come l’assunzione dello zenzero prima del viaggio, riduca notevolmente la nausea e i disturbi di chi soffre viaggiare in mare o in auto. È un ottimo carminativo, viene infatti consigliato in caso di flatulenza e meteorismo. La sottile cuticola dello zenzero può essere usata per la preparazione di una tisana che ha un effetto diuretico. In gravidanza se ne consiglia l’uso perché aiuta a combattere la nausea e il vomito, ma ovviamente, non bisogna eccedere nell’uso.

Previene la formazione di ulcere che tendono a formarsi soprattutto quando si assumono farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Se viene applicato sulla cute integra, stimola l’afflusso sanguigno, favorendo così la circolazione. Se viene mischiato all’olio di ricino e si forma un impasto della consistenza di una pappa, può essere usato per la cura dei reumatismi. È utile sia in caso di diarrea che di stipsi proprio perché svolge l’azione di regolatore intestinale agendo in particolare sull’attività peristaltica dell’intestino. Per fare si che possa svolgere un’azione terapeutica è necessaria un’assunzione giornaliera tra i 10 e i 30 gr. Si sconsiglia l’assunzione di dosaggi superiori perché possono causare eruzioni cutanee. Inoltre, vista la capacità di potenziare l’azione dei farmaci antiaggreganti piastrinici e degli anticoagulanti orali, se ne sconsiglia l’uso ai pazienti che assumono questi medicinali.

di Valentina Schirò (Biologa Nutrizionista)
da:pisanipiubelli.it

 




Proprietà curative dello zafferano

Lo zafferano non viene utilizzato solamente a scopo culinario, ma anche a scopo curativo; furono le popolazioni arabe che per prime attribuirono allo zafferano proprietà curative, in primis quella di indurre addirittura il buonumore, quasi un antidepressivo naturale.


Nello zafferano sono presenti la vitamina A, molte del gruppo B e la vitamina C; inoltre questa preziosa piantina è uno degli alimenti più ricchi di sostanze cartenoidi come il Licopene e la Zeaxantina.
Il classico colore giallo acceso dello zafferano è dovuto alla crocina, mentre il tipico profumo si deve invece alla presenza di un'altra sostanza chiamata safranale.

Secondo recenti studi lo zafferano pare avere diverse proprietà e benefici nei confronti dell'organismo umano; le proprietà dei principi attivi in esso contenuti hanno effetti benefici sulla parte del sistema nervoso responsabile del tono dell'umore e questa azione è stata testata in ambito clinico su persone affette da lieve stato di depressione dando esito positivo.

Le proprietà della zafferano si sono dimostrate utili anche in caso dei sintomi tipici della sindrome premestruale come gli sbalzi di umore e la tensione nervosa.
Grazie alle ottime proprietà antiossidanti dei carotenoidi in esso contenuti anche la memoria e la capacità di apprendimento traggono benefici dall'assunzione della preziosa polverina; è allo studio l'ipotesi che lo zafferano sia in grado di inibire il deposito di alcune proteine presenti nel cervello umano quando si è in presenza della malattia di Alzheimer.

Già nell'antichità lo zafferano con le sue proprietà rappresentava un ottimo rimedio per diversi disturbi; in alcuni testi medici risalenti all'antica Persia già venivano sottolineati i suoi benefici rispetto ai disturbi respiratori e alle ulcere dello stomaco.

Fonte: "mr-loto"


 




La Bevanda di Acqua e Limone: la Doccia Interna Mattutina


Questa bevanda è semplice ma molto, molto efficace. Ecco tutti i consigli per metterla in pratica da subito.


L’acqua e limone è una bevanda preziosissima, da bere al mattino al risveglio. Questa ricetta naturale aiuta a disintossicare il corpo e agisce come un vero e proprio lavaggio dell’apparato gastrointestinale. Ma vediamo più dettagliatamente le indicazioni e i benefici di questa semplice ma utilissima bevanda.



Indicazioni



Una pulizia del corpo



Drenaggio delle tossine



Lavaggio dell’apparato gastrointestinale



Lavaggio dell’apparato renale



Drenaggio epatico



Regolarizzazione dell’intestino



Alcalinizzazione dell’organismo 



Benefici



Una depurazione generale



Siamo abituati a fare tutti i giorni una doccia, cioè a lavarci esternamente. Ma non consideriamo che è necessaria anche una doccia interna. Uno dei miei primi consigli come naturopata è quello di bere ogni mattina, al risveglio, una grande tazza di acqua ben calda, con il succo di mezzo o un limone. Questa bevanda “lava” il corpo dall'interno. L'acqua calda dissolve le scorie e le impurità.



Il drenaggio delle tossine



L’acqua ben calda che scende a digiuno lungo l’apparato gastrointestinale insieme all’azione solvente del limone agiscono con un’azione di pulizia. Questa bevanda rimuove le tossine, i residui della digestione e il muco che spesso si deposita nell’intestino. È un po’ come quando si lavano i piatti con acqua ben calda e sapone: i detriti si sciolgono e lo sporco viene eliminato. Il calore di questa bevanda al limone esercita inoltre un’azione di drenaggio del fegato e della cistifellea, eliminando i ristagni di bile.



L’azione alcalinizzante


Il succo di limone esercita un’importante azione alcalinizzante. Può sembrare strano, perché il sapore del limone è acido. Ma la realtà è che quando si introduce il limone all’interno del corpo, la reazione che si determina è alcalina. Lo si può constatare personalmente, verificando il pH urinario con le cartine di tornasole. Se si misura il pH delle urine prima di assumere l’acqua e limone e dopo circa trenta minuti dalla sua assunzione si noterà che i valori si sono alcalinizzati. Questa azione è particolarmente importante perché quando c'è uno stato di acidosi è molto più probabile che si instauri la malattia. Invece quando l'organismo è "correttamente alcalino” c'è benessere.

La regolarizzazione intestinale

La bevanda dell’acqua e limone aiuta a regolarizzare l’intestino. Spesso si pensa che il limone abbia un’azione astringente. Ma non è vero. L’acqua e limone è indicata sia per la stitichezza che per la diarrea: nel primo caso ha un’azione emolliente sulle feci e stimola l’evacuazione; nel secondo caso ha un’azione disinfettante e battericida. È questo il motivo, e non l’azione astringente, per il quale il limone viene indicato per la diarrea.

La purificazione renale

La bevanda all’acqua e limone attiva e purifica i reni.

Il drenaggio epatico

Il limone esercita un’azione benefica sul fegato e sulla cistifellea. È una fonte ricca di limonene, fondamentale nell’azione disintossicante del fegato.

La stimolazione del metabolismo

Questa bevanda, assunta come indicato, stimola dolcemente il metabolismo. È quindi indicata nel caso si desideri perdere peso in eccesso. Se invece, al contrario, si è troppo magri, la bevanda aiuta a dare energia.

Benefici su più fronti

Se impari ogni mattina a bere l'acqua e limone al risveglio scoprirai entro dieci giorni un nuovo benessere: si riduce anche l'alito pesante, la digestione migliora e si avverte un nuovo senso di leggerezza. Persino la pelle diventa più bella e luminosa.

Istruzioni

Un rito mattutino

Ingredienti:

acqua minerale naturale 300-400 ml
limone, mezzo o uno intero
una bella tazza grande, da utilizzare per questa bevanda. Scegline una che ti piace: contribuirà al tuo rito di salute mattutino.
Scalda l’acqua fino a una temperatura di calore tollerabile, spremi nel frattempo il succo di mezzo o un limone, filtralo in modo da eliminare eventuali semi e filamenti della polpa, poi versa l’acqua e il limone nella tazza. La bevanda va sorseggiato a piccoli sorsi, in un tempo breve, senza lasciarla raffreddare.
Dopo dieci-quindici minuti è possibile fare la colazione. Per lasciare a questa bevanda il tempo necessario di agire è consigliabile assumerla subito, al risveglio. È un rito di benessere. Io lo faccio da tanto tempo: mi alzo e vado subito in cucina a preparare questa bevanda di salute. Poi proseguo con la routine mattutina. Al termine faccio colazione.

Avvertenze e controindicazioni

Leggi bene!

E’ consigliabile bere l'acqua limone con la cannuccia perché, se assunta tutti i giorni, può danneggiare lo smalto dei denti. Inoltre, al termine della sua assunzione, si consiglia di bere uno o due sorsi di acqua fresca risciacquando la bocca e la gola.
La tazza all’interno non deve essere di ceramica colorata o con dei disegni, perché l’azione solvente del limone ne estrarrebbe eventuali sostanze tossiche.
Se hai difficoltà ad abituarti all'acqua e limone, perché il sapore è troppo aspro, ti consiglio di iniziare con un cucchiaino fino ad arrivare a mezzo, o meglio un limone intero.

Importante.Questa bevanda non è consigliabile per chi soffre di gastrite. Per chi soffre di questo disagio, come doccia mattutina, consiglio una tisana. Molto adatta, per questo caso, è la tisana di malva.

Altre ricette naturali

Le varianti della bevanda di acqua e limone

L’acqua e limone salina. Se si vuole aumentare l’effetto alcalinizzante del limone si aggiungerà un pizzico di sale.
L’acqua e limone piccante. Se si vuole aumentare l’effetto stimolante del limone si aggiungerà una punta di peperoncino. In questo caso la bevanda è particolarmente indicata per chi desidera eliminare il muco gastrointestinale. Dopo aver aggiunto il peperoncino è necessario mescolare molto bene e bere immediatamente. È consigliabile anche mescolare di tanto in tanto mentre si beve.
L’acqua e limone concentrata. In caso di difficoltà digestive, pesantezza di stomaco o dopo un pasto abbondante consiglio di bere mezzo bicchiere di acqua molto calda con il succo di mezzo limone. Aiuta lo svuotamento gastrico.
L’acqua e limone bicarbonata. È un rimedio che combatte l’acidità di stomaco. Basta aggiungere un pizzico di bicarbonato a una tazza di acqua ben calda con il succo di mezzo limone. Si combatte così l’indigestione e si riducono i gas intestinali. Questo rimedio è utile anche quando si è mangiato troppo, per esempio al ristorante.

Risolvere naturalmente tanti disturbi

Consigli preziosi da tener sottomano

Durante il giorno. L’acqua e limone può essere assunta anche durante la giornata. Se si beve lontano dai pasti, si può mantenere la dose di limone indicata per il mattino, se si beve vicino ai pasti, o durante i pasti, si aggiungerà solo qualche goccia di limone. Il sapore acidulato di questa bevanda la rende estremamente dissetante. L’acqua acidulata con il limone può essere definita la bevanda col maggior potere dissetante in assoluto.
In caso di diarrea si consiglia di assumere l’acqua e limone più volte al giorno. Oltre ad avere un’azione disinfettante sull’intestino, esercita anche un’azione reidratante, apportando minerali e vitamine.
In caso di mal di testa o di difficoltà digestive. Si consiglia l’assunzione di acqua e limone, nella dose concentrata. Se il mal di testa dipende da difficoltà digestive viene notevolmente alleviato. Questa ricetta migliora infatti la digestione difficile.
In caso di obesità è particolarmente indicato assumere questa bevanda due o tre volte al giorno, lontano dai pasti. In questo modo viene enfatizzata l’azione di stimolazione del metabolismo.
Per un effetto energetico, assume insieme all’acqua e limone mezzo grammo di vitamina C, del tipo naturale. Si otterà l’effetto stimolante di un caffè.

Scritto da Simona Oberhammer





Camminare a piedi nudi per riconnettersi con la Madre Terra, tutti i benefici dell'earthing
Camminare senza scarpe salverà la nostra salute? Secondo un nuovo esercito di passeggiatori a piedi nudi, sostenuto da medici e scienziati con relativi studi, è proprio così. La scoperta è simile all’acqua calda, tanto semplice da rasentare il banale: chi non si sente bene dopo aver camminato sul bagnasciuga di una spiaggia o sull’erba fresca di rugiada? Il cosiddetto grounding, la pratica di radicamento a terra attraverso i piedi, è ben conosciuta nello yoga così come in altre discipline orientali quali il T'ai chi ch'uan e Qì Gōng. Ma recenti studi portati avanti da scienziati statunitensi come Gaetan Chevalier, James Oschman, Stephen Sinatra e Martin Zucker hanno portato questa piacevole sensazione a tutto un altro livello.






Il punto fondamentale è che lo scambio diretto tra la nostra pelle e gli elettroni che si accumulano sulla superficie terrestre serve a neutralizzare le molecole instabili nel nostro organismo, all’origine di molti danni fisici. Si tratta dei cosiddetti radicali liberi, il prodotto naturale ma tossico di alcuni processi metabolici del corpo umano. Un eccesso di queste molecole cariche positivamente è la causa di una serie di reazioni a cascata che provocano distruzione cellulare e invecchiamento. Non solo, possono indebolire il sistema immunitario e peggiorare ogni genere di infiammazione nel corpo.




Fino ad ora ci siamo difesi contro l’attacco dei radicali liberi soprattutto attraverso il cibo: mangiando verdure fresche e frutta di stagione in particolare. Ma la scienza dimostra oggi che esiste un altro sistema molto efficace e non dispendioso: basta infatti camminare per 30 minuti al giorno a piedi nudi per neutralizzare la carica positiva dei radicali liberi, tornare in sintonia con la componente energetica terrestre e in sostanza ricaricare il nostro sistema immunitario.



In alternativa ai “piedi nudi nel parco” è possibile anche dormire direttamente sul suolo, oppure connettersi a quest’ultimo attraverso materiali conduttori che si dipanano dal nostro letto fino al terreno più vicino o allo scarico a terra.



Uno studio pubblicato lo scorso febbraio 2013 dall’Università della California Irvine dimostra inoltre che praticare l’earthing, migliora la fluidità del sangue diminuendo così i rischi cardiovascolari come infarto e ictus. Anche altri effetti positivi sono stati osservati in laboratorio su persone equipaggiate di elettrodi e invitate a soggiornare o dormire su superfici di terriccio allestite appositamente. Nei soggetti in esame sono diminuiti disturbi del sonno, dolori muscolari e articolari di vario genere, artrite, diabete, asma e persino sintomi più gravi legati a insufficienza motoria e sclerosi multipla.





I benefici valgono anche per gli atleti professionisti, come assicura Jeffrey Spencer, ex olimpionico statunitense di ciclismo e attuale medico chiropratico della squadra nazionale di ciclisti d’oltreoceano che invita a tecniche di grounding quotidiano i suoi atleti, come altri clienti tra cui il team di ballo della cantante Celine Dion a Las Vegas.



È dalla seconda guerra mondiale che la gomma è comparsa sotto i nostri piedi isolandoci dalla crosta terrestre, spiegano gli autori del libro "Earthing a piedi nudi, curarsi con l’energia della terra". Prima di allora il contatto era assicurato dall’assenza di scarpe o da leggere protezioni in pellame, ancora in grado di condurre l’energia elettrica. Fino agli anni Cinquanta eravamo pertanto connessi con gli elettroni disponibili sulla superficie terrestre grazie a reazioni energetiche sotterranee e fulmini che scaricano la tensione sul suolo. Anche in età più antiche il riposo notturno era un tempo direttamente collegato al terreno: i primi letti rialzati in bronzo comparvero per la prima volta nell’Egitto dei Faraoni 3.000 anni fa, com’è riportato nel libro.



Per gli appassionati di earthing ogni strumento d’isolamento dalla crosta terrestre, e le scarpe in maniera particolare, sono una delle invenzioni più dannose dell’ultimo secolo. Insomma, forse è davvero una buona idea quella di fondare un club di passeggiatori a piedi nudi, il segreto è trovare il posto adatto in modo da evitare oggetti appuntiti, asfalto isolante, sporco eccessivo, batteri o escrementi di animali.



Camminare allena inoltre il sistema cardiocircolatorio, aiuta a perdere peso e, se portiamo l’attenzione al respiro in maniera costante, è una forma meditazione in movimento che ci permette di scaricare pensieri ed emozioni liberando la “memoria interna” del nostro cervello, proprio come quando svuotiamo il cestino del nostro computer. Aiuta a riconnetterci con la natura e rallentare il ritmo per rientrare in sintonia con quello terrestre quando ne abbiamo bisogno.



Già Ippocrate, il padre della medicina moderna vissuto 2.500 anni fa, aveva intuito i danni da disconnessione dalla natura. Diceva infatti “che nessuna malattia arriva all’improvviso, ma è sviluppata attraverso una serie di peccati quotidiani contro la natura. Quando ne accumuliamo un numero abbastanza grande la malattia appare”. Allo stesso modo, un adagio tradizionale dei nativi americana recita: “I Piedi sani possono ascoltare il vero cuore di Madre Terra”. L’obiettivo degli appassionati di earthing è riconnettere l’intera popolazione mondiale al pianeta. 



di Paola Richard 



Fonte: huffingtonpost.it



Noi non siamo nati soltanto dalla nostra madre, anche la terra è nostra madre, che penetra in noi ogni giorno con ogni boccone che mangiamo.  

Paracelso









7 benefici del tè alla menta



Estate, voglia di tisane rinfrescanti e che aiutano il nostro organismo a stare bene. Oggi conosciamo da vicino un tipo particolare di tè: il tè alla menta.




Il tè alla menta, oltre a quelli che elencheremo, ha anche un ulteriore vantaggio: la pianta dalla quale è tratto è presente nei nostri giardini e le sue foglie vengono raccolte proprio in questo periodo per essere essiccate e farne decotti e bustine di tè. Perché allora non approfittarne?



Scopriamo insieme dunque quali sono le proprietà del tè alla menta.



La menta, riserva naturale di energia e forza



La menta è composta da molti elementi essenziali per il corretto funzionamento del nostro organismo: contiene fibre e molti minerali tra cui calcio, potassio, magnesio, rame, manganese e sodio. Anche come vitamine non scherza, composta soprattutto da vitamina C, contiene anche le vitamine A e D. Inoltre, contiene flavonoidi, essenziali per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.



Ecco alcune proprietà riportate dalla nota rivista inglese Examiner e dal blog Livestrong.org.



Contro il mal di stomaco



Il tè verde è un ottimo alleato per combattere il mal di stomaco e alleviare il bruciore. Proprio il suo contenuto di mentolo rende questa tisana adatta a favorire la digestione e rilassare la muscolatura dell’intestino. Una tisana alla menta naturale può essere fatta usando le foglie che avete raccolto e poi avete fatto essiccare, ma anche quelle fresche, lasciandole in entrambi i casi in infusione per 5 minuti.



Aiuta la concentrazione



Il suo sapore rinfrescante aiuta a rimanere concentrati e le proprietà della pianta sono un valido alleato per la memoria. Ecco perché il tè alla menta è una bevanda consigliata per chi studia e ha bisogno di stimolare il cervello e promuovere la messa a fuoco.



Aiuta la diuresi



Il tè alla menta è in genere utilizzato anche per aiutare la diuresi. Facilita la digestione e l’eliminazione delle scorie in eccesso presenti nel nostro organismo, regolarizzando le funzioni intestinali. Aiuta a eliminare i gonfiori ed è considerato un toccasana per bruciare i grassi.



Combatte la tosse



Decongestionante, questa bevanda è un ottimo alleato per alleviare la tosse secca, il raffreddore e il mal di gola. Un consiglio in più? Aggiungete nel tè alla menta delle gocce o una fetta di limone.


Contro problemi di alitosi

Beh, inutile a dirsi, la menta è utilissima a combattere i problemi legati all’alitosi, dovuta a cattive abitudini alimentari o a un processo digestivo lento e problematico. In questi casi, il tè può essere bevuto sia caldo che freddo, ma può anche essere utilizzato per fare dei gargarismi.

Analgesico

Infine, ecco l’ultima proprietà del tè alla menta: è un ottimo analgesico, utile anche contro il mal di testa, grazie alla funzione svolta dal mentolo. Ha notevoli proprietà sedative che aiutano anche nel caso di malesseri dovuti al mal d’auto o a stati di nausea. Va però usato con prudenza.

Per poter creare da soli il nostro tè alla menta, è necessario raccogliere le foglie nei mesi di luglio-agosto, per lasciarle essiccare e conservare le loro proprietà. Per far “decantare” tutti i principi della menta, è necessario lasciare in infusione 2-3 cucchiaini di foglie essiccate almeno per 5 minuti. È sconsigliabile bere il tè nelle ore serali, perché potrebbe disturbare il sonno, perché svolge una funzione stimolante del sistema nervoso.

Da fare attenzione se si soffre di ulcera gastro-duodenale o di ernia iatale.

Fonte: ambientebio.it








LE PROPRIETÁ BENEFICHE DELLE CASTAGNE



Le castagne, presenti soprattutto nelle zone montane, essendo molto ricche di amido, dalla metà del secolo scorso hanno rappresentato per molte persone la principale fonte alimentare. Il Castagno (Castanea sativa) è originario dell’Europa meridionale, ma è anche facile trovarlo in Nord Africa e Asia occidentale e naturalmente in Italia, specialmente in Campania, Sicilia, Lazio, Piemonte e Toscana. 


Dall’inizio del terzo millennio la castanicoltura, che nei decenni precedenti aveva subito una preoccupante flessione, ha registrato un’importante ripresa. I “vecchi” castagni sono stati sottoposti ad un vero e proprio restyling, tramite potature e trattamenti e oggi i prodotti dell’albero (soprattutto i marroni), godono di un mercato molto remunerativo. 







Il castagno appartiene alla famiglia delle Fagaceae, una pianta piuttosto longeva, che può essere alta fino a 25 metri, con tronchi a circonferenza larga, rami estesi e ramificati e foglie verdi con forma allungata. La sua fioritura avviene in piena estate e il suo frutto è chiamato castagna le cui varietà sono sostanzialmente quattro: 






1) Marroni, molto ricercati, all’interno della buccia presentano frutti interi, con la pellicola che non penetra nella polpa ed è quindi facile da rimuovere quando si puliscono, destinati ad essere consumati freschi o sotto forma di marron glacé; 



2) Castagne, ce ne sono tantissime varietà diffuse in varie zone italiane, caratterizzate da una pellicola interna che penetra nella polpa, fino a dividerla (in alcuni casi). Vengono consumate generalmente fresche o secche o sotto forma di farine o marmellate; 



3) Ibridi Eurogiapponesi, molto diffusi anch’essi nelle varie zone italiane, derivano dall’incrocio tra castagno europeo e giapponese e sono stati introdotti in Italia, verso la metà degli anni ’70. La loro principale caratteristica è una forte resistenza al "cancro della corteccia" (vedi Malattie del castagno); 



4) Giapponesi, caratterizzate da piante con uno sviluppo ridotto, hanno bisogno di molta acqua e potature annuali per consentire un rinnovo continuo della chioma al fine di evitare un’alternanza di produzione.




Malattie del castagno 




La malattia più pericolosa per il castagno, è il "cancro della corteccia". Si tratta di un’infezione che penetra nella pianta attraverso i vari tagli che la pianta subisce, relativi generalmente alla potatura o altre ferite provocate da mezzi meccanici o forti eventi atmosferici. In questo caso gli alberi “contaminati” devono essere accuratamente disinfettati con sali di rame. Un’altra malattia del castagno da non sottovalutare è il "mal dell’inchiostro", facilmente riscontrabile poiché si notano accessi di umidità intorno alle foglie o sostanze organiche intorno al ceppo. Anche in questo caso è opportuno pulire e disinfettare bene i ceppi.




Le proprietà della castagna 




La castagna è un frutto tipico dell’autunno ed è caratterizzato da una coriacea buccia marrone con forma tonda da una parte e piatta dall’altra e un polpa chiara all’interno. Dal sapore molto gradevole, ha un alto contenuto calorico ed è quindi poco indicato per chi segue una dieta. La castagna è molto ricca di sostanze amidacee, ed è quindi nutriente ed energetica, ma non solo: possiede anche una grande percentuale di sali minerali quali: potassio che funge da antisettico e rinforza muscoli e ghiandole; fosforo (calcificante), essenziale per la formazione della cellula nervosa; zolfo, antisettico, disinfettante, particolarmente importante per la robustezza delle ossa; sodio, utile alla digestione ed essenziale per l’assimilazione dei cibi; magnesio, vero e proprio equilibratore dell’umore rigeneratore del sistema nervoso; calcio, essenziale per la formazione delle ossa, del sangue e dei nervi; cloro, importante per la salute dei denti e dei tendini e infine il ferro per una buona circolazione del sangue. 


La castagna, grazie alla vitamina B e al fosforo, contribuisce all’equilibrio nervoso e col potassio a quello della nutrizione. Come la maggior parte dei farinacei, giova a coloro che soffrono di itterizia (la cui bile si travasa nel sangue). Inoltre contiene cellulosa in misura tale da evitare il problema della stitichezza e poiché è un tonico del sistema venoso, è particolarmente indicata se si ha predisposizione a varici o emorroidi. Inoltre questi frutti, proprio per la ricchezza di glucidi, dimostrano proprietà energetiche e sono perciò molto efficaci nelle astenie fisiche e intellettuali per chi pratica sport o è soggetto a stress, mentre sono sconsigliati per i diabetici. La presenza di zuccheri indica la castagna come alimento alternativo per i bambini allergici al latte di vacca o al lattosio. La farina sopperisce, nella preparazione di dolci e minestre, al fabbisogno di carboidrati anche nei soggetti che presentano intolleranza ai cereali. La fibra è ritenuta molto importante per l’effetto positivo sulla motilità intestinale, sulla microflora e sulla riduzione della colestorolemia. Infine la castagna viene utilizzata con successo anche nei casi di anemia, magrezza e in gravidanza, in virtù del suo apporto di acido folico (notoriamente consigliato per prevenire alcune malfomazioni fetali).


TABELLA NUTRIZIONALE E CALORIE DELLE CASTAGNE


Valori nutrizionali per 100 grammi di parte edibile


Energia Kcal 165.00

KJoule 688.00

Calorie da proteine 7.00 %

Calorie da carboidrati 84.00 %

Calorie da grassi 9.00 %


Composizione chimica


Quantità Parte edibile 85.00%

Acqua 55.80 gr

Proteine 2.90 gr

Carboidrati 36.70 gr di cui

zuccheri solubili 8.90 gr

Amido 25.30 gr

Grassi 1.70 gr di cui

saturi 0.42 gr

monoinsaturi 0.78 gr

polinsaturi 0.89 gr

Fibra totale 4.70 gr di cui

fibra solubile 0.37 gr

fibra insolubile 4.33 gr

Colesterolo 0.00 mg

Alcool 0.00 gr

Acido Fitico 0.05 mg


Altri effetti benefici della castagna 


La castagna ha anche qualità antinfiammatorie (grazie al potassio, presente in grandi quantità) ed è particolarmente indicato in caso di febbre e dolori reumatici. Anche le foglie del castagno possono essere utilizzate con buoni risultati contro le malattie da raffreddamento: basta semplicemente comporre con esse un decotto da sorseggiare alla sera. Infusi con l’aggiunta di miele sono invece indicati come rimedi alla tosse da bronchite, oppure sotto forma di impacchi contro i reumatismi. Infine si segnalano anche le proprietà cosmetiche della castagna: con la sua polpa, infatti, si può realizzare una tinta “fai da te” che, applicata sui capelli, li schiarirà in modo naturale. Un impacco formato da bucce appena cotte, applicate dopo lo shampo, potrà conferire ai capelli una rinnovata lucentezza.


Fonte: benessere.com
 



LE PROPRIETÁ BENEFICHE DELLA ZUCCA 

Utilizzata non solo in cucina, ma anche in cosmesi e in medicina, la zucca viene persino usata come contenitore e come utensile. 
Il termine zucca deriva da "cocutia" (testa), poi trasformato in "cocuzza", "cozuccae" e, infine, zucca. È originaria dell'America Centrale e i semi più antichi, ritrovati in Messico, risalgono al 7000-6000 a.C. Nel nord America la zucca rappresentava un alimento “base” della dieta degli Indiani e infatti i primi coloni impararono da loro a coltivarla. Insieme alla patata e al pomodoro, è stato uno dei primi ortaggi esportati dopo la scoperta dell'America. 
La zucca appartiene alla grande famiglia delle Cucurbitacee, molto ricca di varietà, sia per quanto riguarda la forma, che per il colore. Le specie più note sono la Cucurbita maxima (zucca dolce) e la Cucurbita moschata (zucca torta o zucca pepona), da non confondere con la Cucurbita pepo, specie cui appartengono le comuni zucchine. Nella Cucurbita maxima il “frutto”, considerato la zucca per eccellenza, ha una forma voluminosa e appiattita in alto, caratterizzata da una spessa buccia verde solcata da striature longitudinali. Generalmente è di grandi dimensioni (può arrivare a pesare anche 80 kg), mentre la Cucurbita maxima presenta una polpa di colore giallo-arancio farinosa e dolciastra. La Cucurbita moschata invece, ha una forma allungata, cilindrica, un po’ “gonfia”all'estremità, è di colore verde/arancione, di dimensioni medie ed ha una polpa dolce e tenera. In Italia, le varietà di zucche più coltivate sono la Marina di Chioggia, molto diffusa nel Nord, e la Lunga di Napoli.

Come si sceglie una buona zucca? 

La zucca viene seminata in primavera e arriva a maturazione in agosto. Al momento dell'acquisto è importante che il prodotto sia fresco, ben maturo e sodo. Basta “colpirla” con le nocche della mano e verificare che emetta un suono sordo. Inoltre, il picciolo, inoltre, deve essere morbido e ben “attaccato” alla zucca e la buccia deve essere pulita e senza ammaccature. Visto che, generalmente le sue dimensioni sono enormi, la zucca viene venduta a tranci o fette, ma occorre tener presente che la buccia e semi rappresentano uno scarto del 30-35%. Specialmente nel caso in cui venga acquistata a fette, occorrerà verificare bene che la parte tagliata ed esposta all'aria non sia eccessivamente asciutta.

Come conservare le zucche 

Acquistata una zucca intera, la si può conservare per tutto l’inverno, in un ambiente buio, fresco e asciutto. Secondo la tradizione, le zucche andrebbero mangiate entro carnevale. I pezzi di zucca cruda, si conservano invece nel frigorifero, generalmente nello scomparto delle verdure, avvolti nella carta trasparente: in questo caso però, vanno consumate entro alcuni giorni poiché facilmente “si disidratano”. Se invece la si vuole conservare nel congelatore, si dovrà limare la buccia, tagliare la zucca a dadini e “sbollentarla” un po’, prima di congelarla.

Le proprietà nutrizionali 

La zucca è in grado di “riempire” un intero menù, dall’antipasto al dolce, poiché molte sono le sue “virtù” ed ogni piatto risulterà quindi gustoso e salutare. Ecco le proprietà nutrizionali della zucca, riferite a 100 grammi di prodotto.

Proprietà nutrizionali Quantità (100 gr. zucca)

Proteine totali 0,60 gr
Lipidi totali assenti
Glucidi totali 3,40 gr
Amido 0,70 gr
Glucidi solubili 2,70 gr
Energia 15,00 Kcal
Fibra alimentare 1,30 gr
Colesterolo Assente
Calcio 20,00 mg
Ferro 0,90 mg
Sodio 1,00 mg
Potassio 202,00 mg
Fosforo 40,00 mg
Vitamina B1 0,03 mg
Vitamina B2 0,02 mg
Vitamina A 599,00 mcg
Vitamina PP 0,50 mg
Vitamina C 9,00 mg

Le proprietà della zucca 

Le proprietà della zucca sono diverse, a cominciare dalla polpa che contiene diversi principi attivi in particolare modo carotenoidi, ma anche mucillagini e sostanze pectiche. Anche i semi hanno la loro importanza perché in essi è possibile trovare fitosteroli, olii grassi, melene e fitolecitina. Inoltre dai semi di zucca freschi pestati si estrae un olio scuro mentre, tostati e salati, vengono serviti come “stuzzichini” insieme all’aperitivo. Essi hanno anche una funzione medicamentosa, infatti sono molto indicati per combattere la tenia echinococco (verme solitario). Questa proprietà deriva dalla cucurbitina (un amminoacido) che “paralizza” letteralmente il verme e ne provoca il distacco dalla parete intestinale. L'uso dei semi come vermifugo è da tempo conosciuto, generalmente ben tollerato e privo di controindicazioni. Ma non è solo questa la loro funzione positiva, infatti i semi della zucca sono anche in grado di alleviare le infiammazioni della pelle e di prevenire le disfunzioni delle vie urinarie. La polpa e il succo della zucca spesso vengono utilizzati come diuretici e gli specialisti consigliano di bere un bicchiere di succo la mattina a digiuno. Da essa inoltre si ricava un estratto che, mischiato al latte, è molto indicato per i disturbi gastrici e le patologie della prostata.

La zucca in cosmesi 

Con la polpa della zucca si può preparare un’ottima maschera di bellezza, in grado di restituire tonicità e lucentezza alla pelle del viso. In che modo? Schiacciare una fettina di zucca cruda e un pugnetto di semi, mescolare il tutto con un po’ di miele, applicare l'impasto sul viso e lasciarlo in posa per qualche minuto: quasi miracolosamente tutti i tipi di pelle, specialmente quella grassa con i punti neri, risulteranno più puliti e levigati.

La zucca in cucina 

Con la zucca si può veramente cucinare un pasto intero, dall’antipasto (tortini di zucca), al primo piatto, (i famosi tortelli di zucca) al contorno (è molto indicata ad esempio per accompagnare la carne di maiale), fino al dolce, dove viene utilizzata per la “tipica” torta americana molto nota con il nome di “pumpkin pie”. Il modo più “classico”per gustarla è di tagliarla a fette abbastanza spesse e sbollentarla nel forno al naturale, per poi condirla con una noce di burro e un po’ di sale.

La zucca utilizzata come contenitore 

In ogni parte del mondo, la zucca viene utilizzata anche come contenitore: in Africa gli abitanti del luogo sono soliti fabbricare con le zucche cave, delle pipe ad acqua, dove il fumo prodotto dal piccolo braciere viene “indirizzato” tramite un cilindro di legno, nell'acqua contenuta in una zucca dopo aver praticato un foro nella parte superiore di essa, dal quale viene aspirato il fumo filtrato. Alcune varietà di zucche appartenenti alla specie Cucurbita Lagenaria, quando raggiungono la piena maturazione, hanno una buccia durissima e anticamente erano coltivate nelle campagne con il preciso scopo di ricavarne contenitori, borracce per vino o acqua, e perfino imbuti. Per questo motivo la Zucca Lagenaria viene anche detta “Zucca da vino”, poiché dopo essere stata essiccata, al suo interno presenta una cavità che può essere utilizzata per conservare o per trasportare queste bevande o altri liquidi. Le zucche più piccole, invece, dopo essere state essiccate e spaccate a metà, vengono utilizzate come cucchiaio o mestolo.

Fonte: benessere.com





Ampeloterapia: la cura dell’uva

In che cosa consiste l’ampeloterapia? 

Per ampeloterapia, conosciuta meglio come cura dell’uva, si intende quel periodo in cui questo frutto autunnale dolce e succoso (bianco, dorato, violaceo o nero), viene introdotto con buccia e semi come alimento esclusivo, o quasi, della propria dieta. 
Ai giorni nostri questo metodo è ormai diffuso ed è seguito da numerose persone con l’obiettivo principale di disintossicare l’organismo ed eliminare le tossine; in realtà l’ampeloterapia è sempre stata praticata fin dall’antichità, dove erano già conosciute le molte virtù terapeutiche dell’uva. 
Questo frutto pregiato contiene infatti molte sostanze come ad esempio vitamine del gruppo B (in particolare la vitamina B1, B2 e PP), la vitamina C, ma anche sali minerali come potassio, Calcio e Magnesio. I grassi sono invece raticamente inesistenti, tuttavia l’apporto calorico dell’uva che corrisponde a 61 Kcal per ogni 100 grammi, è fornito essenzialmente dall’elevata presenza di zuccheri di rapida assimilazione 8glucosio e fruttosio). 
Tra le varie sostanze decantate dell’uva, abbiamo anche il resveratrolo che migliora la fluidità del sangue riducendo la tendenza delle piastrine ad aggregarsi, è un ottimo frutto antinfiammatorio e diminuisce il colesterolo. 
E’ anche ricco di polifenoli che sono antiossidanti naturali, tannini, diversi acidi tra cui acido tartarico, malico e citrico, oltre alla presenza di una grande quantità di acqua superiore all’80% del peso del frutto. La durata dell’ampeloterapia può variare, ma generalmente è programmata per 2-3 giorni 
(lasso di tempo in cui è concesso il fai da te) e ripetuta per due volte al mese, oppure in certi casi si protrae addirittura una settimana o per periodi anche più lunghi, in cui però si richiede l’assistenza di personale medico. 
La quantità iniziale è di circa 500 grammi d’uva, raggiungendo pian piano il consumo di 2 Kg o più ogni giorno, sostituendo progressivamente tutti gli altri alimenti, oltre all’assunzione di abbondanti volumi di acqua naturale per favorire il processo depurativo, completato eventualmente con succhi d’uva al 100%. 
Se desiderate sfruttare al meglio i benefici dell’ampeloterapia, è importante anche preparare l’organismo in modo che si abitui gradualmente a questo trattamento, adottando quindi un regime alimentare dietetico e ricco soprattutto di alimenti di origine vegetale, sia nei giorni che precedono e seguono questa cura. 
Senza dubbio l’ampeloterapia aiuta il nostro corpo a rimettersi in forma, ha proprietà ricostituenti, rinfrescanti, disintossicanti dell’intestino, combatte la dispepsia, le morroidi, la calcolosi urinaria e delle vie biliari, attiva le funzioni epatiche, facilita la digestione ed aiuta le cellule a difendersi dai radicali liberi, così come altre possibili indicazioni sono il trattamento degli stati di stipsi (stitichezza), periodi di stress psicofisici, patologie reumatiche e gotta. 

Quali sono invece le controindicazioni di questa antica terapia? 

La cura dell’uva non è adatta a tutti e dovrebbe essere seguita in autonomia solo da persone che godono di buona salute. 
Infatti l’ampeloterapia non è indicata ai diabetici, a coloro che soffrono di ulcera, con problemi ai reni, ai soggetti con intestino irritabile e alle donne durante il ciclo mestruale. 
Tuttavia si consiglia comunque di consultare il proprio medico curante per verificare eventuali controindicazioni, soprattutto per coloro che hanno l'intenzione di seguire l’ampeloterapia oltre le 72-96 ore. 
Alcune persone invece, attratte dalle mille virtù benefiche dell’uva, sperimentano solo parzialmente questa terapia, cioè sostituiscono con grappoli d’uva un pasto del menù giornaliero, assumendo con regolarità tutti gli altri alimenti nell’arco della giornata. 
In altri casi c’è chi include il consumo dell’uva ad intervalli regolari, ad esempio un solo giorno alla settimana fino alla disponibilità stagionale di questo frutto, all’interno però di un regime dietetico dimagrante personalizzato, oppure c’è chi segue forme di digiuno restrittive, a base cioè di sostanze esclusivamente liquide (tisane, brodi vegetali, ecc.), con il solo privilegio di consumare a volontà il succo centrifugato di questo frutto, dove sono concentrate tutte le proprietà dell’uva. 
In ogni caso, qualunque sia la terapia a base d’uva che desiderate sperimentare, è opportuno considerare questo frutto non come “panacea di tutti i mali”, ma eventualmente come coadiuvante per la risoluzione di alcuni problemi di salute, tenendo sempre conto dell’importanza di associare anche uno stile di vita sano ed equilibrato.

Rossana Madaschi, Dietista e Docente di Scienza dell’Alimentazione 

Fonte: nutrirsidisalute.it




Il fieno greco è considerato un tonico ricostituente. A tali proprietà si aggiungono anche un'azione nabolizzante e antianemica, ipoglicemizzante e ipocolesterolemizzante.

Che cos'è

Il fieno greco (Trigonella foenum-graecum) è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle leguminose. Diffusa in tutta l’area del Mediterraneo, la si trova più frequentemente nelle zone costiere (resiste bene alla salinità del terreno), ma anche nelle aree pedemontane.
Alta una cinquantina di centimetri, ha foglie tripartite che ricordano il trifoglio. A questa caratteristica si deve il nome scientifico (Trigonella), mentre il nome volgare deriva dal suo antico uso come foraggio. I fiori, solitari, sono bianchi o giallini.
Il frutto è un legume con semi piatti romboidali che emanano un intenso odore di fieno, spesso considerato sgradevole.
Semi e foglie sono ricchi di saponine steroidee (diosgenina, yamogenina), fitoestrogeni (vitexina, quercetina, luteolina), alcaloidi (trigonellina, genzianina), vitamine (PP, complesso B, A e C), lisina, triptofano, sali minerali (ferro, fosforo) e cumarine.

Quando può essere usato

Tonico e ricostituente, è utile durante le convalescenze, negli stati di affaticamento e in quelli anemici. Possiede anche un’azione anabolizzante che favorisce la crescita muscolare. Ed ha un’azione antianemica.
Riduce i livelli della glicemia e della colesteolemia.
I cataplasmi di farina di fieno greco combattono la pelle grassa, i foruncoli e l’acne.

Meccanismo d’azione

Durante il transito intestinale degli alimenti le saponine presenti nella pianta si legano al colesterolo riducendone l’assorbimento.
Per quanto riguarda gli zuccheri, il loro assorbimento intestinale è invece reso difficile dall’elevata quantità di fibre grezze e di sostanze mucillaginose.
Le sostanze steroidee anabolizzanti favoriscono la sintesi proteica e la formazione del tessuto muscolare, mentre i fitoestrogeni stimolano la crescita del seno e la produzione di latte, che però assume il caratteristico odore della pianta, solitamente sgradito al lattante.
All’azione sul sistema ormonale va imputato anche l’aumento dell’emopoiesi, ossia della produzione di cellule del sangue.
Il complesso delle sostanze contenute stimola inoltre i centri cerebrali della fame.

Come si presenta

È possibile trovarlo come polvere, estratto secco, estratto fluido titolato (la formulazione migliore), preparato per infuso, al quale sono spesso aggiunti altri estratti (come quello di liquirizia) per correggerne il sapore.

Posologia

La posologia dipende dalla titolazione. Per l’infuso, 1 cucchiaino in 300 ml di acqua bollente o 1,5 grammi di polvere lasciati macerare per tre ore nell’equivalente di tre tazze di acqua, da assumere in due-tre volte nell’arco della giornata.
La dose giornaliera di estratto fluido va da 1 a 1,3 gocce per kg di peso corporeo, suddivise in due somministrazioni circa 30 minuti prima dei 2 pasti principali.

Precauzioni

Per la ricchezza in fibre e mucillagini, può ridurre l’assorbimento intestinale dei farmaci somministrati per via orale. L’assunzione del fieno greco dovrebbe quindi avvenire lontano da quella dei farmaci.
Non va assunto in gravidanza in quanto stimola le contrazioni uterine.

Interazioni

A causa del loro effetto ipoglicemizzante, gli estratti di fieno greco non dovrebbero essere utilizzati in pazienti diabetici in trattamento con insulina o ipoglicemizzanti orali. Nei casi di assunzione concomitante si raccomanda comunque di monitorare attentamente la glicemia.
Non va assunto da pazienti che siano in terapia con farmaci anticoagulati a causa del suo contenuto in derivati cumarinici, che li esporrebbe al rischio di emorragie.
Non va assunto in concomitanza con l’uso di diuretici, lassativi e farmaci che inducono una riduzione dei livelli di potassio nel sangue, per il rischio che insorgano aritmie.


Tramite: saperesalute.it



Sai come funziona la medicina in Cina? Quattro volte l'anno tutta la famiglia va dal medico e lui li cura vale a dire cerca nelle persone in buona salute i punti deboli che potrebbero diventare poi delle malattie, gli fa un po' di agopuntura, gli da delle erbe, corregge la dieta riequilibra l'organismo poi lo pagano e se ne vanno.
Per loro questa è la medicina, impedire che uno si ammali.
Invece se uno si ammala è il medico che va da lui per curarlo e per quella visita non viene pagato. Perché non è medicina per loro.
Per loro curare la malattia quando c'è già è come mettersi a fabbricare armi subito dopo aver dichiarato guerra oppure scavare un pozzo quando si ha sete. Bisognava pensarci prima!
Perciò al medico cinese conviene che la gente stia bene perché sono quelli che stanno bene che pagano, gli ammalati gli portano via tempo senza farlo guadagnare e se ha troppi ammalati il medico va in rovina. Poi la gente dice "ha troppi ammalati, non è bravo, non ci andiamo"
Qui è il contrario: più ammalati uno ha e più è rispettato e più guadagna!
Dal Film "La Crisi"
Attendere che la malattia si sia manifestata per porvi rimedio
e che il disordine si sia insediato per occuparsene
è come attendere di avere sete per scavare un pozzo
e attendere la battaglia per forgiare le proprie armi.
Huangdi Neijing
                                                        ✿

Nessuna malattia arriva all’improvviso, ma è sviluppata attraverso una serie di peccati quotidiani contro la natura. Quando ne accumuliamo un numero abbastanza grande la malattia appare.

Ippocrate, Medico greco



Kukicha: cos’è e come si prepara



Il Kukicha è quasi del tutto privo di teina, il che lo rende una bevanda adatta a tutti. Molti giapponesi lo utilizzano al posto dell’acqua durante la consumazione dei pasti, poiché favorisce la digestione.



Kukicha è una tipologia di tè verde, tipico della provincia giapponese di Shizuoka. 



Questo tè si differenzia dagli altri per il suo aspetto insolito: infatti si presenta come una combinazione di piccoli rametti e alcune foglie, perché si ottiene dalla spuntatura dei rametti della pianta (Camellia Sinensis) quando ha raggiunto i tre anni di età, a cui segue l’essicazione che dura circa un anno e poi una leggera tostatura. Infatti Kukicha significa Tè di Gambo (kuki=rametto) ed è conosciuto anche come Tè dei Tre Anni. 



Proprietà del tè Kukicha 



Il Tè Kukicha, come tutti i tè verdi, non subisce processo di fermentazione: questo consente di mantenere inalterate tutte le sue proprietà, poiché i principi contenuti non vengono modificati.


Il Kukicha contiene:

• polifenoli: dalle proprietà antiossidanti e depurative, che promuovono il benessere dell’organismo e contrastano i radicali liberi, a cui si deve l’invecchiamento cellulare. 

In particolare, le catechine contenute nel tè sono regolatrici del metabolismo, stimolano la termogenesi, favorendo il controllo dell’accumulo di grassi, coadiuvano la diuresi, sostengono il benessere cardiocircolatorio.

• sali minerali e vitamine: calcio, ferro, manganese, rame, selenio, zinco, vitamina A, B1, B2, C, per la densità ossea, rinvigorire capelli e unghie, supportare le difese immunitarie. 

Benefici del Tè KukichaIn generale il tè Kukicha contribuisce a: 

• mantenere sotto controllo i valori della pressione arteriosa; 

• regolare i livelli di colesterolo;

• contrastare la stanchezza; 

• rafforzare il sistema immunitario;

• controllare il peso corporeo poiché svolge attività termogenica, cioè bruciagrassi. E’ indicato per coloro che stanno seguendo un regime alimentare dimagrante; 

• alcalinizzare l’organismo per via ematica: bilancia infatti i livelli di acidità dell’organismo;

• riequilibrare i livelli glicemici;

• favorire la diuresi, depurare i reni e disinfiammare la vescica. 

Il Kukicha è quasi del tutto privo di teina, il che lo rende una bevanda adatta a tutti, adulti, anziani e bambini e può essere assunto in qualsiasi momento della giornata. Molti giapponesi lo utilizzano al posto dell’acqua durante la consumazione dei pasti, poiché favorisce la digestione. 

Anche la Macrobiotica riconosce l’efficacia delle sue proprietà, infatti il Kukicha fu introdotto in Europa dallo stesso fondatore, George Ohsawa e inserito in alcune indicazioni alimentari per la sua azione procinetica a livello digestivo. 
Preparazione del tè Kukicha Questo thè è strutturalmente coriaceo, dato dalla presenza di rametti. La sua preparazione differisce da quella degli altri thè e richiede un po’ più di tempo perché in decozione.

E’ necessario portare a bollore l’acqua prima di aggiungervi un cucchiaino di rametti di Kukicha. Le proporzioni indicativamente sono 350 ml d’acqua per un cucchiaino da tè. Si fa sobbollire per altri 7 minuti, poi si toglie dal fuoco a riposare per circa un quarto d’ora. A questo punto è possibile filtrare e sorseggiare questo meraviglioso tè dal sapore dolce e mandorlato.

Particolare importante: i rametti possono essere riutilizzati altre 2 o 3 volte in infusione per ottenere un tè più leggero. 

di Elisabetta Milani

fone: curenaturali.it




Kefir d'acqua

Il kefir d'acqua è una bevanda leggermente alcolica, ottenuta dalla fermentazione dei grani di kefir. Fra gli ingredienti dovrà sempre essere presente una percentuale dal 3 al 10% di zucchero e tanti altri ingredienti che possono variare a seconda delle ricette e dei gusti personali: limone, succo d'uva, succhi di frutta, frutta secca, malto, foglie fresche di menta ed erbe aromatic
he come finocchio, cumino o anice e perfino il miele o le radici di zenzero.

La bevanda ottenuta è molto dissetante e ricca di vitamine, minerali, fermenti lattici e probiotici. Per la fermentazione del kefir d'acqua si possono utilizzare i granuli per la fermentazione del kefir di latte; l'adattamento dei granuli richiederà alcuni giorni, due o tre fermentazioni il cui prodotto andrà scartato. Una volta avvenuto l'adattamento, i granuli di kefir tenderanno a scolorirsi fino a diventare trasparenti. Le fermentazioni devono avvenire in acqua e zucchero senza l'aggiunta di nessun altro ingrediente.

I granuli, una volta adattati all'acqua, non potranno più essere utilizzati per la fermentazione del latte: l'adattamento è irreversibile, perché nel kefir di latte vi sono circa trenta specie diverse di fermenti, nell'adattamento metà delle specie, quelle che fermentano il lattosio, muoiono. Il kefir d'acqua infatti comprende circa quindici specie di fermenti che riescono a digerire altri tipi di zuccheri, ma non il lattosio. Il kefir di latte quindi è molto più ricco in probiotici di quello d'acqua.

Il kefir d'acqua presenta abitualmente una quantità di alcol fra lo 0,2% e 1%. La quantità di alcol dipende dal tipo e dalla percentuale di zuccheri aggiunti, dal tempo di fermentazione e dalla quantità d'aria disponibile; in condizioni di anaerobiosi (senz'aria, quindi con il contenitore quasi pieno di liquido) prevalgono fermentazioni alcoliche e si otterrà una bevanda più alcolica. Il processo di fermentazione del Kefir produce CO2; per evitare rischi di rottura dovuti all'aumentata pressione interna, i contenitori in cui avviene la fermentazione non vengono sigillati ermeticamente.

Per la preparazione del kefir d'acqua occorrono tre ingredienti:

acqua;
grani di kefir d'acqua;
zucchero.
Inoltre occorrono:

barattolo;
bottiglia di vetro;
imbuto con filtro (in plastica o acciaio inossidabile);
cucchiaio (in plastica o acciaio inossidabile);
bilancia.
La quantità di zucchero da usare: la soluzione zuccherina può essere preparata aggiungendo dal 2,5% al 10% di zucchero rispetto al peso dell'acqua, in base ai gusti soggettivi.

I grani di kefir da usare: dal 7% al 10% della soluzione zuccherina usata.

Altri ingredienti: durante la fermentazione è anche possibile aggiungere della frutta (fresca e secca), purché ben lavata ed esente da impurità che potrebbero intossicare i grani di kefir. La frutta può essere aggiunta anche dopo la fermentazione, quando i grani sono stati separati dal liquido.

In un barattolo di vetro viene sciolto lo zucchero nell'acqua e, solo successivamente, vengono aggiunti i grani di kefir d'acqua. Il barattolo viene coperto con un fazzoletto di tessuto, quindi riposto in ambiente buio e fresco. La fermentazione può durare 24-48 ore. Al termine della fermentazione, i grani vengono separati dal liquido fermentato usando un imbuto con filtro o un colino e vengono usati per la preparazione di altro kefir d'acqua. Il kefir d'acqua, invece, trasferito in una bottiglia, può essere consumato da questo momento in poi, eventualmente aggiungendo frutta o succhi a piacere.

Ad ogni fermentazione, la quantità di grani aumenta. Inizialmente si potrà preparare una dose minore di kefir d'acqua, tuttavia periodicamente sarà necessario eliminare i grani in eccesso, che possono essere donati a conoscenti od essiccati a temperatura ambiente e conservati fino a un anno, chiusi in un barattolo.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera







Olio di iperico: proprietà, usi, controindicazioni e come prepararlo

L’iperico, conosciuto anche come erba di San Giovanni, è una pianta perenne diffusa nel continente europeo, nella parte settentrionale dell’ Africa e in Asia Occidentale. Il fusto raggiunge dimensioni massime di circa 80 centimetri, mentre i fiori, riuniti in pannocchie, sono formati da cinque petali e contraddistinti da un intenso color giallo oro.

Il suo nome scientifico è Hypericum Perforatum, poiché le foglie, viste in controluce, sembrano bucherellate. In realtà quelli che sembrerebbero piccoli fori sono delle vescicole contenenti ipericina, il principale principio attivo dell’iperico.

I fiori di iperico si raccolgono in concomitanza col solstizio d’estate, quando il sole è allo zenit sull’Equatore, in posizione quasi perpendicolare sulla nostra testa. La pianta infatti raggiunge l’apice del suo periodo balsamico, vale a dire la massima concentrazione di principi attivi, il 24 giugno, giorno consacrato alla celebrazione di San Giovanni.

Da qui l’usanza di raccogliere l’iperico proprio nel giorno e soprattutto nella notte di San Giovanni, la cosiddetta notte delle streghe, in cui si raccoglievano le erbe nei campi e si praticavano tutta una serie di rituali a scopo propiziatorio. Proprio a quest’antica tradizione relativa alla sua raccolta, l’iperico deve l’appellativo popolare di erba di San Giovanni.

Cos’è l’olio di iperico

L’olio di iperico è un oleolita, vale a dire un unguento in cui i principi attivi della pianta vengono estratti attraverso la macerazione delle sue parti aeree in olio vegetale.

Generalmente per ottenere l’oleolito d’iperico si utilizzano i fiori, ma anche le foglie e i boccioli della pianta, macerati in olio extra vergine d’oliva o di girasole.

Questo unguento, dal caratteristico colore rosso acceso conferitogli dall’ipericina, è un preziosissimo rimedio naturale, vero e proprio toccasana nella cura di tutti i problemi della pelle, oltre ad espletare importanti proprietà antinfiammatorie e analgesiche.

Oltre all’ipericina, che appartiene alla famiglia dei naftodiantroni, l’olio di iperico contiene flavonoidi, tannini e floroglucinolici (iperforina). Gli straordinari benefici dell’olio di iperico, infatti, non derivano da un singolo principio attivo contenuto nella pianta, ma dall’azione sinergica del fitocomplesso nel suo insieme.

Olio di iperico, proprietà

Per uso esterno, l‘olio di iperico è estremamente efficace. Se massaggiato sulla zona interessata, ha proprietà:

cicatrizzanti
dermorigeneranti
lenitive
emollienti
antiossidanti
antirughe
antisettiche
purificanti
astringenti
antimicrobiche
antinfiammatorie
analgesiche

Olio di iperico, benefici

Per uso topico, trova impiego nel trattamento di tutte le affezioni e irritazioni delle pelle.

Cura le ustioni, le piaghe, le ferite, attenua le smagliature e le macchie della pelle, è un alleato insostituibile nel trattamento della psoriasi e della couperose. Favorisce la rigenerazione cellulare, contrasta l’invecchiamento cutaneo, svolge un’azione antinfiammatoria. Infine, l’olio di iperico è il più potente antirughe che esista in natura.

Può essere usato localmente con ottimi risultati in caso di:

ferite
scottature
ustioni
piaghe da decubito
eritemi
infiammazioni cutanee
psoriasi
macchie della pelle
cicatrici
smagliature
couperose
emorroidi
arrossamenti da pannolino
punture d’insetto
reumatismi
dolori muscolari e articolari

Olio di iperico, avvertenze e raccomandazioni

Per uso esterno, l’olio di iperico non presenta particolari controindicazioni, eccezion fatta per un’eventuale ipersensibilità ai principi attivi, primo fra tutti l’ipericina.

L’unica raccomandazione riguarda il divieto di esporsi alla luce solare o a fonti artificiali di radiazioni ultraviolette subito dopo l’utilizzo dell’olio di iperico. Questo prodotto infatti è altamente fotosensibilizzante, cioè tende ad amplificare gli effetti dei raggi solari sulla pelle, soprattutto nel caso di persone con carnagione chiara o con efelidi.

Olio di iperico, uso interno

L’olio di iperico può essere utilizzato anche per via interna. In questo caso, ha proprietà:

antidepressive
stabilizzanti dell’umore
ansiolitiche
antivirali
antiacide dell’apparato gastrointestinale
antinfiammatorie del cavo orale e delle vie aeree
lenitive della sindrome premestruale e dei dolori mestruali

Olio di iperico, antidepressivo naturale

L’olio d’iperico agisce impedendo la ricaptazione, ovvero il riassorbimento dei neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina e dopamina, responsabili del buon umore e del benessere psichico. Inoltre, è in grado di modulare la produzione di melatonina, precursore della serotonina, ormone prodotto dal nostro organismo principalmente durante le ore notturne.

Soprattutto nei periodi di forte stress psicofisico o in concomitanza con i cambi di stagione, l’olio di iperico può costituire un ottimo tonico dell’umore.

Tuttavia, si raccomanda sempre di assumerlo dietro supervisione medica.

Olio di iperico, controindicazioni

L’olio di iperico, infatti, è un prodotto dall’azione estremamente potente, che in alcuni casi può avere ripercussioni negative sul nostro organismo. Può interagire con alcuni tipi di farmaci, potenziandone gli effetti o, al contrario, vanificandone l’azione. In particolare, il suo utilizzo è controindicato in caso di:

gravidanza e allattamento
assunzione di anticoncezionali ormonali (pillola, cerotto, anello vaginale)
trattamento farmacologico con antidepressivi, anticancerogeni, anticoagulanti
Nel caso degli anticoncezionali , l’olio di iperico è in grado di vanificarne gli effetti, mentre i pazienti in cura con antidepressivi possono sperimentare un eccessivo aumento della serotonina in circolo, al punto andare incontro alla cosiddetta sindrome serotoninergica.

Questo disturbo è caratterizzato da un ampio spettro di sintomi tra cui mal di testa, allucinazioni, agitazione, confusione, tremori, contrazioni muscolari, brividi, tachicardia, sudorazione, nausea e diarrea.

Olio di iperico, come prepararlo in casa

La preparazione dell’oleolito di iperico è abbastanza semplice e alla portata di tutti.

Occorrono innanzitutto i fiori di iperico, ma si possono utilizzare anche i boccioli e le foglie, e un olio vegetale che funga da solvente.

La percentuale è di 1:5 cioè una parte di droga macerata nel corrispettivo in grammi di 5 parti di olio. Ad esempio, per 100 grammi di fiori occorrono 500 grammi di olio vegetale.

Nella preparazione dell’oleolito generalmente si utilizza l’olio di girasole o l’olio extravergine d’oliva, ma vanno bene anche altri tipi, come l’olio di mandorle o di mais.

I fiori vanno lavati e asciugati al sole. Quindi si versano in un barattolo, coprendoli completamente con l’olio.

Solitamente gli oleoliti si lasciano macerare all’ombra, o comunque evitando il contatto diretto con la luce solare. Quello di iperico invece è l’unico che richieda l’esposizione costante ai raggi del sole, per un periodo di circa 30 giorni, corrispondenti a un intero ciclo lunare.

Il recipiente non va chiuso ermeticamente, onde evitare che avvengano processi di fermentazione. Si consiglia di porre una garza sulla sommità del barattolo, ricoprendola col coperchio soltanto appoggiato e non avvitato.

Già dopo qualche giorno si noterà il caratteristico colore rosso, conferito dall’ipericina contenuta nei fiori. Al termine della preparazione, si può filtrare l’unguento.

Si consiglia di filtrarlo 2 volte: la prima volta con un colino, per eliminare le impurità più grandi. Il secondo filtraggio andrà invece effettuato servendosi di una garza o al limite anche di una calza in nylon.

A questo punto, il nostro oleolito di iperico è pronto. Questo fantastico rimedio naturale va conservato in barattoli di vetro scuro, in un luogo asciutto e al riparo da fonti di calore.

Iperico, curiosità

Secondo la leggenda, la pianta dell’iperico sarebbe nata dal sangue di Prometeo, l’eroe greco simbolo di ribellione all’autorità e di libertà contro il potere, punito per aver rubato il fuoco agli Dei per donarlo agli uomini.

Il suo castigo consisteva nell’essere legato a una rupe presso cui ogni giorno un’aquila gigantesca gli faceva visita per mangiargli il fegato. Ogni notte, infatti, il fegato dell’eroe cresceva di nuovo.

La storia dell’iperico è legata a quella dei Templari. Questi cavalieri infatti furono i primi a scoprire, nel XII secolo, le proprietà antidepressive di questa pianta. Si accorsero che, oltre ad essere utile per cicatrizzare le ferite e curare le ustioni, l’iperico riusciva a sollevare l’umore dei soldati feriti in battaglia e immobilizzati a letto per lunghi periodi.

Nel linguaggio comune, l’iperico è chiamato anche scacciadiavoli, poiché si riteneva che questa pianta avesse il potere di allontanare gli spiriti maligni. Proprio in virtù di questa funzione apotropaica, spesso veniva posta sopra le immagini sacre, e da quest’antica usanza la pianta trae il suo stesso nome.

La parola iperico infatti, deriva dall ‘unione di due parole greche: hyper, cioè sopra e eikon, che significa immagine.

L’olio di iperico è chiamato anche “l’olio della casalinga”, perché è il rimedio più comune per trattare la pelle secca e screpolata delle mani.

di Angela Petrella

Fonte: greenme.it






Semi di sesamo: proprietà, utilizzi e controindicazioni

I semi di sesamo sono i più preziosi tra i semi oleosi soprattutto per prevenire l’osteoporosi. Tra le altre proprietà aiutano a ridurre il colesterolo e favoriscono la digestione e non solo. Ecco tutti i benefici dei semi di sesamo!

I semi di sesamo sono ricchi di nutrienti e sono i più preziosi tra i semi oleosi grazie all'alto contenuto di sali minerali, carboidrati e proteine. Attualmente il sesamo viene coltivato in Birmania, Cina e India mentre in Europa viene coltivato soprattutto in Grecia e nel sud Italia. Possiamo distinguere tre principali specie di semi di sesamo: bianchi, neri e rossastri, i primi sono i più facilmente reperibili ma le proprietà nutritive sono molto simili. I semi di sesamo hanno tante proprietà benefiche: aiutano a prevenire l'osteoporosi, le malattie cardiovascolari e non solo: come i semi di zucca, ad esempio, aiutano ad abbassare il colesterolo. Ma scopriamo di più sulle proprietà di questi benefici semi oleosi.

Proprietà benefiche dei semi di sesamo

Dal punto di vista nutrizionale i semi di sesamo sono una delle principali fonti vegetali di calcio, contengono inoltre fosforo, magnesio, calcio, zinco, selenio e una buona quantità di proteine.

Aiutano a rinforzare le ossa: i semi di sesamo contengono molto calcio e sono quindi efficaci nella prevenzione dell'osteoporosi soprattutto durante il periodo della menopausa, come i semi di girasole che aiutano anche la produzione di collagene rendendo le ossa più elastiche. I semi di sesamo sono quindi una buona alternativa ai latticini per chi soffre di intolleranze, utili per rinforzare denti e ossa.

Riducono il colesterolo: grazie al contenuto di acido folico e vitamine del gruppo B, i semi di sesamo apportano all'organismo acido oleico e acido linoleico che aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo cattivo (LDL) aumentando i livelli di colesterolo buono (HDL). Sono anche un toccasana per l'apparato cardiovascolare come i semi di zucca, grazie alla presenza di lignani che tengono sotto controllo la pressione arteriosa.

Combattono la stitichezza e proteggono il fegato: i semi di sesamo aiutano a combattere la stipsi in quanto sono ricchi di fibre, così come i semi di chia , aiutano quindi a ritrovare la regolarità intestinale e a ridurre il gonfiore addominale, se assunti nelle giuste dosi: non più di una manciata al giorno. Grazie alla sesamina i semi di sesamo sono anche un valido alleato del fegato: questo importante elemento protegge il tessuto epatico dai radicali liberi che si accumulano durante il metabolismo, ciò grazie alla loro azione antiossidante.

Favoriscono la digestione: le fibre alimentari contenute nei semi di sesamo apportano benefici all'apparato digestivo: grazie alle mucillagini favoriscono la digestione. Le sue foglie, invece, vengono utilizzare per curare alcune problematiche legate allo stomaco soprattutto in caso di irritazioni gastrointestinali.

Antiossidanti e anticancro: i semi di sesamo, grazie al contenuto di selenio, svolgono un'azione antiossidante in quanto aiutano a contrastare l'azione dannosa dei radicali liberi. In questo modo proteggono anche l'organismo dallo sviluppo del cancro al colon, grazie anche all'acido fitico.

Rinforzano il sistema immunitario e favoriscono lo sviluppo dei bambini: grazie al contenuto di zinco i semi di sesamo aiutano a rinforzare il sistema immunitario in modo naturale, così come i semi di lino. Spesso i semi di sesamo sono anche consigliati come integratori nella dieta dei bambini perché favoriscono la crescita e sono degli ottimi ricostituenti: non vanno però assunti prima dei due anni di età.

Ottimi in caso di ipertensione: i lignani contenuti nei semi di lino svolgono un'azione anti-ipertensiva, aiutano quindi a tenere sotto controllo la pressione sanguigna. Il consumo di questi preziosi semi aiuta anche a prevenire la formazione di placche sulle pareti delle arterie.

Migliorano la circolazione prevenendo la caduta dei capelli: i semi di sesamo aiutano a migliorare la circolazione sanguigna, questa caratteristica, abbinata a zinco e proteine, aiuta ad apportare benefici anche ai capelli prevenendone la caduta: è quindi utile in casi di calvizie.

Come utilizzare i semi di sesamo

I semi di sesamo vengono utilizzati in aggiunta al muesli insieme a frutta secca e altri semi oleosi, ma anche per arricchire insalate, zuppe e minestre. Inoltre vengono spesso incorporati nell'impasto per la preparazione di pane, crackers e grissini. I semi di sesamo sono perfetti anche per realizzare delle deliziose panature per pollo e verdure, sostituendolo al pangrattato.

I semi di sesamo tostati, uniti al sale marino, danno origine al gomasio: un ingrediente in polvere che può essere utilizzato come sostituto del sale. I semi di sesamo vengono utilizzati anche nella preparazione della zuppa di miso o per ottenere la tahin, salsa tradizionale della cucina turca.

Dove acquistare i semi di sesamo e come conservarli
I semi di sesamo si trovano in vendita anche presso la grande distribuzione ma, i semi di migliore qualità, possono essere acquistati in erboristeria o nei negozi di prodotti biologici. I semi di sesamo bianchi sono quelli più facilmente reperibili, mentre potrà essere più difficile trovare quelli neri, più diffusi nei Paesi orientali.

I semi di sesamo sono composti da oli particolarmente delicati che possono irrancidirsi. È quindi consigliabile conservarli in luogo fresco e asciutto al riparo dalla luce diretta, meglio se in un barattolo di vetro con chiusura ermetica. In questo modo si conserveranno per alcuni mesi.

Controindicazioni

Per usufruire delle proprietà benefiche dei semi di sesamo basta consumarne una manciata al giorno senza mai eccedere nel consumo, in quanto possono rivelarsi un alimento che facilita l'aumento di peso. I semi di sesamo possono anche causare allergie o intolleranze nei soggetti predisposti, per questo sono sconsigliati anche per i bambini al di sotto dei due anni di età. Inoltre i semi di sesamo non devono cuocere troppo altrimenti potrebbero risultare cancerogeni: durante la tostatura bisogna riscaldarli leggermente.

Un uso eccessivo di olio di semi di sesamo potrebbe causare dissenteria in quanto contiene sorbitolo, un potente lassativo naturale.

fonte: fanpage.it




Nespole Germaniche: benefici, proprietà e valori nutrizionali

Il nespolo comune (Mespilus germanica) è un albero spinoso di dimensioni medio grandi (4/5 m di altezza), la cui larghezza in genere supera l’altezza è caduco (perde le foglie in inverno) ed anche decorativo durante la fioritura. Il frutto non ancora maturo è fortemente astringente, per il contenuto di tannini, e quindi possiede proprietà antidiarroiche. Al contrario, il frutto maturo è lassativo (i tannini degradano in zuccheri) e diuretico. E’ ricco di vitamine del gruppo B, potassio e magnesio, ottimo quindi per reintegrare i sali minerali persi dopo intensa attività sportiva e contiene anche caroteni, antiossidanti. Il suo contenuto in fibre, molto alto, lo rende adatto nelle diete ipocaloriche

Mespilus germanica o nespole comuni: calorie e proprietà benefiche per l’intestino

Lo “stracitato” (perdonate il neologismo) proverbio:“Col tempo e con la paglia maturano le nespole”, ci insegna che con la pazienza si viene a capo di tutto. Bell’impresa ai nostri tempi, con questi ritmi!!! Il proverbio si riferisce al fatto che le nespole vengono lasciate nella paglia (appunto) a rammollire e cambiare di colore dal marrone chiaro al marrone scuro per il consumo. Con questa “attesa paziente” gli enzimi trasformano la polpa, dal forte sapore acido (per la presenza di tannini), rendendola commestibile. Maturano nel tardo autunno e sono commercializzati in gennaio, febbraio. Sono i primi frutti che ci dona la primavera! I frutti che acquistiamo, in genere, provengono da coltivazioni selezionate, con frutti leggermente migliorati per dimensioni e caratteristiche organolettiche.
Il nespolo comune (Mespilus germanica) è un albero spinoso di dimensioni medio grandi (4/5 m di altezza), la cui larghezza in genere supera l’altezza è caduco (perde le foglie in inverno) ed anche decorativo durante la fioritura. Ha uno sviluppo limitato quindi, ma è piuttosto longevo e si adatta molto bene a diversi tipi di terreno, anche quelli poco fertili purchè non troppo umidi Appartiene alla famiglia delle Rosaceae che comprende la maggior parte degli alberi da frutto più comuni: melo, pero, susino, ciliegio, pesco, sorbo, albicocco, cotogno. Il frutto è maturo quando assume una colorazione marrone scuro e la polpa diventa soffice. All’interno si trovano circa 5 semi duri e legnosi.

La traduzione popolare e altre curiosità

Un tempo era un frutto molto apprezzato dai contadini perchè garantiva frutta nel cuore dell’inverno, giungendo a maturazione nella brutta stagione. Oggi, l’economia globalizzata, ha eliminato il problema dell’attesa ma, ahimè, anche le nespole comuni. Si cerca di abbattere i costi … a scapito della qualità! Si stava meglio quando si stava peggio??? Scegliete voi…
Questa pianta era già conosciuta in epoca romana e nel Medio Evo. Nella farmacopea domestica, veniva usata come febbrifugo, astringente, diuretico e regolatore delle funzioni intestinali. Scomparsa dalle campagne rimase negli orti dei conventi, dove veniva impiegata dai monaci nelle preparazioni erboristiche.

Il Nespolo Comune non va confuso col nespolo del Giappone che appartiene alla stessa famiglia. La nespola del Giappone matura a maggio, viene coltivata soprattutto nella Conca d’Oro, in genere nell’Italia Meridionale, fiorisce con i primi freddi dell’inverno e i suoi fiori, sono bianchi, profumati e decorativi così come il frutto : giallo oro a forma allungata. Matura a maggio con le fragole, contiene uno o due grossi semi con i quali è possibile produrre un liquore: il Nespolino (simile al più noto Amaretto di Saronno), di colore giallo-arancione è immediatamente commestibile… Il Nespolo del Giappone, in Sicilia, viene utilizzato per produrre il pregiato miele di nespolo. Esistono molte varietà di nespole, non tutte reperibili in commercio e va precisato che le nespole di fine maggio presenti nei supermercati…sono i frutti dell’Eriobotrya Japonica, il Nespolo Giapponese, importato dall’Estremo Oriente a metà del diciottesimo secolo. La polpa del frutto, bianco-rosata, a maturazione prende un colore marrone scuro di sapore acidulo e, come tutta la frutta acidulo-zuccherina è meglio consumarla lontano dai pasti. Mentre il nespolo del Giappone è entrato a far parte delle nostre abitudini alimentari ed è stato studiato e migliorato nelle sue varietà, il nespolo comune è presente oggi, soprattutto come pianta selvatica.

Proprietà: aumenta il senso di sazietà, quindi prezioso nelle diete ipocaloriche, reintegra i sali minerali dopo lo sport.

Il decotto di buccia e polpa è un efficace diuretico.
Il frutto non ancora maturo è fortemente astringente, per il contenuto di tannini, e quindi possiede proprietà antidiarroiche. Al contrario, il frutto maturo è lassativo (i tannini degradano in zuccheri) e diuretico. E’ ricco di vitamine del gruppo B, potassio e magnesio, ottimo quindi per reintegrare i sali minerali persi dopo intensa attività sportiva e contiene anche caroteni, antiossidanti. Il suo contenuto in fibre, molto alto, lo rende adatto nelle diete ipocaloriche perchè aumenta il senso di sazietà e la pectina, fibra insolubile che protegge la mucosa del colon, ha dimostrato di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue. La polpa del frutto viene usata anche come normalizzatore per pelli grasse.

I contenuti nutrizionali delle nespole

Le nespole sono composte per l’85% da acqua, carboidrati e zuccheri solubili per il 6,1% e, a scalare per quantità, proteine e lipidi. I minerali presenti sono: il sodio, il potassio, il ferro, il calcio ed il fosforo. Contengono anche vitamine come la B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (niacina), vitamina C e vitamina A (retinolo).

Il gusto del frutto è delicato, con un sentore floreale e molto fresco, possiede una nota acidula che lo rende ingrediente prezioso di macedonie di frutta. Le imperfezioni presenti sulla buccia, garantiscono la completa maturazione quindi non scartatele. Io diffido sempre un po’ della frutta che appaga l’occhio, il più delle volte è frutta molto trattata o raccolta acerba e fatta maturare nei depositi utilizzando l’etilene…ma questa.. è un’altra storia. Il frutto acerbo può dare luogo alla sensazione di “bocca legata” o allappata, per l’eccessivo contenuto in tannini.

Autore: Naturopata Angela Ballarati

Fonte: naturopataonline.it




Biancospino: proprietà, uso, controindicazioni



Il biancospino (Crataegus oxyacantha) è una pianta perenne della famiglia delle Rosaceae, utilizzata per la cura del sistema circolatorio grazie alla sua spiccata attività cardioprotettiva e antiossidante. Scopriamolo meglio

Proprietà del biancospino

Il biancospino è da sempre conosciuto come la pianta del cuore. Le foglie e i fiori contengono una miscela di diversi flavonoidi, potenti antiossidanti e “spazzini” dei radicali liberi, utili nella prevenzione di malattie cardiovascolari e per combattere il colesterolo.Questi principi attivi conferiscono una spiccata attività cardioprotettiva, perché inducono la dilatazione delle arterie coronariche che portano il sangue al cuore, migliorando così l'afflusso del sangue con conseguente riduzione della pressione arteriosa. Il suo impiego è quindi indicato nei casi di ipertensione, lieve o moderata, specie se di origine nervosa.Ha proprietà cardiotoniche dovute alla presenza di proantocianidoli, che agiscono da un lato sul potenziamento della forza contrattile del cuore; e dall’altro sulle alterazioni della funzionalità cardiaca. Questi componenti riducono la tachicardia, extrasistole e aritmie e prevengono le complicanze nei pazienti anziani, a rischio di angina pectoris o infarto, affetti da influenza o polmonite.La vitexina, principio attivo presente nel biancospino, agisce come spasmolitico, sedativo e ansiolitico naturale. Quest’azione sedativa e rilassante è utile soprattutto nei pazienti molto nervosi, nei quali riduce l'emotività, negli stati di ansia, agitazione, angoscia, e in caso d’insonnia.

Biancospino Modalità d'uso

USO INTERNO:

INFUSO: 1 cucchiaio raso foglie e fiori di biancospino, 1 tazza d’acqua Versare la miscela di foglie e fiori nell’acqua bollente e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso di palpitazioni, tachicardia e nervosismo. Lontano dai pasti contro l’ipertensione. Prima di andare a dormire per usufruire dell’azione rilassante e sedativa.
Tintura madre di biancospino: 40 gocce in poca acqua tre volte al giorno lontano dai pasti e alla sera prima di coricarsi

Controindicazioni del biancospino

Il biancospino presenta pochi effetti collaterali e controindicazioni. È sconsigliato in caso di pressione bassa. Se si assumono ipotensivi di sintesi, prima di prenderlo, è bene consultare il medico.

Descrizione della pianta

Arbusto spinoso e cespuglioso (5 m.) ha una corteccia giallastra che scurisce con l’età. Le foglie presentano lobi più o meno marcati. I fiori, riuniti in corimbi, compaiono in primavera, sono piccoli di colore bianco-rosato e molto profumati. I frutti sono delle piccole drupe rosse dalla polpa farinosa e insipida.

L'habitat del biancospino

E' un arbusto molto comune nelle zone temperate dell'emisfero nord, specialmente nei terreni incolti al limitare dei boschi.

Cenni storici

Il nome oxyacantha deriva da greco oxys che significa “punta” e akantha che vuol dire “spina”. Considerato di buon auspicio dai Greci, il biancospino era utilizzato per adornare gli altari, durante le cerimonie nuziali. I Romani lo chiamavano "alba spina" (spina bianca) e lo dedicarono alla dea Flora, che regnava sul mese di maggio, mese delle purificazioni e della castità, simboleggiata appunto dal bianco dei fiori.Per questo motivo non venivano celebrate le nozze durante quel mese e se proprio era necessario farle, si accendevano cinque torce di Biancospino in onore della dea, per placare la sua ira. Anche i Celti dedicarono la pianta al periodo che andava da metà maggio a metà giugno.Nel Medioevo sempre in quel mese, si metteva un albero di Biancospino nella piazza del paese, lo si decorava e si danzava intorno per dare prosperità al paese e per scacciare il malocchio e la sfortuna. Si diceva che i suoi fiori bianchi rappresentassero l'Immacolata Concezione; i frutti rossi, le gocce del sangue di Cristo; e i rami spinosi, la corona di spine.





di Alessandra Romeo

fonte: cure-naturali.it


Salvia apiana, salvia sacra, salvia bianca

Ghee, il burro chiarificato considerato un elisir di vita dalla medicina ayurvedica

Scoprite tutto su questo burro chiarificato indiano, altamente digeribile e ricco di antiossidanti capaci di prevenire la formazione di radicali liberi.

Il ghee è un burro chiarificato utilizzato da millenni in India e nei paesi asiatici in quanto considerato una sorta di elisir di salute e longevità.

Questo burro, quasi esclusivamente costituito da grassi saturi, è altamente digeribile, combatte la formazione dei radicali liberi, principali responsabili dell’invecchiamento, ed è privo di lattosio, per cui può essere consumato anche da chi è intollerante a questo zucchero.

Un limite è il suo alto contenuto calorico, fattore che si può ovviare riducendone le dosi nella preparazione delle varie pietanze.

Scoprite, allora, tutto su questo condimento, le sue caratteristiche e proprietà e anche come prepararlo in casa.

Ghee: cos’è

La parola ghee, in lingua sanscrita indiana ghi, è un burro chiarificato, privo quindi di acqua e proteine, le cui origini affondano nella medicina ayurvedica indiana.

Questo alimento fa parte della tradizione culinaria e terapeutica asiatica da oltre 6.000 anni e viene considerato come un alimento molto prezioso per le sue eccezionali proprietà antiossidanti, toniche e nutrienti.

Si tratta di un burro sottoposto ad un lento processo di riscaldamento che gli fa perdere la parte acquosa e la caseina, concentrandone il contenuto proteico.

Ghee: composizione

È costituito per il 99% da grassi, quando il burro normale ne ha circa l’82%, e il 60% di questi grassi sono saturi.Questo non deve spaventare, il corpo umano per mantenersi in perfetta salute ha bisogno anche di questi preziosi elementi, a patto ovviamente di non eccedere nel loro consumo.

I grassi saturi partecipano e rendono possibile lo svolgimento di numerose funzioni vitali, proteggono le cellule, preservano il buon funzionamento del cuore e le capacità di termoregolazione corporea.

Questo burro presenta anche un buon contenuto di antiossidanti utili per combattere i radicali liberi e di vitamina A, vitamina D, vitamina E e vitamina K.

Burro ghee: le calorie

Un cucchiaio da 8 mg di prodotto ha un apporto calorico di circa 300 kcal, un valore leggermente più alto rispetto al burro normale.

È importante non abusare di questo alimento, ma consumarlo nella giusta quantità, considerando sempre un 20% in meno rispetto alla porzione di burro che si userebbe.

Ghee e intolleranza al lattosio

Il ghee può essere consumato tranquillamente da chi è allergico al lattosio, lo zucchero contenuto nel latte, in quanto ne è totalmente privo.

Le proprietà del ghee

Da millenni utilizzato a scopo terapeutico dall’ayurveda, è un alimento che può avere notevoli effetti benefici per la salute e il benessere.

Questo burro chiarificato favorisce la buona digestione e l’assimilazione del cibo, è considerato il miglior grasso per il fegato e ha effetti benefici nel caso si soffra di ulcere gastrointestinali o colite.

Considerato un ottimo tonico, è indicato in casi di convalescenza o debilitazione, favorisce l’aumento di massa muscolare, rafforza il sistema nervoso, migliora memoria, concentrazione e vista.

Questo alimento ha inoltre ottime proprietà antiossidanti ed è in grado di prevenire la formazioni dei radicali liberi che causano l’invecchiamento di pelle e organi.

Il ghee nell’Ayurveda

Da sempre è utilizzato a scopi terapeutici nella medicina ayurvedica, considerata il più antico sistema naturale per la cura e il benessere di corpo e mente.

Secondo questa medicina, è un vero e proprio elisir di lunga vita, in quanto è considerato uno degli alimenti più efficaci per prevenire l’invecchiamento grazie alla sua capacità di rigenerare le cellule.

Il consumo è, inoltre, particolarmente consigliato agli individui che hanno una costituzione Vata o Pita, in cui prevalgono rispettivamente le energie vitali di aria ed etere o acqua e fuoco, in quanto ne favorisce i processi digestivi, le funzioni del sistema nervoso e gli stimoli intellettivi

Come si utilizza il ghee

Può essere ampiamente utilizzato in cucina in sostituzione del burro tradizionale.

Il suo punto di fumo elevato lo rende un prodotto perfetto per friggere e la sua alta digeribilità previene il tipico senso di pesantezza che si prova dopo aver consumato una frittura.

Il suo utilizzo è consigliabile anche per saltare le verdure in padella, a cui conferirà un gusto maggiormente intenso e in ogni altra situazione dove in genere si usa il burro.

Come si prepara il ghee

La preparazione è semplice, può avvenire a partire da un burro biologico e sostanzialmente differisce da quella del burro chiarificato solo per il tempo di cottura.

Se volete cimentarvi nella sua preparazione, seguite questi semplici passi:

lasciate sciogliere in un pentolino il burro biologico, mantenendo il fuoco lento, in modo che acqua e caseina evaporino
mescolate continuativamente
si forma un liquido dall’aspetto chiaro e dorato dopo circa 30 minuti di cottura
spegnete il fuoco
lasciate riposare per 10 minuti
filtrate il tutto con un colino e una garza di cotone, stando attenti a non lasciar passare la schiuma costituita dalla caseina
versate in un vasetto di vetro sterilizzato, richiudete con cura e ponetelo in frigorifero.

Come si conserva il ghee

Il prodotto realizzato in casa deve essere conservato in frigorifero, mentre quello che si compra può essere riposto in un luogo fresco e asciutto della cucina.

Questo burro ha una durata molto più lunga rispetto a quello tradizionale e, addirittura, in India è diffusa l’idea che più invecchia meglio sia.

In genere, è comunque meglio consumarlo entro 6 mesi da quando lo si è preparato o acquistato.

Dove acquistare il ghee

Il ghee può essere acquistato presso catene di supermercati particolarmente riforniti, in negozi di alimenti biologici oppure online, di diversi brand e alcuni lo propongono nella sua preparazione

di Annabella Denti


fonte: tuttogreen.it



KOMBUCHA: COS’È, BENEFICI E COME PREPARARLO

Il Kombucha è una bevanda fermentata parente di birra, vino, kefir d’acqua, kvas e tepache – ma anche di tanti altri alimenti fermentati come yogurt, kefir, kimchi, crauti e tempeh – ricchissima di proprietà benefiche per il nostro organismo. Il Kombucha è infatti un importante alimento ricco di batteri “amici”, antiossidanti, polifenoli e vitamine del gruppo B. È inoltre un ottimo alleato nella depurazione di fegato e sangue e ideale per rafforzare il sistema immunitario.

La preparazione del Kombucha consiste nel far fermentare tè zuccherato con una particolare coltura di lieviti e batteri nominata SCOBY.

Questa bevanda fermentata al tè ha una lunghissima tradizione alle spalle, viene infatti bevuta da oltre duemila anni in Oriente, e oggi è diventata famosa anche in Occidente in quanto ricchissima di benefici e proprietà diventando una bevanda ricercatissima in molte nazioni.

Negli Stati Uniti il Kombucha è ormai diffusissimo e pian piano sta facendosi largo anche in Europa (Inghilterra in primis) e in Italia.

COS’È IL KOMBUCHA?

Iniziamo la nostra mini-guida spiegando cos’è il Kombucha. Si tratta una “bevanda viva” a base di tè, leggermente frizzante, con pochi zuccheri e ricca di proprietà benefiche che si ottiene dalla fermentazione di tè zuccherato attraverso lo SCOBY, una particolare coltura di batteri e lieviti nostri amici. Viene annoverato tra i cibi alleati del nostro organismo come una bevanda funzionale proprio grazie ai suoi tantissimi benefici.

Il Kombucha è infatti una ricca di batteri in grado di rafforzare la nostra flora intestinale, antibatterica, antiossidante, energizzante, depurativa e alcuni sostengono addirittura che migliori l’umore.

Attenzione a non confonderlo con il Konbucha però. In molti fanno l’errore di confondere il kombucha con il Konbucha che invece è un’alga marina – di nome Konbu – che viene spesso utilizzata come tè o in cucina.

Viene inoltre chiamata in tante maniere diverse, spesso improprie. Molti infatti utilizzano in maniera errata il termine “kambucha”, oppure “fungo di kombucha” o “fungo del tè”.

BEVANDA FERMENTATA A BASE DI TÈ CHIAMATA ELISIR DI LUNGA VITA

Noto anche come Kombucha Tea o Tè Fermentato, il Kombucha si ottiene dalla fermentazione del tè zuccherato – indistintamente dalla tipologia: può essere preparato infatti con tè verde, tè nero, tè bianco e persino con il mate o nella sua variante kombucha di caffè – attraverso una coltura di lieviti e batteri chiamata SCOBY, acronimo di Symbiotic Culture of Bacteria and Yeast (Coltura simbiotica di batteri e lieviti).

Esattamente come per birra e vino i lieviti contenuti nello SCOBY consumano lo zucchero che viene aggiunto al tè producendo anidride carbonica e alcol, in una percentuale minima, solitamente inferiore allo 1%.

I cibi fermentati e le bevande fermentate sono generalmente note per le proprie proprietà benefiche, ma perché? Il processo di fermentazione esiste da quanto esiste la vita sulla terra, si tratta dello stesso processo che l’ecosistema in cui viviamo utilizza per “digerire” – trasformare – materia organica complessa in singole molecole. Per capire quanto i cibi e le bevande fermentate come il Kombucha siano utili al nostro organismo, basta pensare a milioni di microrganismi che svolgono al posto nostro il faticoso compito di digerire, rompendo legami chimi complessi tra le molecole, in legami semplici e liberando vitamine, minerali e altri nutrienti.

CHE SAPORE HA IL KOMBUCHA?

Uno degli aspetti che maggiormente incuriosisce le persone che si avvicinano a questo mondo è di certo il sapore del kombucha. Una premessa importante da fare è che nonostante si tratti di un tè fermentato, non ha il sapore del tè, o perlomeno non è il sapore predominante.

Il kombucha ha un sapore frizzantino, leggermente acidulo, ma mai sgradevole. Nelle varianti non troppo aromatizzate ricordano il sidro di mele, ad alcuni persino il prosecco e lo champagne.

Il sapore del Kombucha cambia molto a seconda dei giorni di fermentazione, del tipo di tè utilizzato e dalle aromatizzazioni. Normalmente è una bevanda piacevole al gusto, rinfrescante che si presta anche come ingrediente di cocktail alcolici e analcolici.

UN PIZZICO DI STORIA

Quando si sente parlare di Kombucha può sembrare alla maggiorate delle persone che si tratti di una nuova bevanda super genuina comparsa chissà come e chissà da dove. Non è così.

Il Kombucha ha una storia millenaria e un po’ misteriosa composta da miti e storie che si intrecciano tra loro e che non chiariscono definitivamente dove e quando se ne sia bevuto il primo sorso. Abbiamo raccolto alcune delle testimonianze più note per fare un po’ di chiarezza a riguardo della storia e delle origini del Tè Kombucha.

La storia dell’imperatore Qin Chi Huangdi

Qin Chi Huangdi fu il primo imperatore della Cina unificata dal 247 al 221 A.C. Durante la vecchiaia Qin Chi iniziò ad essere ossessionato dal pensiero dell’immortalità al punto di affidarsi a un alchimista che preparò per lui una bevanda, nominata “elisir di lunga vita”: il kombucha. Qin Chi morì dopo diversi anni di passione per il Kombucha, dopo aver ingerito delle pillole contenenti mercurio, nella speranza che lo rendessero immortale.

Il mito del Dr. Kombu e dell’imperatore giapponese
Si racconta che durante il quinto secolo avanti Cristo, un dottore Koreano di nome Kombu-ha-chimu-kami-ki-mu, meglio noto come Dr. Kombu, fu chiamato dall’imperatore giapponese, ormai prossimo alla morte per essere guarito. Dr. Kombu preparò un elisir per l’imperatore che improvvisamente guarì. Venne così celebrata e festeggiata l’incredibile potenza del tè – in cinese “cha” – del Dott. Kombu. Da qui Kombu-Cha.

La bevanda portentosa dei Samurai Giapponesi
Si narra che il Kombucha fu utilizzato per la prima volta durante il decimo secolo avanti Cristo dai Samurai Giapponesi e che lo bevessero prima di ogni battaglia o combattimento poiché in grado di renderli più forti e astuti.

SCOBY: IL “FUNGO” DEL KOMBUCHA

Una delle imprecisioni più diffuse è legata al fungo del kombucha. In molti confondono lo SCOBY – symbiotic colture of bacteria and yeast – con un fungo che vive nel kombucha e che lo rende la bevanda che è. Chiariamolo una volta per tutte, lo SCOBY non è un fungo, ma come dice l’acronimo stesso, una coltura di batteri e lieviti che vivono tra loro in maniera simbiotica.

Lo SCOBY – quello che alcuni si ostinano a chiamare fungo miracoloso del kombucha – si presenta come un dischetto gelatinoso che galleggia sulla superficie del liquido e che viene alimentato dagli zuccheri aggiunti al tè e dai tannini che le foglie di tè contengono naturalmente.

Si tratta di un’insieme di micro-organismi vivi che sono i veri protagonisti della trasformazione del tè zuccherato in Kombucha. Lo SCOBY è quindi l’ingrediente – se così può essere definito – più importante nella preparazione del Kombucha. Va trattato con cura, coccolato e ben alimentato affinché cresca e si riproduca. Può anche essere conservato in frigo quando lo si vuole mettere a riposo.

KOMBUCHA: BENEFICI E PROPRIETÀ

Leggendo questa mini-guida avrai orami ben chiaro che esistano davvero tanti benefici e proprietà del Kombucha e che questa bevanda fermentata sia un vero e proprio alleato del nostro organismo. In questo paragrafo della nostra guida vogliamo approfondire proprio le proprietà e i benefici del kombucha. Iniziamo subito.

In una recente intervista su Wired al Professor Cavalieri, docente di Microbiologia all’Università di Firenze, è emerso come gli studi su questa bevanda, seppur non ancora tantissimi, rivelino una serie di proprietà del kombucha e benefici provati scientificamente.

Le tre principali proprietà del kombucha sono:

antiossidante, legata alle sostanze contenute nel tè, come i polifenoli
antibatterica, grazie alla presenza dei batteri che contrastano e proteggono la bevanda da patogeni esterni
antifungina
Il Dott. Cavalieri sottolinea nell’intervista come di certo non stiamo parlando di un farmaco – e questo è un concetto che anche noi teniamo a evidenziare – ma le prove scientifiche sono abbastanza robuste per affermare che i suoi effetti esistano.

Queste proprietà del kombucha vengono inoltre confermate da altri studi effettuati in vitreo e su animali che annoverano altri benefici a questa squisita bevanda a base di tè fermentato.

Aiuta fegato e apparato gastro-intestinale nel loro lavoro quotidiano
Rinforza il sistema immunitario
Ottimo per depurare l’organismo e disintossicare il fegato
Inibisce l’avanzamento delle cellule cancerose
Ideale contro i problemi cardiovascolari
Ad oggi – data il recente interesse nei confronti di questo drink – non esistono ancora studi scientifici effettuati sull’uomo, ma quelli sopracitati effettuati su animali e in vitreo lasciano ben sperare.

ALTRE PROPRIETÀ

Oltre ai benefici del kombucha già citati e comprovati da studi scientifici, esistono centinaia di articoli che elencano altre virtù di questa bevanda.

Combatte il reflusso gastrico
Ottimo contro l’Acne
Ansiolitico naturale
Buono per chi soffre di colite
Migliora l’umore ed è consigliato per chi è affetto da depressione
Aiuta a sgonfiarsi
Combatte l’hangover
Ideale contro il mal di testa
Ottimo per chi soffre di ipertensione
D’aiuto per l’ipoglicemia per chi soffre di diabete
Migliora la digestione
Alleato di tutte le donne durante la sindrome premestruale
D’aiuto contro i reumatismi


CONTROINDICAZIONI DEL KOMBUCHA E FALSI MITI

Sulle controindicazioni del Kombucha, i rischi e gli effetti nocivi in rete si trovano alcuni articoli che non citano alcuna fonte scientifica e che spesso si contraddicono tra loro. Di recente ad esempio ne sono comparsi alcuni sulla tossicità del kombucha e pericoli vari.

Abbiamo ripreso l’intervento del Dott. Cavalieri a Wired del giugno 2018 per sfatare alcuni miti sulla pericolosità del tè kombucha e le controindicazioni. Cavalieri dice che per quanto concerne gli effetti avversi nella letteratura scientifica esistono solo un paio di casi trattati in pubblicazioni su riviste non particolarmente autorevoli. A suo avviso

“questi studi non sono sufficienti a dimostrare una specifica pericolosità, perché si parla di effetti collaterali che possono avere una serie di concause e non è detto siano correlati al consumo di kombucha. … Sulla base di quel che è stato documentato, non si può certo affermare che la kombucha sia pericolosa, proprio come non sono pericolosi il vino, la birra o i vaccini”.

Dott. Duccio Cavalieri, professore di microbiologia all’università di Firenze – Intervista a Wired

KOMBUCHA E ZUCCHERO

In molti – e tra queste anche testate giornalistiche abbastanza note – sostengono che il quantitativo di zucchero nel kombucha sia troppo elevato e quindi nocivo per la nostra salute. Questa affermazione è decisamente imprecisa. È vero che il kombucha contiene zucchero, ma in piccole quantità (ad esempio i nostri kombucha contengono solo 4 gr per 100 ml di prodotto). Non più del 90% dei soft drink che spesso si è abituati a consumare.

Inoltre è possibile abbattere ulteriormente la quantità di zucchero nel kombucha, lasciandolo fermentare più a lungo. I batteri consumeranno durante la fermentazione lo zucchero, trasformandolo in acido acetico.

KOMBUCHA E ALCOOL

Un’altra affermazione imprecisa su questa bevanda è relativa al rapporto tra kombucha e alcool. Questo tè fermentato è infatti una bevanda analcolica: ossia contiene meno dell’1,2% di alcool. Si tratta quindi di una quantità minima che non ha effetti collaterali sul nostro organismo. Avendo il kombucha alcool – anche se in minima parte – se ne sconsiglia il consumo per donne incinta.

EFFETTI COLLATERALI DEL KOMBUCHA

Ad oggi non sembrano esistere effetti collaterali nel kombucha. Trattandosi però spesso di una bevanda fermentata in casa, è sempre bene attenersi a tutte le buone pratiche igieniche e di conservazione atte al produrre un prodotto con standard qualitativi alti e soprattutto non pericoloso per la nostra salute. Così come fareste per la preparazione casalinga di qualsiasi ricetta o cibo.

PREPARAZIONE DEL KOMBUCHA E RICETTA

La mini-guida sul Kombucha Tea arriva finalmente a parlare della preparazione del Kombucha e della ricetta per prepararne uno in casa senza particolari problemi. Abbiamo così voluto rispondere alle tante persone che ci scrivono con domande tipo “come si prepara il kombucha?“, “come si conserva?” o addirittura “come coltivare kombucha”

I kombucha brewer definiscono la produzione di kombucha BATCH. Da ora in avanti troverai spesso questo termine.

Sei pronto/a a diventare un kombucha brewer?

INGREDIENTI

Per la preparazione dei nostri kombucha è sempre importante usare solo ingredienti di grande qualità quali:

Acqua
Tè in foglia
Cristalli di zucchero di canna
SCOBY di qualità, vivi e ben attivi
Kombucha Starter – ossia del kombucha proveniente da un’altra fermentazione
Spezie e botaniche per l’aromatizzazione
preparazione-kombucha-fervere

MISURAZIONE DEGLI INGREDIENTI

Per una corretta produzione di Kombucha è fondamentale misurare per bene gli ingredienti ad ogni Batch (“lotto di produzione”).

QUANTITÀ

8/10 gr di foglie di tè per litro di acqua
80/100 gr di zucchero per litro di acqua
1 SCOBY da circa 100gr per litro di acqua
50/100 ml di starter kombucha per litro
Spezie, frutta secca o erbe per aromatizzarlo quando necessario

RISCALDIAMO L’ACQUA

Come prima cosa per la nostra produzione portiamo ad ebollizione l’acqua. In questa maniera abbattiamo la carica batterica e siamo pronti all’infusione dei nostri ingredienti.

METTIAMO IN INFUSIONE IL TÈ

A seconda del tipo di kombucha che stiamo preparando cambia la varietà di tè. Generalmente i Kombucha vengono preparati con i tè neri. Noi utilizziamo tè neri provenienti dal Nepal, tè verdi Cinesi e Tè Oolong provenienti dalla Cina.

Oltre ai tè, per aromatizzare i nostri kombucha, usiamo infondere spezie e botaniche. Tra queste la yerba mate, boccioli di rosa, zenzero disidratato, moringa e tante altre erbe e spezie si prestano perfettamente all’aromatizzazione del kombucha.

Ogni tè ed ingrediente ha una sua temperatura di infusione adatta al fine di estrarne al meglio sapore e tannini. Generalmente a chi ci chiede come preparare kombucha di qualità suggeriamo di attenersi a questo semplice schema.

Foglie di Tè nero: 8 minuti di infusione
Foglie di Tè verde: 5 minuti di infusione
Spezie, erbe e tisane: 10 / 15 minuti di infusione
I più appassionati di tè avranno di certo notato che l’infusione delle foglie (sia di tè verde che di tè nero) è maggiore rispetto ai tempi medi di infusione di tè in foglia di buona qualità. Questo per fare si che i tannini vengano estratti in quantità maggiore e aiutino la trasformazione in Kombucha.

ZUCCHERIAMO L’INFUSO

Filtriamo il liquido eliminando le foglie di tè e le eventuali spezie o erbe utilizzate per aromatizzare il liquido. Dopo di che aggiungiamo lo zucchero di canna secondo le quantità prestabilite e mescoliamo finchè non si scioglie completamente.

Lo zucchero costituirà il nutrimento per i batteri contenuti nello SCOBY e permetterà loro di avviare il processo di fermentazione che darà origine al nostro Kombucha. È importante ricordarsi che lo zuccherò verrà quindi trasformato e se ne perderà la maggior parte nel risultato finale.

AGGIUNGIAMO LO STARTER

Lasciamo raffreddare il liquido ottenuto fino a raggiungere una temperatura che sia inferiore ai 30°. Aggiungiamo poi la giusta quantità di starter Kombucha. Lo starter è uno degli ingredienti base per la preparazione del kombucha. Si tratta infatti di una rimanenza del precedente batch di kombucha che aiuterà la nuova produzione a trasformarsi in tè kombucha e ad abbassare il PH della soluzione attivando lieviti e batteri e al fine da proteggere la bevanda da batteri patogeni.

È IL MOMENTO DELLO SCOBY

Finalmente è giunta l’ora in cui immergiamo i nostri SCOBY a bagno nella soluzione finora ottenuta. Lo SCOBY – che sta per Symbiotic Culture Of Bacteria and Yeast, ossia coltura simbiotica di batteri e lieviti – è il vero protagonista della preparazione del kombucha.

Come dice il nome, si tratta di una coltura di batteri e lieviti che vivono simbiosi tra loro, in un perfetto equilibrio. Gli SCOBY sono gelatinosi e danno vita alla fermentazione che trasformerà il tè zuccherato in Kombucha.

PRIMA FERMENTAZIONE

Una volta coperto il nostro contenitore con una pezzuola in cotone leggero e traspirante, inizia la fermentazione, il processo che rende famosa questa bevanda e a cui sono dovute le tante proprietà.

Il processo di fermentazione del kombucha è fortemente influenzato dalle condizioni esterne. La fermentazione ad esempio avviene a temperatura ambiente e la differenza di temperatura implica tempi più o meno brevi per la fermentazione.

Solitamente questo processo di trasformazione dura dai 7 ai 15 giorni, ma in estate può scendere persino a 5 soli giorni.

IMBOTTIGLIAMO E TAPPIAMO LE BOTTIGLIE

Al termine della prima fermentazione, quando abbiamo raggiunto un gusto equilibrato, possiamo eliminare gli SCOBY e metterli a riposare negli SCOBY hotel, oppure utilizzarli immediatamente per una nuova produzione.

Filtriamo il kombucha ottenuto e imbottigliamo in bottiglie precedentemente sterilizzate. Suggeriamo di utilizzare bottiglie con tappo meccanico.

Ora è possibile consumarlo oppure conservarlo in frigo, oppure iniziare la seconda fermentazione.

Se invece non ti senti ancora pronto per la produzione, dai un’occhiata ai nostri kombucha in vendita online.

SECONDA FERMENTAZIONE DEL KOMBUCHA

Il Kombucha può essere sottoposto ad una seconda fermentazione lasciando le bottiglie sigillate a temperatura ambiente per un periodo compreso tra le 12 e le 48 ore a seconda delle temperature. In questo arco di tempo batteri e lieviti si nutriranno dello zucchero presente nelle bottiglie sigillate ermeticamente, consumando l’ossigeno e producendo anidride carbonica.
Questo renderà il kombucha frizzante.

In questa fase potremo aggiungere anche succhi, estratti, frutta a pezzi e spezie per aromatizzare ulteriormente la nostra batch.

Effettuata la seconda fermentazione a temperatura ambiente è il momento di riporre in frigo le nostre bottiglie.

LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO

È super importante ricordare che poichè la seconda fermentazione genera co2, la pressione nelle bottiglie aumenterà.

FAI QUINDI MOLTA ATTENZIONE! Potrebbero esplodere.

Per essere più sicuri ecco tre cose da fare:

usa bottiglie con chiusura meccanica che permettono di “sfiatare” la co2 quando la pressione è eccessiva
ogni giorno, almeno un paio di volte, apri la bottiglia per qualche secondo, al fine di valutare la pressione al suo interno. Se vedi molta schiuma, è giunto il momento di metterle in frigo
per sicurezza riponi sulle bottiglie un paio di stracci o una tovaglia. Nel caso dovessero esplodere eviterebbero che i pezzi di vetro schizzino chissà dove

CONSERVAZIONE DEL KOMBUCHA

È molto importante sapersi prendere cura del Kombucha anche una volta terminata la seconda fermentazione. Consigliamo caldamente a tutti di conservare le bottiglie di kombucha SEMPRE in frigorifero ad una temperatura tra 0° e 4°.

A queste temperature infatti i batteri e i lieviti presenti nel Kombucha vengono messi a riposo e sospendono i processi di fermentazione. Altrimenti – essendo il kombucha una bevanda viva – continuerebbe a trasformarsi e a mutare, perdendo il gusto piacevole e trasformandosi in una bevanda fortemente acetic
a. Fonte:fervere.it



Lo ripetiamo: Conservate SEMPRE le bottiglie di Kombucha in frigorifero ad una temperatura tra 0° e 4°.

fonte: fervere.it



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